Sordità nei bambini, dal Burlo risposte all’avanguardia

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redazione

24 Ottobre 2019
Reading Time: 3 minutes

Centro d’eccellenza in Italia

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Ogni anno nel nostro Paese nascono 200-300 bambini con un danno uditivo bilaterale di grado severo-profondo, e solo il 5% di questi ha genitori sordi. L'architettura di base del cervello si costruisce attraverso un processo che inizia già prima della nascita. Per questi motivi è necessario intervenire precocemente. Una possibile soluzione, in caso di sordità di grado severo o profondo, è rappresentata dagli impianti cocleari.

Uno dei maggiori centri italiani in grado di gestire in totale interdisciplinarietà tutti gli aspetti che riguardano il danno uditivo di ragazzi e bambini fin dai primissimi mesi di vita, è la Struttura di Audiologia e Otorinolaringoiatria dell’I.R.C.C.S. Burlo Garofolo di Trieste. Nato nel 2012, il Servizio Audiologico dell’ospedale segue quasi 1.000 pazienti, tra neonati, bambini e ragazzi con problemi uditivi permanenti, provenienti da tutta Italia. Quasi 200 portano uno o due impianti cocleari per sentire.

“All’IRCCS Burlo Garofolo abbiamo l’opportunità di lavorare fianco a fianco con genetisti, radiologi, neonatologi, pediatri, oculisti e neuropsichiatri, tutte figure chiave nella gestione delle patologie del sistema uditivo del bambino”, dichiara la dottoressa Eva Orzan, Direttore della Struttura Complessa. “Coordiniamo l’attività dello screening uditivo neonatale e della sorveglianza audiologica fino ai 3 anni di vita di tutta la regione Friuli Venezia Giulia (circa 9.000 nati ogni anno). Per i bambini con deficit uditivi permanenti abbiamo elaborato percorsi diagnostico-terapeutici dedicati, in stretta collaborazione con le altre strutture dell'Istituto. In questo modo si permette alle famiglie di ottenere tutte le informazioni relative alla patologia in tempi brevi e in modo completo, per poter scegliere le opportunità di prevenzione, diagnosi, terapia medica, chirurgica o riabilitativa più adatte. Non solo, lavorando in un istituto di ricerca e cura a carattere scientifico, viene posta molta attenzione all’aggiornamento ed alla ricerca, anche in collaborazione con aziende e associazioni. Vi sono poi molti altri progetti, che arricchiscono il percorso riabilitativo, come il progetto Minù per educazione musicale precocissima o il progetto formativo “ABCi sentiamo a scuola”, dedicato alla didattica inclusiva di bambini e i ragazzi con apparecchi acustici o impianti cocleari”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cos’è l’impianto cocleare?

Con un’operazione chirurgica poco invasiva si posiziona una serie di micro elettrodi all’interno di una coclea non funzionante, in prossimità del nervo acustico, che potrà così essere stimolato e ripristinare una sensazione uditiva. È importante la scelta del tipo di elettrodo, che deve essere adatto alle individuali caratteristiche della coclea e anche la posizione dell’elettrodo all’interno della coclea. Questi dispositivi chirurgici, anche se non sostituiscono la funzione della coclea in modo del tutto perfetto, sono sempre più piccoli e sofisticati. Grazie a regolazioni personalizzate sempre più precise è possibile ricostruire una “mappa” uditiva altamente efficace nel veicolare e distinguere tutte le informazioni acustiche necessarie per un normale apprendimento attraverso l’udito (di una lingua, dei segnali dall’ambiente, della musica…).

“Dato che parliamo di un’età precocissima è importante essere consapevoli che è necessaria una stretta ed efficiente alleanza terapeutica con la famiglia, il miglior catalizzatore dello sviluppo di un bambino. Con la crescita del bambino entrano in gioco anche ulteriore fattori legati agli aspetti riabilitativi, educativi e scolastici” prosegue la dottoressa Orzan. “La nostra convinzione è che lo screening promuoverà e consoliderà un contesto terapeutico e ri-abilitativo in grado di offrire a tutti i bambini l’accesso alla fase diagnostica e anche l’opportunità di una correzione precoce del deficit con tecnologia moderna. In questo modo il nostro intervento potrà finalmente guardare alla prevenzione, e non –come in passato- solo al supporto dei ritardi linguistici e cognitivi tipici delle sordità non corrette in tempo utile”.

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