Il tango delle capinere conquista Udine

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Successo per lo spettacolo di Emma Dante: 60 minuti di danze sfrenate e pause di ricordi e nostalgie

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(ph. Rosellina Garbo)

UDINE – Emma Dante torna e riscuote successo a Udine al Teatro Palamostre – stagione Contatto Teatro Stabile di Innovazione FVG – con lo spettacolo “Il tango delle capinere” nella doppia veste di drammaturga e regista.

Sul palco, bravi e resistenti alla fatica di 60 minuti di danze sfrenate e pause di ricordi e nostalgie, Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco.

Due vite a ritroso i cui tempi sono scanditi da musiche e canzoni che tutti nel pubblico conoscono e seguono battendo il tempo al ritmo cardiaco dell’intensità del proprio ricordo.

Una copia assai âgée, tremebonda ma lucida, ricorda, minando con disperata nostalgia, per quanto possibile, la passione.

Ne rimangono solo brandelli minuscoli come i coriandoli che scoppiano e vorticano di finta allegria sul palco. Gli abiti eccessivi e colorati vestono e svestono i protagonisti in un ritmo da acceleratore pigiato, mentre si srotolano a ritroso le loro vite: Mina canta “e se domani io non potessi rivedere te”, Tenco la sua “Lontano lontano”.

Corrono gli anni, rotolano e rimbalzano e l’energia di movimento sul palco non si ferma mostrando la fatica suggerita e recitata. Dalla promessa di amore eterno fino alla luna, da adolescenti in spiaggia, alla maternità contrastata, desiderata e vissuta come un gioco, al ritmo di cha-cha-cha, mambo, twist e ballo del mattone di Rita Pavone.

Non solo feste ma anche il quotidiano fatto di lista della spesa che pare un pizzino, di dialoghi in palermitano, di De Gregori che canta il Natale.

Un carillon per sognare e un paio di scarpe da tango per ballare una milonga di Piazzolla e volteggiare sulle parole di “Il tango delle capinere”.

Tutto evoca e riporta dal passato remoto a quello prossimo, al presente della scena. Un viaggio nel tempo e nelle epoche.

Minuti iniziali di tenerezza per una vecchiaia in cerca di dignità crudelmente volta in sberleffi che suscitano risate rumorose di alcuni in platea. Ma lo sbeffeggio ripetuto non alleggerisce la realtà non facile di esistenze al capolinea, che esigono e meritano rispetto.

La vita è: incontrarsi, innamorarsi, contrastarsi, gioire, opporsi, godersela e poi lentamente scivolare verso una tenerezza di amore protettivo, mentre i vestiti logori, e quanto attorno, mantengono l’odore di un passato stantio ma evocativo. Fino all’abbraccio finale.

Un testo e un allestimento diretto nella sua semplicità come di fatto può essere la vita: riassumibile in 60 minuti perché i sentimenti e i passaggi cardine e condivisibili non sono poi tanti se la visione è dall’alto, diverso sarebbe lo sguardo dal basso nel dettaglio.

Prossimo appuntamento a Udine al Teatro Palamostre il 3 aprile con il ritorno di Carrozzeria Orfeo per lo spettacolo “Salveremo il mondo prima dell’alba”.

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