Paolo Ceppellotti, la leggerezza della pittura

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Si avvicinò all’arte spinto dal desiderio di realizzare un ritratto a olio della sua nipotina. Da allora non si è più fermato, aprendosi anche al mondo della scultura. Realizzando opere per promuovere il dono del sangue

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Paolo Ceppellotti nel suo studio (ph. Claudio Pizzin)

Paolo Ceppellotti nel suo studio (ph. Claudio Pizzin)

RUDA – Della sua Saciletto ama cogliere il fascino di scorci che i più nella quotidianità non riescono a cogliere. Ma Paolo Ceppellotti ama la natura che circonda l’intera Bassa friulana.

Un territorio in cui vive da 43 anni e che ama raccontare anche attraverso le sue opere.

Paolo Ceppellotti, quando si è avvicinato all’arte?

«Istintivamente, in varie fasi della mia vita mi sono ritrovato a disegnare a matita ritratti, nature morte, scorci, dettagli che mi affascinavano per qualche motivo».

Ha mosso i primi passi nell’atelier artistico di Lucio Comar: cosa ha significato per lei quell’esperienza?

«Lucio è stato un mio compagno di scuola e ho sempre ammirato le sue qualità artistiche, già notevoli a quell’epoca. L’ho rincontrato molti anni dopo, con la nascita della mia prima nipote per la quale desideravo tanto imparare a fare un ritratto a olio. Mi ha sicuramente stimolato a continuare una ricerca personale e per questo gli sono grato».

Dipinge prettamente olio su tela, ma anche acrilico: cos’è per lei la pittura?

«Un’azione che nasce istintivamente per esprimere un mio stato d’animo, cogliere un momento della mia giornata. E mi fa sentire bene».

Tra quelle realizzate qual è l’opera pittorica a cui è più legato?

«Un notturno di Aiello dall’atmosfera malinconica: un muro di sassi, un cancello coperto dall’edera, un lampione dalla luce fioca e sullo sfondo alcuni dettagli di una villa del ’700».

Nei suoi quadri il paesaggio ricopre un ruolo fondamentale: come mai?

«I miei paesaggi parlano chiaro: non devono essere interpretati per capirne il significato. Mi piace portare sulla tela i colori, le impressioni e le emozioni che la natura lascia in me in quel determinato momento e stagione dell’anno».

A proposito di paesaggi, nella “sua” bassa friulana quali sono quelli a suo avviso più affascinanti?

«Il territorio in cui vivo da 43 anni è sicuramente fonte di grande ispirazione, con la sua rigogliosa natura, le sue ville antiche, i mulini e le rogge trasparenti…»

Paesaggio naturale dipinto da Paolo Ceppellotti
Paesaggio naturale dipinto da Paolo Ceppellotti

Non solo pittura: Paolo Ceppellotti ha sperimentato con risultati pregevoli anche la scultura. Come ha scoperto questo campo artistico?

«Ho sempre avuto curiosità e passione e, di conseguenza, una buona manualità nel lavorare i metalli realizzando, nel mio laboratorio, strumenti funzionali da utilizzare nella quotidianità. A un certo punto ho iniziato a lavorarli per evidenziare il loro fascino formale e simbolico, attraverso le mie sculture appunto, visibili in Italia e all’estero».

A proposito di scultura, nel 2018 ha realizzato il monumento dedicato ai Donatori di Sangue nella piazza di Ruda. Cos’ha significato per lei questa realizzazione?

«Come ex donatore è stata una grande soddisfazione poter realizzare quell’opera anche perché l’Associazione Donatori di Sangue non aveva ancora un suo simbolo e si è sentita rappresentata dalla scultura che ho realizzato, che celebra l’infinita generosità del dono. Ho avuto modo di lavorare ancora attorno al concetto del dono di sangue nel 2023, realizzando un secondo monumento ai Donatori di sangue commissionatomi dall’associazione dei donatori i Villa Vicentina».

Quali messaggi desidera trasmettere attraverso le sue opere?

«L’armonia e la bellezza della natura sono una cura per l’anima, perché ci si sente parte di qualcosa di meraviglioso e grande a osservarla con più attenzione: rallentiamo e frequentiamola spesso».

Su quali opere sta lavorando attualmente?

«Sto lavorando a un’opera su commissione che raffigura il fiume Ausa nella zona del Mesol. È una tela molto più grande di quelle su cui normalmente lavoro. E poi continuo a lavorare sugli scorci del paese in cui vivo: Saciletto».

Qual è l’opera che non ha ancora realizzato ma che prima o poi diventerà realtà?

«Non ho un’opera precisa in mente, è più una ricerca che continua in alcune direzioni. Nella scultura mi piacerebbe provare a far dialogare materiali naturali diversi tra loro e nella pittura vorrei concentrarmi sul ricreare quella luce speciale che solo alcuni miei dipinti hanno. Infine mi piacerebbe conquistare la leggerezza pittorica del primo acquerello di mia nipote Sveva quando aveva 12 anni: davvero sorprendente».

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