L’inserimento di un lavoratore svantaggiato in una cooperativa sociale genera un risparmio medio, per la Pubblica Amministrazione (PA), pari a 1.905 euro l’anno. L’80% delle cooperative sociali interagisce con la PA in termini di vera e propria co-progettazione di interventi sociali: il 51% partecipa alla ricerca e pianificazione di interventi per risolvere i problemi sociali del proprio territorio e il 27% alla definizione di politiche territoriali. Nelle cooperative sociali prevale nettamente la stabilità occupazionale: l’85% dei lavoratori censiti ha un contratto a tempo indeterminato; il 79% è donna. Nel caso delle cooperative che si occupano di inserimento lavorativo di persone svantaggiate (le cooperative sociali cosiddette di “tipo B”), risulta che il 75% delle stesse è rimasto impiegato in cooperativa e ancora lo è dopo la conclusione del percorso di inserimento.

Sono alcuni dei risultati dello studio condotto da Euricse (ente di ricerca europeo con sede a Trento, presieduto da Carlo Borzaga), su: “L’impatto economico e sociale della cooperazione sociale: i risultati della sperimentazione condotta in Fvg”, promossa da Confcooperative Federsolidarietà Fvg e da Legacoopsociali Fvg, con il sostegno della Federazione delle Bcc del Fvg e presentata a Udine. La ricerca ha interessato 56 cooperative sociali della regione (di “tipo A” e di “tipo B”) e 8.237 lavoratori.

I beneficiari delle cooperative che erogano servizi sociali sono 46.651 utenti diretti, di cui 17.000 serviti presso strutture pubbliche. La tipologia di svantaggio è rappresentato da problemi di salute mentale, nel 36% dei casi; di disabilità psico-fisica, nel 20% dei casi; nel 17% dei casi, da dipendenze. Risultano essere, infine, 542.000 gli euro investiti dalle cooperative sociali, in un anno, nella riqualificazione di strutture edilizie di proprietà della PA.

Le cooperative sociali del Fvg, nel loro complesso, producono un fatturato di quasi 307 milioni di euro e dispongono di un patrimonio netto di oltre 39 milioni di euro.