Le opere di Lorenzo Furlani incantano a Ronchi

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Margherita Reguitti

7 Febbraio 2023
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Successo di pubblico per la mostra allestita a Villa Vicentini Miniussi e curata dalla figlia Sabina

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RONCHI DEI LEGIONARI – Lorenzo Furlani (1922-2012) è il suo sguardo reso eterno dai ritratti fotografici di amici come Maurizio Frullani: un sorriso solo accennato, un certo distacco dalla vita e dall’umanità protagonista della sua opera per poterle vedere e rappresentare con originalità e intensità.

Lorenzo Furlani è però anche artista di sguardi e di ritratti da sempre, dalle prime caricature degli anni Quaranta del secolo scorso, di piccolo formato, preferibilmente matite e carboncini su carta, dal tratto veloce, delicato, essenziale, ironico, scaturito da un’attenta conoscenza o osservazione del soggetto.

Fino all’ultimo lavoro a colori, prima della scomparsa: un’opera intensa, scevra d’ironia ma densa di ombre profonde e mistero che parla di complessità e contrapposizione fra luce e oscurità con protagonista ancora lo sguardo femminile incalzato o emergente dal fondo scuro, dagli occhi sereni, intensi, ricchi di vissuto.

Fino al 20 febbraio è aperta, con ingresso gratuito, nella città dove è nato, ha lavorato e vissuto tutta la sua esistenza – Ronchi dei Legionari – la mostra “Lorenzo Furlani. Viaggio negli sguardi allestita a Villa Vicentini Miniussi e curata dalla figlia Sabina.

Un’esposizione che ripercorre tutta la sua lunga e intensa attività: oltre 60 anni di pittura, coerente e riconoscibile, fondata su una dedizione all’arte amata da sempre avendo manifestato una forte vocazione fin dai tempi del diploma conseguito a Trieste all’Istituto “Volta” e perfezionata negli studi degli artisti triestini come Edgardo Sambo e Walter Falzari.

Una mostra che racconta l’uomo, il suo rapporto con gli amici e conoscenti, resi storia e simboli della sua giovinezza con caricature efficaci perché essenziali, contemporanee, per la freschezza del sorriso, ironia o intensità del viso. Ma allo stesso tempo istantanee di un passato suggerito da dettagli come il taglio di capelli, il copricapo o solo per l’emozione determinata e forte che comunicano i lineamenti. Tratti fisiognomici che paiono non esistere più oggi, o forse ci sono ma nessuno sa coglierli. Non solo figure maschili in mostra nella sezione al piano terra. Anche volti di donne, disegnate di tre quarti, dalle capigliature curate, labbra e occhi enfatizzati da trucchi che delineano una certa severità.

Al secondo piano domina il colore e si presenta la produzione di paesaggi oltre ai ritratti. Accanto a una Tina Modotti il ritratto della figlia e di altre fanciulle, delicate, colte dell’intensità del cambiamento, dall’evoluzione dalla fanciullezza all’adolescenza verso l’età adulta. Alla quale viene dedicata l’opera già citata. Ma anche paesaggi: squarci di serenità nei quali le cromie restano leggiadre, bucoliche, rappresentate senza traumi o contrapposizione. Masse di vegetazione nella quale si insinua portando ulteriore leggerezza l’acqua: ruscelli, fiumi che suggeriscono un viaggio.

La mostra è l’omaggio della famiglia, della figlia e della moglie Aida Padoani ma non solo, a un protagonista di un lungo cammino dal territorio isontino al contesto nazionale e internazionale, una testimonianza del suo lavoro connotato da determinazione garbata e dominio del mezzo espressivo, da protagonista del suo tempo che parla al presente.

 

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