Consegnati i premi “Friul-Etica”

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redazione

15 Febbraio 2016
Reading Time: 9 minutes

A cura dell’Associazione Euretica

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Don Tarcisio Bordignon, il “parroco degli ultimi”, Giada Rossi, atleta paralimpica di tennis tavolo, Pina Raso, presidente Università LiberEtà di Udine e, alla memoria, Sebastiano Marzona, sono le quattro personalità che hanno ricevuto i premi Friul-Etica 2015 a cura dell’Associazione Euretica in collaborazione con Comitato Friul Tomorrow 2018, Fondazione Crup, Unione nazionale consumatori di Udine e Siram Spa.

Hanno consegnato i premi: Enrico Pizza, Assessore alla Mobilità e all’Ambiente del Comune di Udine, Marco Maria Tosolini, componente CDA Fondazione Crup, Flavio Pressacco e Daniele Damele dell’associazione Euretica e la dirigente scolastica dell’Istituto Stringher Anna Maria Zilli, presenti anche Valentino Pizzone, Milica Vasic, Alessandro Scarbolo e molte altre persone che hanno plaudito ai quattro premiati.

 

Ecco le motivazioni:

PINA RASO

Pina Raso ha un’infinita esperienza a livello europeo e una grande rete di conoscenze. Oltre ad un curriculum chilometrico.

È presidente dell’Università delle LiberEtà del Fvg, ed è stata eletta Ambasciatrice dell’educazione degli adulti dall’Agenzia Nazionale Erasmus Plus, il programma dell’Unione Europea per l’istruzione e la formazione.

Che la sua figura fosse scelta tra le tante candidate per ricoprire questo ruolo non poteva essere una sorpresa per chi la conosce. Insieme alla presidente e fondatrice dell’Università delle LiberEtà, ente ormai diventato punto di riferimento non solo per Udine ma anche a livello europeo, ci saranno per l’Italia un’altra decina di ambasciatori, il cui compito sarà quello di fungere da moltiplicatori delle iniziative e dei progetti legati alla formazione degli adulti in tutto il territorio nazionale. Non è escluso però che poi la disseminazione degli eventi si allarghi a livello internazionale, visto che l’Erasmus Plus è un programma dell’Unione Europea e la ricerca di questi ambasciatori è strettamente legata al lancio della piattaforma elettronica “Epale”, una community online multilingue -fortemente voluta dalla commissione europea- per i professionisti del settore dell’apprendimento degli adulti.

La piattaforma è il principale punto di riferimento per chi si occupa di formazione degli adulti in Europa e questo porta l’Università delle LiberEtà a ricoprire un ruolo ancora più centrale a livello nazionale e internazionale in questo settore.

Udine, ancora una volta, è così, grazie all’ente presieduto da Raso, al centro di iniziative riguardanti la formazione permanente. Progetti non solo dal respiro nazionale, ma anche europeo.

Da Udine all’Europa, il ponte per la formazione permanente passa ancora una volta attraverso l’Università delle LiberEtà di Pina Raso, un fiore etico all’occhiello del Friuli.

 

GIADA ROSSI

Giada Rossi è una ragazza che a 21 anni ha già dimostrato una forza di volontà straordinaria. Dote che lei stessa tiene a definire «tipicamente friulana». La storia di Giada è davvero irresistibile. Un inno all’ottimismo, alla voglia di vivere. Una rivincita sul destino. Una lezione di coraggio. L’atleta paralimpica di Zoppola, nata a San Vito al Tagliamento il 24 agosto 1994. era una giovanissima promessa della pallavolo quando il 2 agosto 2008, a pochi giorni dal quattordicesimo compleanno, tuffandosi nella piscina di casa subì una lesione vertebrale, che l’ha immobilizzata dal busto in giù. Dopo un lunghissimo percorso di riabilitazione al Gervasutta è riuscita a diplomarsi al liceo di Pordenone, con 100 centesimi, nel luglio del 2013 e si è iscritta all’università.

Ma soprattutto, spezzato il sogno della pallavolo, Giada ha saputo trovare proprio nello sport la fonte primaria per alimentare la sua forza di volontà. Ha cominciato a praticare il tennis tavolo e quel talento atletico affiorato sotto rete ai tempi del volley è tornato a risplendere grazie alla racchetta. Gareggiando per la Polisportiva San Giorgio, è diventata un’autentica stella del tennis tavolo paralimpico, un’atleta di punta della nazionale.

Dopo i successi del 2015 (un oro e un argento agli Europei under 21 e un bottino analogo al Belgium open in autunno) ora c’è il sogno a cinque cerchi, le Paralimpiadi di Rio, a settembre 2016. Giada sostiene d’essere orgogliosa di essere nata e cresciuta in questa terra e di sentirsi profondamente legata alle sue radici. Nel suo carattere c’è tanto della gente friulana: la forza di volontà, la caparbietà, la consapevolezza dell’importanza che rivestono lavoro e impegno quotidiano l’etica. Ma anche e soprattutto la voglia di vivere.

Quella voglia di vivere che le ha fatto superare tante difficoltà e che le permette di guardare con fiducia al futuro. A Rio sarà la portabandiera del Friuli.

 

SEBASTIANO MARZONA (alla memoria)

Il Friuli nel 2015 ha perso un altro personaggio importante: Sebastiano Marzona di 93 anni. Lucido e attivo fino all’ultimo, si sentiva, però, vicino al termine della vita, visto che da alcuni giorni sembrava avvertire che qualcosa non andasse, tanto da fargli dire al nipote, Umberto: «Non so se riuscirò a festeggiare il mio prossimo compleanno». Sebastiano Marzona, nato a Verzegnis nel 1921, ha lasciato profonde tracce non soltanto nel mondo dell’economia friulana, ma anche in quello dello sport. Laureatosi dottore commercialista nel 1955, un po’ in ritardo a causa delle vicissitudine della guerra, è entrato subito come socio nello studio professionale aperto da suo fratello Oviedo, nel quale lavorava già da alcuni anni. È stato sempre protagonista nella sua professione che ha praticato pienamente fino a oltre 80 anni e per la quale ha continuato a rivestire ruoli importanti di sindaco, in alcune società, fino a circa cinque anni fa.

Nel 2004 aveva subito il dolore di perdere la moglie Maria Teresa. Ma dalla maggior parte della gente è stato conosciuto specialmente per il suo costante e appassionato impegno sportivo. Revisore del conti dell’Udinese Calcio nell’era Bruseschi, è stato presidente del collegio sindacale della società bianconera nei primi anni della gestione Pozzo. Però il suo nome è stato legato soprattutto alle vicende dell’Associazione Pallacanestro Udinese di cui è stato consigliere dal 1960 e presidente dal 1962 al 1968 accompagnando il passaggio dapprima alla sponsorizzazione Snaidero e poi al cambio che ha dato la proprietà al gruppo di Majano.

Ed è stato presente anche quando la società arancione ha deciso di ritirarsi gradualmente dal mondo del basket accompagnandone le vicende, dal 1979 al 1983, dapprima come consigliere reggente e poi di nuovo come presidente, inizialmente con la sponsorizzazione Mobiam e poi con quella Tropic. Della Pallacanestro Udinese è poi diventato presidente onorario e, sempre per la sua attività, è stato insignito della Stella al merito sportivo del Coni nel 1986.

Molto generoso e sensibile, spesso senza metterlo in mostra, istintivo, combattivo e sanguigno, è stato anche sportivo attivo. A 87 anni ha vinto la sua ultima gara di sci nella categoria master, ma nella vita ha praticato anche il calcio, la pallacanestro, la caccia e la pesca subacquea. Ed eccelleva anche nei giochi tradizionali di briscola, tressette, terziglio e morra del cui Circolo era stato uno dei soci fondatori. Amante della Carnia e del suo paese natale, tornava spesso nella casa di Verzegnis e ha partecipato, come giurato, alle attribuzioni dei “Gnaus d’aur”, un premio dedicato a chi da quel paese della Carnia è andato nel mondo ottenendo grandi successi.

Le star della pallacanestro del passato, commercialisti e imprenditori: in almeno duecento hanno dato l’ultimo saluto a Sebastiano Marzona “l’uomo che faceva della fierezza e dell’etica le sue caratteristiche principali”, era un galantuomo, un uomo straordinario», la bandiera del basket friulano.

Era un uomo di sport, ma anche un grande maestro di vita che cercava di non mostrare tutte queste sue qualità.

Flavio Pressacco era allenatore ai tempi della seconda presidenza di Marzona, dal 1979 al 1983. «Con la sua scomparsa ci sentiamo più soli – ha detto Pressacco – perché Marzona ha fatto parte di uno sport che ora non esiste più. Era onesto, etico e diretto con le persone. Portava dentro di sé la fierezza e l’orgoglio friulano e carnico». Tantissimi i ricordi. «Era fiero della sua laurea in economia e commercio conseguito nel dopoguerra – ha continuato Pressacco –; era fiero dei suoi esami portati avanti durante il conflitto mondiale; era fiero della sua professione di commercialista; era fiero delle sue doti di sciatore, grazie alle quali a 87 anni aveva vinto la sua ultima gara nella categoria master; era fiero dei suoi allenatori e giocatori di basket che trattava come suoi figli; ed era fiero anche delle sue cariche come presidente onorario».

A Sebastiano va un grazie per quanto ha fatto per il basket udinese e a lui accomuniamo Giulio Melilla, che per nove anni è stato capitano della squadra presieduta da Marzona, un altro galantuomo che voleva bene allo sport e che ci ha lasciato pochi giorni fa. I nomi di Marzona e Melilla resteranno per sempre legati agli anni gloriosi del basket udinese. Se ne sono andate due bandiere, uomini che hanno legato la loro passione a una città.

Ha ritirato il premio, su delega della famiglia, l’amico di famiglia e stretto collaboratore nel settore della pallacanestro, Nicola Larocca, componente del Consiglio Direttivo e accompagnatore della prima squadra dell’APU in alcuni anni della Presidenza di Sebastiano Marzona 1979-80 e 1980-81.

 

DON TARCISIO BORDIGNON

Don Tarcisio Bordignon arrivò a Baldasseria all’età di 33 anni per rimanere nella canonica di San Pio X sino a pochi mesi fa è da tutti definito e conosciuto come il “parroco degli ultimi”. È stato parroco di Baldasseria dal 1966 al 2014. Sono stati 48 anni in cui il prelato palmarino ha visto cambiare la città e il quartiere, ha dato vita al centro umanitario “Pellegrini per la vita”, alla cooperativa di traslochi “Cif e Zaf” e alla prima comunità neocatecumenale di Udine.

Parroco anticonformista e lontano dagli schemi classici della dottrina cattolica, per la sua opera è stato spesso descritto come un personaggio scomodo ai vertici ecclesiastici e anche agli stessi abitanti del quartiere.

“Quando sono arrivato qui, da Tarcento, – racconta don Tarcisio – quelle di Baldasseria erano ancora vie dove si percepiva un’atmosfera rurale con la presenza di tanti contadini. Erano gli anni dell’espansione edilizia e della realizzazione delle abitazioni dei ferrovieri che con il loro Dopolavoro rappresentavano il principale centro di socialità del quartiere. Dopo il terremoto, invece, è cambiato tutto”.

Ha sempre concepito il ruolo di parroco come un servizio per gli altri, specialmente per i meno fortunati, cercando contemporaneamente di creare un polo di aggregazione che potesse mettere insieme le diverse individualità.

Così è nato il centro “Pellegrini per la vita”, ma non solo. Tra il 1968 e il 1970 ha contribuito a far sorgere la scuola materna Erminia Linda e l’asilo nido correlato.

Poi ha completato il campo sportivo di via Valente e fatto nascere il Donatello, la sezione locale dell’associazione friulana donatori di sangue e anche il centro per diversamente abili in via Piutti. Senza dimenticare la chiesa vera e propria.

Ha sempre basato la sua vita sul concetto di come un tetto sulla testa, un letto dove dormire e un piatto caldo non si debbano negare mai a nessuno. Qui tutto è cominciato con la “Casa Nogara” e i suoi sei appartamenti in cui venivano ospitate una quarantina di persone.

In seguito fu utilizzata la struttura dell’ex cappella per trasformarla in quel centro di accoglienza rimasto tale sino al 2012 quando è stato ceduto alla Caritas. Aperto a tutti, italiani e stranieri, e sempre in maniera del tutto spontanea.

Nel 1985, poi, arriva l’idea della cooperativa di traslochi “Cif & Zaf”, perché l’attività pastorale di don Tarcisio deve essere qualcosa di attivo che possa aiutare le persone sia spiritualmente sia concretamente.

La cooperativa – ancora operante – è stata voluta per dare lavoro a chi ne aveva bisogno e come emanazione di una parrocchia “viva” che si sviluppava anche nelle attività di villa Ostenda a Grado e di casa Gioiosa a Mione di Ovaro.

Nel 1971 fonda la prima comunità neocatecumenale della città di Udine. Una comunità che ha aiutato tantissime persone a risollevarsi dalla miseria morale, spirituale e materiale in cui si trovavano. Adesso ci sono cinque realtà che, di anno in anno, realizzano le catechesi per adulti e giovani.

Ci sono, infatti, tanti esempi di ragazzi e ragazze che hanno deciso di mettersi al servizio degli ultimi in un mondo sempre più individualista e che, invece, avrebbe il disperato bisogno di esperienze di vita comune.

Don Tarcisio Bordignon lancia un appello etico di grande livello affermando che “la riduzione di ogni cosa alla sfera della soggettività totale e l’indifferenza stanno uccidendo le nuove generazioni che si trovano anche a fare i conti con una vita sempre più dura e difficile”.

L’antidoto? Porsi a disposizione degli ultimi, specialmente degli anziani e degli ammalati per cercare di tenerli in contatto con le altre persone e farli sentire ancora parte di una comunità.

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