Antibiotici? Solo quando necessario

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Annalisa Casarin

31 Luglio 2015
Reading Time: 3 minutes

Farmaci e abusi

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Gli antibiotici o antimicrobici sono diventati una componente essenziale della medicina moderna. Naturali o di sintesi, sono farmaci in grado di rallentare o fermare la proliferazione dei batteri e solo di essi. Sono definiti batteriostatici quando ne fermano la proliferazione e battericidi quando uccidono direttamente i microorganismi.

La resistenza agli antibiotici, o antibiotico-resistenza, è un fenomeno per il quale un batterio risulta resistente all’attività di un antimicrobico. Il consumo inappropriato ed eccessivo di antibiotici e il conseguente sviluppo dell’antibiotico-resistenza in tutti i Paesi europei costituisce un problema sempre più allarmante.

Il 76% degli antibiotici è usato in zootecnia e solo il 6% per curare gli animali, il 70% è usato per farli crescere velocemente. L’uso massiccio di farmaci nella catena di produzione di carne e di latte ha creato ceppi di batteri resistenti agli antibiotici; quando questi batteri raggiungono l’uomo la possibilità di cura è molto limitata.

I dati di uno studio condotto dall’Agenzia Italiana del Farmaco mostrano che il nostro Paese si colloca ai primi posti in Europa per consumo di antibiotici, preceduto solo da Grecia e Cipro. Con questa sovraesposizione si corre il rischio di non poter più disporre in futuro di farmaci adeguati a curare le infezioni. L’esempio più eclatante di antibiotico-resistenza è quello del MRSA, lo Stafilococco Aureo Meticillino Resistente.

Questo batterio, normalmente presente sulla cute e in narici e gola, si è evoluto in maniera tale da essere resistente all’antibiotico di scelta per fermarne la proliferazione, la Meticillina. Pertanto, se l’MRSA penetra la cute e arriva al torrente circolatorio, l’infezione che causa compromette seriamente la salute dell’ospite (la persona o l’animale in cui si insidia) fino a causarne la morte. Chi è più a rischio di essere ospite di un batterio resistente sono individui con difese immunitarie immature o diminuite, pertanto neonati e bambini, anziani, immunodepressi per malattia o perché oggetto di cure chemioterapiche e persone sottoposte a intervento chirurgico.

In Italia sono stimati 5.000-7.000 decessi annui riconducibili a infezioni assunte in ospedale. In media il 5% dei pazienti ospedalizzati contrae un’infezione durante il ricovero. Questo non è sempre causato da inattenzione dei professionisti o terapie sbagliate: il paziente ricoverato è infatti di per sé più suscettibile alle infezioni. Inoltre il tempo di degenza e la durata dei trattamenti antibiotici sono i fattori principali che si correlano al rischio di infezione: più tempo il paziente è in ospedale più è in contatto con batteri già resistenti o che possono mutare e diventarlo. Le manifestazioni più rilevanti sono polmoniti, infezioni urinarie, infezioni delle ferite chirurgiche e del catetere venoso con quadri di sepsi (infezione generalizzata). A volte i batteri hanno l’abilità di insediarsi in organi difficilmente accessibili in cui è arduo far arrivare una concentrazione efficace di farmaco, potendo pertanto proliferare indisturbati e perfino scambiarsi materiale genetico di specie in specie e creare resistenze multiple.

L’igiene delle mani è la misura più efficace per ridurre le infezioni associate alle cure sanitarie. Nel 2009 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha suggerito la frizione delle mani con prodotto a base alcolica come efficace misura preventiva di infezioni in ospedale. Diversi studi hanno dimostrato infatti che il gel alcolico riduce le infezioni da MRSA e i costi del Servizio Sanitario in termini di spesa per antibiotici. Questo metodo di prevenzione deve essere seguito da chiunque entri in ospedale: professionisti, pazienti e visitatori in quanto ognuno può portare all’interno batteri resistenti. In Europa non tutti i Paesi si sono adeguati alle direttive nella stessa misura. Per arginare la proliferazione di batteri resistenti l’Agenzia Italiana del Farmaco raccomanda “di ricorrere agli antibiotici solo quando necessario e dietro prescrizione del medico che ne accerti l’effettiva utilità, di non interrompere mai la terapia prima dei tempi indicati dal medico o, comunque, solo dietro suo consiglio e di non assumere antibiotici per curare infezioni virali”. Quindi NON vanno presi per raffreddori e influenza o per il semplice mal di gola. Queste sono poche e semplici indicazioni per preservare le capacità dei farmaci di curare le infezioni visto che la possibilità di crearne di nuovi è sempre più limitata.

Referenze: http://ec.europa.eu; http://www.who.int; www.agenziafarmaco.gov.it

 

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