Una questione di famiglia

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Margherita Reguitti

19 Marzo 2014
Reading Time: 3 minutes

La tenuta Tacco

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Un castello dalle origini lontane nei secoli. Una proprietà di vaste dimensioni sul Collio goriziano, da dove la vista può spaziare dal Friuli a Grado, dalla valle del Vipacco alla Slovenia. Una famiglia dalle antiche radici, vissuta in un maniero di frontiera, dalle mura distese ad avvolgere la casa padronale, la chiesa e gli edifici agricoli come il folador, le stalle e i fienili.

La tenuta delle baronesse Tacco di San Floriano è da oltre 600 anni “in famiglia”, tramandata di generazione in generazione. Le pietre secolari potrebbero raccontare di amori romantici e tragedie sanguinarie, di passi e spari di soldati che in queste terre di confine hanno combattuto due guerre mondiali, di terremoti che tanto hanno distrutto.

Oggi però l’azienda agricola di charme, acquistata nella seconda metà del Seicento dall’avo imperial regio notaio Carlo Tacco di Cormòns, rivive tempi felici e la sua bellezza torna a dominare la piana sottostante. Dal 1995 infatti la proprietà è passata in eredità alla contessa Teresa Thun Hohenstein che, con determinazione e grande impegno, ha deciso di cercare, recuperare e ricostruire quello che i secoli e gli uomini avevano distrutto.

«Un’avventura scaturita da una miscela composta da una buona dose di incosciente pazzia e da un forte attaccamento alla terra e alle radici familiari», spiega la nobildonna oggi imprenditrice. «Quando giunsi per la prima volta a San Floriano

mi sono trovata davanti dei ruderi, avvolti dalla vegetazione. Grazie al sostegno e ai buoni consigli del conte Michele Formentini, storico e allora delegato del Consorzio dei Castelli storici del Friuli Venezia Giulia, con grande passione e tanto lavoro ho iniziato una missione a dir poco impossibile».

In circa vent’anni l’azienda agricola, che sorge in località Dvor – in sloveno Corte d’Appello in quanto di proprietà di nobili che amministravano la giustizia – è risorta. I bombardamenti della Prima Guerra Mondiale avevano ridotto a ruderi il castello e costretto le baronesse del Sacro Romano impero, Roberta e Maria Anna, rispettivamente mamma e zia della proprietaria, a lasciare San Floriano. Si erano dunque trasferite nella residenza di città a Gorizia. Alla fi ne del conflitto, grazie alla frequentazione con Max Fabiani, architetto di fama dalle intuizioni rivoluzionarie e committenze importanti a Vienna, Lubiana, Trieste e Gorizia, venne avviato un progetto di restauro, ampliamento e costruzione di una nuova ala.

L’architetto-artista, celebre in tutta la Mitteleuropa, seguì i lavori di costruzione di edifici destinati a cantina, fienile e porcilaia. E galeotto fu quel cantiere! Fabiani infatti iniziò a frequentare San Floriano non solo per motivi professionali. Ogni giovedì, alle 17 in punto, amava prendere il tè, ospite delle baronesse. Fu proprio gustando la british bevanda che Cupido scoccò la freccia accendendo la passione nel suo cuore di maturo e celebre architetto, per la giovane e affascinante baronessa Roberta.

Storia avvolta da un mistero discreto, proprio come i fatti e i personaggi richiedevano a quel tempo. Liaison senza futuro visto che successivamente la ragazza convolò a giuste nozze nel 1941 con il capitano e conte Giorgio Thun Hohenstein. Il giovane infatti era giunto nell’Isontino in quanto osservatore aereo, di stanza durante la guerra all’aeroporto di Gorizia, sede del 4° stormo, del quale faceva parte la pattuglia acrobatica italiana, antesignana delle Frecce Tricolori.

Lunga è stata la vita della baronessa Roberta, spentasi all’età di 97 anni a Gorizia, nel 2011. «Con il latte in culla ho assimilato la passione per la terra», spiega tra il serio e l’ironico la contessa-imprenditrice Teresa Thun Hohenstein. «Non avevo competenze professionali quando ho iniziato a ripulire e far riaffiorare la cappella, la torre dove era collocata la biblioteca, poi il complesso agricolo e infine la casa padronale. Ma ho tanto voluto imparare, proprio per quel senso morale di dedizione al tramandare il valore della memoria e del legame con la terra, di cui il mio dna è assai ricco».

Il castello Tacco di San Floriano oggi non è più un rudere ma una splendida location dove organizzare feste, banchetti e matrimoni all’aperto sul belvedere dalla vista mozzafiato, o all’interno, nelle sale arredate in stile, a testimoniare 600 anni di storia.

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