10 anni di iMagazine

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redazione

19 Gennaio 2016
Reading Time: 5 minutes

Andrea Zuttion

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In occasione del decennale della sua fondazione, iMagazine pubblicherà nel corso del 2016 una serie di approfondimenti speciali per ricordare i momenti salienti di una storia iniziata nel 2006. In questa prima puntata, abbiamo voluto intervistare il fondatore della testata: il direttore responsabile Andrea Zuttion.

 

Direttore Zuttion, riavvolgiamo il nastro dei ricordi. Quando e come è nata l’idea di fondare iMagazine?

«iMagazine l’ho sempre pensato cittadino del mondo. La prima bozza di idea l’ho avuta tra New York e Boston, durante quei lunghi tragitti in auto tipicamente americani che permettono profonde riflessioni. Rientrato in Italia, ho chiesto aiuto a due amici docenti che insegnano alla facoltà di economia dell’Università di Trieste per capire se quello che avevo pensato sarebbe stato economicamente sostenibile».

La risposta quale fu?

«Dal business plan l’impresa risultò subito molto impegnativa».

Lei come reagì?

«Impegni professionali mi obbligarono ad altri viaggi: Sudafrica, Mongolia, Francia, di nuovo Stati Uniti. Ma il pensiero cadeva sempre lì. Più mi confrontavo con realtà diverse, più l’idea base che avevo in mente si arricchiva di dettagli e di nuove motivazioni nel realizzarla».

E ancora una volta gli USA furono determinanti.

«Durante un viaggio a San Francisco decisi di incontrare i responsabili di una realtà editoriale di successo, per comprendere come stessero portando avanti quel progetto. Rimasi sbalordito del brillante pragmatismo con cui affrontavano le cose. Quasi fatalisti, ma concreti. Lì è nato iMagazine».

Che rivista aveva in mente, all’epoca?

«Allora immaginavo una rivista snella ma allo stesso tempo impegnata, che potesse parlare alla gente della gente. Niente politica, non volevo che si rischiasse di confondere la sensibilità a temi civili con la militanza. Sono sempre stato convinto che ci siano tanti modi di dire le cose, di cercare di far capire logiche e meccanismi. Quello culturale, alla portata di tutti, è per me il più affine. L’idea era quella di un nuovo strumento a disposizione di tutti, che potesse rendere la vita di ognuno di noi un po’ più bella».

Dieci anni dopo come descriverebbe il “suo” iMagazine?

«Bello. Pulito. Sano».

Dal 2006 a oggi il mondo della comunicazione e dell’informazione ha vissuto – e tuttora sta vivendo – profondi e radicali cambiamenti: come colloca i prodotti free press in questo contesto?

«Nell’ultimo quadriennio abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione culturale nel modo di rapportarci. Siamo entrati in un meccanismo dove sembra che tutto sia “free”, gratuito. Io non ne sono realmente convinto, anzi ritengo che sia esattamente il contrario».

Si spieghi meglio.

«Siamo disposti a dare con grande leggerezza le chiavi d’accesso ai nostri sistemi decisionali (il grande fratello sa tutto di noi!), mettendo di fatto nelle condizioni chi ha queste informazioni di poterci “pressare” – con i dovuti strumenti – nei nostri momenti più delicati. Apparentemente in cambio di una quotidianità più facile e agevole… La carta in tutto questo resta esclusa: essendo una comunicazione monodirezionale e verificata non è invasiva. Ma nonostante questo “piccolo” dettaglio la free press, come la stampa tradizionale, è stata messa a dura prova. E tante testate hanno dovuto alzare bandiera bianca».

Tutte queste trasformazioni implicano continui aggiornamenti e sviluppi dei prodotti editoriali. Il portale web, i buoni valore iMoney, gli Annuari scolastici, gli iMagazineVideoTruck sono state le innovative risposte messe in campo dal suo gruppo editoriale. Se dovesse indicare un aggettivo per descrivere ciascuna di loro, quali userebbe?

«Il portale web, la cui nuova release uscirà a breve, è la base per la comunicazione 2.0. Senza portale non esisti. Quindi fondamentale. I buoni valore iMoney sono invece la cosa più innovativa e reale che il nostro contesto commerciale abbia realizzato».

Talmente innovativa che talvolta la gente resta spiazzata…

«Attraverso i buoni valore, iMagazine regala ai suoi lettori danaro vero da spendere nelle attività partner, che a loro volta hanno già beneficiato di una condizione commerciale particolare. Con l’ulteriore vantaggio per loro che il lettore/cliente, in piena libertà e riservatezza, fornisce suggerimenti per migliorare l’attività. Se dovessi dare un aggettivo all’iMoney direi straordinario».

E gli Annuari scolastici?

«Sono la cosa più bella e dolce che ci siamo impegnati a realizzare. Il fatto di poter racchiudere in uno strumento condiviso le emozioni degli anni di scuola è speciale. Il vero Facebook delle origini».

Ultimi arrivati i maxischermi iMagazineVideoTruck.

«Rappresentano un nuovo strumento outdoor che sta trovando grande riscontro anche perché collocato all’interno dei principali eventi. Lo definirei uno strumento innovativo e spettacolare per il contesto in cui opera».

Cosa significa per lei dirigere il più diffuso free press in Friuli Venezia Giulia?

«È una sfida quotidiana. Non tanto per le mille implicazioni pratiche di ogni giorno, quanto per riuscire a tenere la barra al centro nonostante il mare più o meno in tempesta di questa fase storica. Significa mantenere fermi i valori fondanti anche quando il mass market chiede altro, talvolta perché deve bruciare in continuazione novità. Non è sempre così scontato saperlo fare: per adesso però ci riusciamo».

Ai dipendenti e ai collaboratori di iMagazine cosa richiede nel quotidiano?

«Ho la fortuna di avere una squadra che supporta la realizzazione dei nostri intenti. Bisogna essere coesi, professionali, disponibili, qualche volta disposti anche a sacrifici e rinunce. Direi generosi. E i componenti della squadra di iMagazine lo sono!»

Tra i suoi collaboratori è noto per aver introdotto al progetto iMagazine la filosofia kaizen che è stata alla base del successo di Toyota. Come mai questa scelta?

«Ai tempi dell’università ebbi la fortuna di partecipare a un corso dove il professor Raffaele Campanella portò ad esempio di successo l’organizzazione strutturata secondo questa filosofia orientale, il kaizen appunto. In quell’occasione non trovai niente di diverso da quello che ci insegnavano le nostre nonne. La piccola economia domestica infatti si basava in buona parte sulla lotta agli sprechi nel senso più ampio del termine: dalle cose al tempo, dall’ordine alla pulizia. Mi sono detto: perché non farlo anche noi? Alla fine si è rivelato un grande successo».

Torniamo alla rivista: in questi dieci anni qual è il complimento che le ha fatto più piacere ricevere e quale la critica che le ha fatto più male?

«Sono sempre affascinato dalle critiche costruttive. Rappresentano un importante momento di crescita. Permettono di vedere cose che altrimenti faremmo fatica ad intuire. Alcune delle critiche che ricevo sono molto stimolanti. I complimenti migliori invece li ho avuti da chi, negli anni, ha creduto in noi. Dai nostri partner, che hanno rinnovato stima e affetto, ai numerosissimi lettori che costantemente si fanno sentire nei modi più disparati».

Dal passato al futuro: quali saranno le prossime sfide di iMagazine?

«iMagazine è sul mercato da oltre dieci anni con tutta la credibilità e affidabilità che ha saputo esprimere. Rinnovarsi nel solco della tradizione è la sfida più grande dinanzi a noi, se non altro per la rivoluzione copernicana che stiamo vivendo».

Lo slogan ufficiale di iMagazine recita “Voce autentica”. Per una testata giornalistica cosa significa essere voce autentica? E, soprattutto, in che modo lo si diventa?

«“Voce autentica” è lo slogan che un nostro collega pensò dopo una riunione di redazione piuttosto infuocata. Pensieri diversi, slogan diversi, culture diverse messe a confronto e costrette quasi a convivere: un macello insomma. Quando uscì quello slogan si trovarono tutti d’accordo. Tutti si volevano riconoscere sotto quella bandiera. Poter essere autentici, poter essere se stessi pur con la sensibilità di capire chi abbiamo davanti. Provando a fare un pezzo di strada insieme».

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