Trieste, clinica urologica tra le più avanzate in Italia

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redazione

29 Maggio 2019
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Presentato il videolaparoscopio 3D

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È stato presentato oggi, nella sede della Clinica Urologica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste presso l’Ospedale di Cattinara, il nuovo videolaparoscopio IMAGE1 SPIESTM 3D, uno strumento all’avanguardia per gli interventi laparoscopici, in grado di fornire immagini bidimensionali (2D) e tridimensionali (3D) a colori, in altissima risoluzione (Full-HD) e fedeli alla realtà. La strumentazione è stata acquistata dal Dipartimento Clinico di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università degli Studi di Trieste grazie al contributo della Fondazione CRTrieste.

La nuova strumentazione consentirà di rendere più precisi e veloci i complessi gesti del chirurgo durante una laparoscopia, minimizzando così ulteriormente l’invasività dell’operazione per il paziente; migliorare e accelerare l’apprendimento degli specializzandi della Scuola di Specializzazione in Urologia; adiuvare la diagnosi precoce dei tumori alla vescica, altrimenti molto difficilmente individuabili, grazie alle molteplici possibilità di visualizzazione offerte dallo strumento.

Gli interventi endoscopici, ovvero quelli che avvengono senza la necessità di aprire il paziente (la cosiddetta “chirurgia senza bisturi”) ma tramite l’introduzione negli orifizi naturali o nella parete addominale di un sistema di rilevazione video, connesso a uno schermo che consente al medico di visualizzare la situazione e procedere all’operazione, si sono affermati nel corso degli anni perché meno invasivi per il paziente, perché prevedono perdite ematiche molto più contenute, limitano la formazione di aderenze post operatorie e il rischio di complicanze, riducono i tempi di degenza ospedaliera e infine consentono un migliore risultato estetico.

Per poter eseguire questo tipo di interventi la qualità e l’affidabilità delle immagini è fondamentale. Risulta determinante, inoltre, la percezione della profondità all’interno del corpo umano: la mancanza o la scarsa percezione della terza dimensione è infatti la difficoltà principale che i chirurghi devono affrontare in questo tipo di chirurgia mini-invasiva.

Per questo motivo la profondità di campo offerta dalla visione tridimensionale consentita dal nuovo sistema videolaparoscopico permette
al chirurgo di operare con una straordinaria coordinazione mano-occhio, garantendo inoltre massima precisione durante movimenti complessi come annodamento e suture. La tecnologia 3D rende dunque più sicure ed efficaci anche operazioni delicate che richiedono affidabilità, come quelle di chirurgia urologica nei pazienti affetti da cancro del rene e della prostata (due tumori estremamente frequenti nell’uomo e del tutto guaribili se operati in tempo).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nuovo videolaparoscopio IMAGE1 SPIESTM 3D aiuterà dunque i chirurghi già esperti, che grazie alla “terza dimensione” avranno una migliore percezione della situazione e dei movimenti e potranno quindi effettuarli con migliore accuratezza e con una durata della procedura ridotta del 15%, a ulteriore vantaggio del paziente. Inoltre, per i chirurghi in fase di formazione, il 3D facilita l’apprendimento rendendo più semplici dei gesti tecnici in realtà molto complessi. Questa tecnologia è pertanto molto importante nella didattica della Scuola di Specializzazione in Urologia: gli specializzandi impareranno prima e meglio. Studi hanno dimostrato infatti che dopo esserci esercitati in compiti laparoscopici in 3D, i tirocinanti miglioravano i loro compiti anche nelle esercitazioni fatte successivamente con sistemi 2D.

Inoltre, il nuovo strumento consentirà anche un significativo passo in avanti nella diagnosi e nella terapia dei tumori della vescica, che non sempre sono facilmente individuabili. La diagnosi attraverso la cistoscopia è infatti precisa e affidabile nella gran parte dei casi se la neoformazione è esofitica, mentre la rilevazione è più complessa in caso di lesioni piatte (CIS). Grazie all’innovativo videolaparoscopio 3D e alle molteplici possibilità di visualizzazione dell’immagine endoscopica mediante transizione cromatica si possono meglio enfatizzare i dettagli anatomici ed evidenziare l’architettura vascolare dei tessuti: in questo modo diventa possibile la diagnosi precoce di carcinomi in situ della parete vescicale altrimenti non identificabili.

Nell’occasione è stata consegnata a tutti gli intervenuti una pubblicazione sull’attività della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’ Università degli studi di Trieste che dal 1978 ha specializzato 111 urologi (tra cui numerosi Primari, 3 Professori Ordinari e 1 Professore Associato).

Alla presentazione hanno preso parte Tiziana Benussi, presidente della Fondazione CRTrieste; Adele Maggiore, vicecommissario straordinario e direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste; Roberto di Lenarda, rettore eletto dell’Università degli Studi di Trieste; Nicolò de Manzini, direttore del Dipartimento ad Attività Integrata (DAI) di Chirurgia e della Struttura Complessa (UCO) di Clinica Chirurgica; Carlo Trombetta, direttore della Clinica Urologica e Giovanni Liguori, dirigente della Clinica Urologica.

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