Terremoto, la ricostruzione nei documenti ufficiali

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redazione

6 Maggio 2016
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Recuperati dall’archivio della Camera di Commercio

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L’11 maggio 1976, alle 17.30, si riunì la giunta della Camera di Commercio di Udine di allora, presieduta dal professor Vittorio Marangone. Nella prima seduta a pochi giorni dal Terremoto, all’unanimità, approvò la delibera 143«Ritenuto doveroso un immediato intervento camerale, quale manifestazione di fraterna solidarietà verso i fratelli friulani così duramente provati», si legge nel documento recuperato dall’archivio della Cciaa udinese, il gesto sollecito fu un contributo urgente di 25 milioni di lire al Commissario governativo presso la Prefettura.

Fu solo il primo gesto, una goccia nel rivolo cui la Camera seppe dare forma, affluendo nel fiume di solidarietà che fortunatamente si formò, grazie all’apporto della popolazione e delle istituzioni friulane e di tante realtà italiane e internazionali. Richiamando le tante delibere del 1976 e del 1977, rilette in questi giorni, oggi anche la Cciaa udinese ha unito il suo ricordo a quello corale di tutta la popolazione, con un minuto di raccoglimento e una riflessione di tutto il personale di un ente che al momento del sisma «si mise subito in azione – si è detto in Sala Valduga  – e diventò punto di riferimento concreto e lato tangibile del celebre “prima le fabbriche, poi le case e le chiese” pronunciato da monsignor Battisti all’indomani della tragedia». 

Alla delibera 143, infatti, ne seguirono decine di altre con cui la Cciaa agì, anche costituendo un ufficio contributi ad hoc per effettuare sopralluoghi e gestire gli stanziamenti da Stato e Regione destinati a ricostruire le aziende, in accordo con le altre istituzioni e l’autorità commissariale. Non si trascurò la solidarietà di base, anche con misure, nell’immediato, per prevenire emergenze igienico sanitarie, con l’acquisto e la distribuzione di centinaia di contenitori per le immondizie, fino alla progettazione, all’acquisto e posa di strutture prefabbricate o padiglioni metallici, facilmente montabili e smontabili, in cui ospitare esercizi commerciali distrutti, ricreare mercati o centri di raccolta e distribuzione di beni di sostegno, tra Artegna, Osoppo, Gemona, Attimis, Tarcento, San Daniele e altri ancora.

Non mancano, nelle delibere, aiuti ai dipendenti rimasti senza casa e anche una nuova e più efficace organizzazione degli uffici e dei capitoli di bilancio camerale, per convogliare le forze verso l’emergenza sisma e verso la rinascita. Tra i tanti, c’è anche un segno speciale di quella friulanità “risaputa”, che bada a ripristinare, a rimettere in funzione e a non approfittare se non si ha bisogno. Le delibere camerali rivelano infatti la storia di un fornaio di Trasaghis a favore del quale la Cciaa approvò un prestito, per permettergli di rimettere presto in funzione la sua attività. Prestito cui il fornaio, dopo qualche mese, rinunciò volontariamente, si legge, «avendo potuto risolvere il suo problema diversamente». Un gesto che, nel suo piccolo, permise di “dirottare” quei fondi ai panificatori, per aiutarli a installare, in alcuni comuni terremotati, alcuni prefabbricati adatti a ospitare le loro attività andate distrutte.

«Il Terremoto visto dalle imprese e dall’economia – commenta il presidente della Cciaa Giovanni Da Pozzo – offre dunque a sua volta un significativo osservatorio su quei momenti, e le delibere Cciaa restituiscono ben più di meri atti formali. Ritrovarli è dunque aggiungere un ricordo in più all’intera comunità».

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