Il garante della sicurezza

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Vanni Veronesi

8 Maggio 2015
Reading Time: 4 minutes

Lorenzo Pillini, Questore della Provincia di Gorizia

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Partiamo dalle origini: quando e perché è entrato in Polizia?

«Appena terminate le scuole superiori, uscì il bando per l’ingresso in Polizia. E allora cosa fa un diciottenne fresco di diploma a Tolmezzo? Lo prova, anche con l’idea di uscire dalla Carnia ed esplorare altre realtà! Vinsi il concorso e iniziai il mio percorso; poi, si sa, l’appetito vien mangiando… e oggi mi ritrovo qui».

Un friulano alla guida di una questura regionale: per lei ha un significato particolare questa nomina?

«È una decisione presa dai miei superiori, ma per me rappresenta un onere ancora superiore. Se mi trovassi in altre regioni d’Italia avrei delle minime attenuanti, legate alla necessità di conoscere un nuovo territorio. In questo caso, invece, non ho scuse: questa è la mia realtà».

E come la descriverebbe? Quali sono le sue eccellenze?

«Parlando della popolazione, bisogna sottolineare il senso di civiltà delle persone che vi abitano: qui lo Stato è visto come fruitore di servizi, non come presenza sgradita o ingombrante, e questo non è affatto scontato, perché significa che la gente crede nelle istituzioni e continua a collaborare con esse. Riguardo al personale che mi trovo a dirigere, devo ringraziare i miei predecessori per aver creato un contesto di grande valore, formato da persone perbene che lavorano con onestà e competenza. I miei correttivi andranno più che altro nella direzione del controllo locale: più uomini fuori, sul territorio, distribuiti in misura diversa a seconda delle situazioni».

Quali, in particolare?

«Abbiamo molti agenti a Gorizia, dove il tessuto sociale è piuttosto stabile e addirittura chiude il punto nascite, mentre pochi a Monfalcone, città in continuo sviluppo demografi co e urbano, con una popolazione per il 20% straniera, una conflittualità sociale in crescita e casi di sfruttamento lavorativo da combattere: lì occorre quindi aumentare la nostra presenza, anche rafforzando la collaborazione già in corso con le Aziende Sanitarie e la Guardia di Finanza».

La nostra frontiera è la nuova Lampedusa, come si legge e si sente sempre più spesso?

«Al di là degli slogan, è innegabile che per Gorizia, con i suoi 35.000 abitanti, i 500 profughi assegnati dallo Stato sono un numero notevole: basta camminare un po’ per notarli. L’aliquota è alta e questi immigrati andrebbero spalmati sul territorio, ma tali valutazioni spettano al sindaco e al prefetto, non al questore. Il mio dovere è quello di garantire la sicurezza dei cittadini, che a rigore non è messa in pericolo dai 500 profughi, mentre il compito della politica è un altro: domandarsi quale futuro possiamo dare a queste persone. È bene non confondere i ruoli o invadere il campo d’azione altrui, da parte di nessuno».

Però l’opinione di chi è sul campo ogni giorno ha un suo peso. Per questo le domando: cosa dobbiamo aspettarci sul versante immigrazione nei prossimi anni?

«Ciò che abbiamo visto finora è poca cosa: dobbiamo prepararci ad arrivi molto più massicci e a un’immigrazione sempre più disperata, figlia di guerre, stragi, povertà. Si può discutere su come affrontare questi flussi e le posizioni variano dall’oltranzismo razzista all’apertura più totale, entrambe ideologiche, ma ancora una volta la decisione spetta al Parlamento, che in uno Stato democratico come il nostro è sovrano. È chiaro che ci troviamo a operare con norme pensate in un’altra epoca, quando nessuno immaginava questa evoluzione, ma l’unica risposta è nel voto e nella politica: una legge si cambia solo con un’altra legge. La Polizia è tenuta a far rispettare le regole vigenti, nello spirito dell’articolo 54 della Costituzione».

Che recita?

«“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Disciplina e onore: anche per questo il Capo della Polizia ci ha sensibilizzati in merito al controllo moralizzatore sul denaro pubblico. Come dice Raffaele Cantone, non è che gli Italiani tendano per natura alla corruzione; semplicemente, altrove gli organi di controllo funzionano sul serio».

Questo compito diventa più difficile in uno Stato che continua a tagliare risorse?

«Avere meno fondi non costituisce in alcun modo un alibi: occorre razionalizzare e impiegare al meglio le risorse disponibili. Anche per questo ritengo una priorità del mio operato il trasferimento della Questura in una nuova sede, già pronta per ospitarci a costo quasi zero: quella in cui ci troviamo, generosamente concessa dalla Provincia a cui va il nostro ringraziamento, non è più idonea».

 

Friulano, coniugato con due figli, il dottor Pillinini è nell’Amministrazione della P. di S. dal 1975, ove ha rivestito numerosi incarichi; tra i più recenti, le mansioni di Vicario del Questore di Udine e Vicario del Questore di Trieste. Ha raggiunto il capoluogo isontino dopo aver diretto la IV Zona Polizia di Frontiera per il Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige di Udine, ove era arrivato nel luglio 2014 dopo aver frequentato il 29° Corso di Alta Formazione presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma, conseguendo anche un master universitario di 2° livello in “Sicurezza, coordinamento interforze e cooperazione internazionale” presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

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