Cervignano-Trieste, odissea sui binari

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redazione

3 Febbraio 2015
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Maxi ritardo per il treno Regionale 6015

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I nostri politici ci ripetono ogni giorno che l’Italia deve tornare a correre. I cittadini, per ora, si accontenterebbero che a correre fossero i treni.

Quest’oggi, sulla tratta Cervignano – Trieste è andata in scena l’ennesima odissea che da mesi sta obbligando i viaggiatori a disagi senza fine.

Tutto inizia alle 8.05 con la partenza del Regionale 6015 (proveniente da Tarvisio Boscoverde) dalla cittadina della Bassa friulana con arrivo previsto nel capoluogo giuliano alle ore 8.40. Previsto, per l’appunto. Perché dopo pochi minuti per le decine e decine di passeggeri a bordo il raggiungimento del luogo di lavoro, di studio o altro diventa semplicemente una chimera.

A Villa Vicentina infatti il convoglio si ferma, costretto allo stop da un treno merci che – riferiscono i controllori – è bloccato sul binario per un guasto tecnico. Binari già di per sé a mezzo servizio a causa dei lavori di potenziamento sulla linea Cervignano-Ronchi che si protrarranno fino ad aprile secondo le ultime indicazioni di Trenitalia.

Il tempo passa. Dieci minuti, venti, mezz’ora. Dopo un’ora e un quarto (esatto, un’ora e un quarto!), viene alzata bandiera bianca e si decide di far tornare il convoglio a Cervignano. Sono le 9.35, ma l’odissea – nel vero senso della parola – è appena iniziata. I controllori avvisano i passeggeri di scendere dal treno giunto sul binario 1 per salire sul treno che partirà dal binario 4. Nemmeno il tempo di fare le scale e l’altoparlante comunica che il primo treno a partire per Trieste sarà quello sul binario… 1.

In un’atmosfera al limite della sopportazione, il malcapitato controllore – peraltro gentile e disponibile con i viaggiatori durante tutta la vicenda – sussurra sconsolato di aver ricevuto il contrordine non appena aperte le porte del treno. Perché in fatto di puntualità, si sa, Trenitalia non conosce avversari.

Sono ormai le 9.40 e tutti i passeggeri sono riseduti sullo stesso treno in cui un’ora e trentacinque minuti prima avevano sciaguratamente riposto la speranza di una missione impossibile: raggiungere in orario il loro luogo di lavoro, di studio o altro…E  invece sono di nuovo lì: stessa stazione, stesso treno.

Uno sguardo verso il cielo e si riparte. Sarà la volta buona? Ovviamente no. Perché se Villa Vicentina passa tra un sospiro generale, di fronte alla inespugnabile Ronchi dei Legionari nulla si può.

“Per entrare in stazione dobbiamo compilare un modulo perché siamo sul binario di testa”: a parlare è il controllore che – con dignità, pur sapendo che nessuno in quel momento vorrebbe essere al suo posto – avvisa i passeggeri della procedura necessaria. Dopo l’agonia vissuta fino a quel momento, che sarà mai attendere la compilazione del modulo: un paio di minuti e via…

Peccato che l’orologio continui – purtroppo solo lui – a correre. Il treno, invece, resta immobile. Tra gli sguardi rassegnati di pendolari che non sanno più a che santo votarsi arriva finalmente il miracolo. Lemme lemme il convoglio riparte.

C’è chi incrocia le dita, chi pensa agli appuntamenti di lavoro saltati, alle lezioni perse. Trattenendo il respiro il treno arriva finalmente a Trieste Centrale. Sono le 10.40. Termina un’odissea durata due ore e trentacinque minuti. Un calvario costato tempo e denaro che nessuno risarcirà.

Perché poi, in questa nostra Italia che dovrebbe tornare a correre, il problema è perennemente quello. Chi paga e ci rimette è sempre il cittadino.

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