Questione di naso

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Margherita Reguitti

2 Novembre 2023
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È uno dei maestri profumieri più apprezzati nel mondo. Ha lavorato per grandi marchi internazionali, ma in Friuli ha lanciato la sua azienda. “Profumare dolcemente significa vivere bene”

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L’arte della profumeria nel mondo è rappresentata da un’élite ristretta di “nasi”, meno di cento veri maestri profumieri, dotati di sensibilità e memoria olfattiva, di eleganza e sapienza scientifica ed esperti nella composizione artistica di oli essenziali che sono le gotiche guglie di un’architettura senza materia che sprigiona la potenza nel definire una persona, un luogo ma anche un’emozione, uno stato d’animo: un modo di essere e di vivere.

Fra le tante gemme nascoste del Friuli, a Gradiscutta di Varmo, piccolo e grazioso paese prossimo al Veneto, dove Sergio Maldini ambientò il suo romanzo “La casa a nord-est” mentre Ippolito Nievo scelse “Il Varmo” quale titolo di una delle sue novelle migliori, vive e lavora uno dei rarissimi “maestri profumieri” più apprezzati e noti in Italia e all’estero: Lorenzo Dante Ferro.

Suaviter olere est bene vivere” (profumare dolcemente significa vivere bene, ndr) è il suo motto che riassume una filosofia, un’origine e una visione dell’attività che ha fatto nascere nel 1982 in Italia assieme al fratello Luciano e alla moglie Cindy, incontrata e scelta a Manhattan durante il suo “periodo” americano come creative perfumer per importanti marchi. Dopo gli studi in chimica in Svizzera e nelle tecniche di composizione a Grasse, città francese del profumo per antonomasia, dai primi anni ’70, ha ricoperto ruoli di maître (maestro, ndr) e chef parfumeur (capo profumiere, ndr) in aziende inglesi, americane e parigine, decidendo poi il ritorno nel Belpaese.

Chi non ha odore non è percepito, non esiste: è questo il dramma di Jean-Baptiste Grenouille, protagonista del romanzo uscito nel 1985 “Il profumo” di Patrick Süskind. Dotato di un olfatto sovrumano il protagonista è privo non solo di odore ma anche della facoltà di provare sentimenti.

Al maestro Ferro abbiamo chiesto di essere il nostro Dante in questo mondo etereo, antico e onnipresente. Di fornirci gli strumenti per comprendere e capire il senso di “avere naso” nella sua affascinante magia.

«L’elemento chiave della nostra esistenza – ci spiega – è l’orientamento olfattivo. Un neonato sente l’odore della madre che rappresenta protezione e sicurezza, quello del latte rimanda all’alimentazione. Sono gli aromi della vita, del calore del corpo, dell’intimità e dell’appartenenza. Tramite il naso incontriamo e decidiamo tante cose, a livello cosciente e subcosciente. La simpatia, l’amore, l’attrazione così come la repulsione e il rifiuto passano attraverso le narici: si dice chimica, questione di pelle».

Ecco perché “avere naso” significa sapersi orientare, trovare, scegliere…

«Proprio così. Anche l’alimentazione è questione di olfatto, noi mangiamo con il naso, è lui a darci le prime emozioni, prima che il cibo arrivi alle papille gustative in bocca. La fragranza di una pietanza ci influenza prima del palato. “Dimmi come mangi, e non cosa, e ti dirò chi sei”. Olfatto e cibo, ma anche vini e bevande in genere sono strettamente legati. Gli aromi sono in alcuni casi la spinta della nostra vita: quanti di noi hanno bisogno della fragranza del caffè del mattino per poter partire nella giornata?»

È azzardato dire che l’olfatto è il senso più sincero, quello che non può essere contraffatto?

«Non mente, è diretto fino al cervello, vero in quanto immediato, trattandosi di una percezione chimica non mediata dalla razionalità. Il problema è che non dispone di un suo linguaggio. Per descriverlo dobbiamo utilizzare parole “altre”. Si parla dunque di profumi dolci alla vaniglia, ma lei ha mai provato ad assaggiarla? Ha un gusto amaro. O di note di erba verde, di bacche rosse, ancora per i vini la fantasia non ha confini. Ma sono sempre “richiami”: anche nel nostro mestiere per descrivere le creazioni utilizziamo parole del mondo della natura, dell’arte e della musica per evocare le suggestioni e le emozioni che scaturiscono dalle note olfattive (ecco il riferimento musicale) che si sprigionano da una bottiglietta o ampolla».

Da dove deriva il motto latino dell’azienda?

«L’abbiamo coniato con l’aiuto di un latinista in segno di rispetto per l’elemento culturale e le tradizioni italiane. Implica il valore, la ricerca di un benessere che è il fine ultimo della vita, miscela indovinata di passione artistica, sapienza scientifica e contemporaneità artigianale. Il tutto con un’anima di verità che deve arrivare come messaggio nell’aria quando si libera un profumo d’ambiente o se ne indossa uno che sulla pelle della persona diventa unico, inimitabile, caratterizzante».

Cosa ci racconta di una persona un aroma?

«Un profumo racconta molto di chi lo sceglie e del suo coraggio di distinguersi, della sua personalità. È l’individuo che dà il carattere al profumo, non viceversa. Non è una divisa, è un abito sartoriale e un pronunciamento di sé. Un esempio per tutti? La classe della famosa risposta di Marilyn Monroe a chi le chiedeva quale mise preferisse fra le lenzuola: “Due gocce di Chanel n. 5”. Suggerisce e sottintende tutto: erotismo, eleganza, femminilità, essere diversa, unica. Da oltre 102 anni un mito».

Non solo estetica, dunque?

«Non è solo estetica olfattiva ma spirituale, con proprietà benefiche per la nostra cura quotidiana. Nel 1985 fummo fra i primi e più copiati a creare e produrre il nostro concetto originale di profumi d’ambiente aromaterapeutici, con oli essenziali che oltre ad arredare, hanno anche delle proprietà antibatteriche».

Ma dove è realmente nata l’arte di profumare?

«Tutti pensano che l’arte della profumeria sia francese, nulla di più sbagliato. Nel ’500 fu Caterina de Medici che, andando in sposa al re di Francia, portò a Parigi René le Florentin, maestro profumiere destinato a conquistare la corte e dunque il mondo che contava allora. Sempre nel XVI secolo il testo “Opera nova piacevole di profumi” dell’udinese Eustacchio Celebrino fu fondamentale in Occidente. Personaggio al quale è dedicata una delle nostre collezioni».

Maestro, in lei convivono raffinata ironia e colta arguzia, come si presenterebbe a chi non la conosce?

«Come una persona che non si prende troppo su serio ma ama fare le cose seriamente. Un parmigiano-veneziano. Un uomo che ammira la saggezza. E chiudo con un aneddoto che mi è caro. Ero in campagna con il mio cane e ho incontrato il signor Dario, un mito per me. Sentendo suonare le campane a morto gli chiesi:  “Chi è morto?”. Straordinaria la sua risposta. “Non so, ma ti posso dire questo: la lista è pronta, ma poi ci sono sempre delle sorprese”. Questa per me è filosofia e saggezza istintiva, che non teme confronto con alcuna accademia».

 

Di origini veneziane e parmigiane, Lorenzo Dante Ferro fonda nel 1982 l’azienda artigianale artistica che porta il suo nome nelle Terre di Mezzo friulane: attualmente il suo studio creativo ha sede a Gradiscutta di Varmo, mentre i laboratori di produzione sono a Camino al Tagliamento. Oltre a ideare le linee “Profumi d’Autore” e “Profumi d’Ambiente”, dedica le sue creazioni a un portfolio di clienti cosmopoliti. Tramite i suoi interventi come relatore, testimonia a livello internazionale il ruolo di maestro profumiere e la creatività italiana.

 

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