Banco Alimentare, nuove strategie per resistere

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Vanni Veronesi

22 Novembre 2013
Reading Time: 3 minutes

Il 30 novembre la colletta nazionale

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Sabato 30 novembre avrà luogo la 17esima Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, ormai storica iniziativa organizzata dal Banco Alimentare a sostegno delle fasce più bisognose della popolazione. L'anno scorso, in oltre 10.000 supermercati italiani, sono state donate 9.622 tonnellate di generi alimentari, grazie all'impegno di circa 135.000 volontari, all'adesione delle più importanti catene della distribuzione e a 5.000.000 di persone che hanno deciso di fare la spesa per i più poveri del nostro Paese. Ma se il generoso contributo degli Italiani non è mai venuto meno, a partire dal 2014 saranno drasticamente diminuite le risorse devolute dall'Unione Europea ai Banchi Alimentari nazionali: anziché i tradizionali 100 milioni di euro annui garantiti dal vecchio Pead (Programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti), il nuovo Fondo UE ne stanzierà 35. Un taglio pesantissimo al quale l'Italia ha cercato di ovviare promuovendo un Fondo nazionale di 30 milioni: sommati al contributo dell'Unione, l'ammanco è comunque pari a 35 milioni. Occorrono quindi nuove strategie, come sottolinea Clara Braidotti, responsabile comunicazione del Banco Alimentare FVG:

«Con il nostro Piano triennale abbiamo messo in campo una serie di iniziative volte a sensibilizzare la popolazione: la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare sarà l'occasione per presentare la nostra attività. Serve una campagna di comunicazione ad ampio raggio, servono più volontari, ma non basta ancora: stiamo cercando di coinvolgere un numero sempre maggiore di soggetti, privati e non, ma il Friuli Venezia Giulia è una regione piccola e abbiamo già toccato quasi tutti. Il taglio delle risorse, inoltre, ha spinto il Banco e altri Enti benefici, come la Croce Rossa e la Caritas, a unirsi per coordinare al meglio l'attività a sostegno dei poveri in un progetto comune chiamato Insieme per l'aiuto alimentare: è un segnale importante di collaborazione».

In che cosa consiste il vostro lavoro?

«Il Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia, affiliato a quello nazionale con sede a Milano, è attivo in tutta la regione e anche in provincia di Venezia e Treviso. Il nostro compito è recuperare le eccedenze alimentari per donarle alle strutture convenzionate: mense dei poveri, centri di recupero, strutture di aiuto per casi di disagio sociale. I canali a cui ci riforniamo sono quattro: l'AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura), la filiera dell'industria agroalimentare, appunto la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare e la piattaforma Siticibo, formata dai supermercati che donano l'invenduto di giornata. Quest'ultima risorsa è particolarmente importante e richiede cure particolari, dalla conservazione della catena del freddo nel caso dei surgelati al rapido recupero e immediata ridistribuzione nel caso dei prodotti freschi».

Quali sono i numeri della vostra attività?

«Il Banco Alimentare FVG è nato nel 1996: ad oggi, abbiamo 350 strutture convenzionate che passano nella nostra sede per ritirare il cibo e distribuirlo nelle loro mense. Il magazzino di Pasian di Prato conta 50 volontari, ma la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, nella nostra regione, è capace di metterne in campo oltre 6.000 in 750 punti vendita. L'anno scorso, al termine della Giornata Nazionale, abbiamo contato 600 tonnellate di cibo recuperato: un numero altissimo, che si inserisce come parte principale delle 2.021 tonnellate dell'intero 2012».

La crisi ha aumentato la domanda?

«Dall'inizio della crisi, sono sempre di più le persone che bussano alle nostre porte. Nel 2000 la nostra assistenza era rivolta a 10.905 persone: nel 2012 siamo arrivati a 51.794. Una crescita esponenziale dovuta da un lato a un ampliamento del nostro lavoro, ma dall'altro anche a un sensibile aumento dei casi di povertà. Oggi non ci troviamo di fronte solo gli immigrati: i nuovi poveri sono i friulani, i nostri anziani, i nostri adulti senza lavoro o con un reddito troppo basso. L'emergenza è drammatica».  

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