Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago

imagazine francesca ghezzani

Francesca Ghezzani

1 Ottobre 2020
Reading Time: 3 minutes
Condividi

L’esordio letterario di Anita

Condividi

Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago è l’esordio letterario dell’autrice genovese Anita, pubblicato con l’Editore Gruppo Albatros Il Filo.

Potremmo usare tre aggettivi per descrivere questa opera prima: profonda, ricca di pathos e catartica.

Le pagine di Anita sono intrise di passione, tenerezza, gioia nonostante con coraggio la scrittrice affronti e attraversi a gamba tesa il dolore e la perdita raccontando la storia di Anita e Agostino, una giovane donna e un giovane uomo uniti da un destino che li dividerà, forse invidioso di un sentimento così travolgente e peccaminoso da scatenare contro di loro una morte prematura.

Per prima cosa, Anita, perché la scelta di utilizzare uno pseudonimo al posto del tuo vero nome?

“Mi terrorizzava l’idea di espormi, di essere giudicata. Lo pseudonimo mi ha permesso di affrontare questa esperienza con più serenità, è stato fondamentale”.

Che cosa rappresenta per te la scrittura? Potresti ormai farne a meno?

“È l’unico modo che mi permette di affrontare gli avvenimenti che accadono nella mia vita o quello che succede intorno a me, ho sempre usato questo strumento per poter analizzare me stessa o, per lo meno, provo a farlo, posso plasmare fantasia e realtà a mio piacimento, cambiare il percorso delle cose, realizzare sogni e vivere vite diverse ogni volta che voglio. Non potrei mai rinunciare alla scrittura, mi sentirei sola e disarmata”.

Parliamo invece del titolo, che ho scoperto incuriosire molto sia potenziali lettori sia addetti ai lavori. La scelta è stata tua o della casa editrice? Anticipa in qualche modo la storia che racconti?

“La scelta è stata esclusivamente mia, la casa editrice lo ha accettato senza problemi. Il titolo nasce da una frase estratta dal romanzo, racchiude tutti i sentimenti che troviamo all’interno della storia e descrive l’amore dei due protagonisti, una frase semplice, che ci permette di sognare a occhi aperti”.

Ho letto in un’altra tua intervista che hai pianto durante la stesura, perché? Cosa ti ha dato questo libro e cosa hai provato quando hai scritto la parola fine?

“Esprimo ogni emozione forte con il pianto, che sia gioia, dolore o rabbia, una caratteristica considerata da molti infantile e assai fastidiosa, oserei dire intollerabile, per me invece fondamentale fisiologicamente per esteriorizzare quello che sento, così ho fatto durante la stesura del libro, ho davvero cercato di provare a capire cosa stesse succedendo ad Anita e Agostino, arrivando al punto di piangere per l’intensità dei pensieri e delle parole che mi ritrovavo a scrivere. Questo libro mi ha dato tutto, amo follemente il mio romanzo, mi ha regalato emozioni straordinarie. Ho dimostrato a me stessa di essere riuscita a fare tutto questo da sola. Mi sono sentita così orgogliosa. Nel momento esatto in cui ho finito di scrivere l’ultima parola, sono stata pervasa da due emozioni contrastanti, la prima di leggerezza e sollievo, la seconda di smarrimento e malinconia per aver detto addio ad Anita e Agostino. Quando finisce una storia d’amore si è sempre un po' tristi”.

Nella veste di lettrice ricerchi, analogamente, una sorta di catarsi?

“Non sempre, ci sono periodi dove siamo predisposti ad affrontare i nostri conflitti interiori o i nostri traumi, altri periodi invece vogliamo metterci a riparo e sospendere tutto quello che ci crea dolore, in base a questo scelgo se voglio rifugiarmi in un libro o voglio essere aiutata da un libro”.

Infine, ci sono già in cantiere altre storie e, se sì, rifarai la stessa scelta di ricorrere a uno pseudonimo anche per il prossimo libro?

“Sì, ho iniziato a scrivere una nuova storia, sono entusiasta e molto motivata per questo nuovo progetto, ma devo essere molto sincera: non lo so ancora, sono legata emotivamente ad Anita, è stata la spinta da dove è partito tutto. Non sono certa di essere pronta a lasciarla andare, però bisogna impegnarsi e migliorarsi, affrontando quello che più ci spaventa, potrebbe essere un passo importante per la mia crescita decidere di pubblicare il prossimo libro con il mio nome. Vedremo come si svolgeranno le cose”.

Visited 12 times, 1 visit(s) today