Strada facendo

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Michele D'Urso

26 Febbraio 2020
Reading Time: 5 minutes
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Intervista a Tiziano Godeas

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Strada facendo, cantava Baglioni, vedrai il mondo, dico io. Tuttavia, se vuoi vedere posti unici devi uscire dalle strade segnate e avventurarti in territori sconosciuti e impervi. Forse questo, in maniera riduttiva, può rappresentare uno dei fondamenti dell’Off Road Automobilistico, un’attività oserei dire indefinibile, che è sicuramente sport partendo dall’esplorazione per finire al lavoro in situazioni estreme, nutrendosi dell’adrenalina pura prodotta mentre si derapa su terreni impossibili. Ma badate bene, tutta questa fatica è alternata a rilassanti momenti di ecoturismo fatto di viste panoramiche mozzafiato che solo posti unici, come quelli raggiungibili in fuoristrada, sanno dare. Ma di sicuro Tiziano Godeas, presidente del Gruppo Fuoristradistico Isontino, sodalizio che da anni organizza un raduno conosciuto a livello mondiale quale il Città di Gradisca, mi spiegherà tutto su questo sport.

«È vero – precisa – è uno sport singolare, riconosciuto come tale dal Coni tramite enti di promozione sportiva, ma siamo davvero indefinibili, perché si va dall’hobby alle competizioni passando per un mare di punti intermedi. Per fare fuoristrada bisogna intendersi un po’ di tutto, dalle competenze automobilistiche a quelle ambientali, a quelle legislative».

Esistono corsi di istruzioni appositi oppure si fa da sé?

«Assolutamente niente fai da te, quello era per i pionieri, come il nostro vicepresidente Marino Toss, che guida in fuoristrada da oltre mezzo secolo; ma oggi si diventa istruttori di Off Road attraverso corsi qualificati nei quali si ottengono, in maniera ‘didattica’, ovvero in teoria e in pratica, tutte le competenze necessarie per poter gestire la guida in fuoristrada. Noi organizziamo corsi dove vengono insegnate le tecniche adatte per le varie situazioni, dal guado al campo innevato al terreno in pendenza…»

A proposito di pionieri e di inizi, ritiene che la nascita e lo sviluppo di questo sport coincida con leggendarie manifestazioni come la Parigi-Dakar o il Camel Trophy?

«La guida in fuoristrada è una necessità in diversi campi, da quello agricolo a quello militare a quello turistico, per cui il ‘fuoristradismo’ c’era anche prima di queste manifestazioni. A parer mio esse hanno solo rappresentato l’estremizzazione, nonché una grande pubblicità, per questa disciplina. Ma come tutte le estremizzazioni sono state di moda per un certo periodo, mentre la necessità di andare in fuoristrada è quotidiana: basti pensare all’opera prestata dalla Protezione Civile, che deve operare in ambienti diversissimi, dalla sabbia al ghiaccio. Ogni anno noi organizziamo un corso di fuoristrada per la Protezione Civile, un po’ una formula di ringraziamento per il loro operato durante lo svolgimento del tour del Città di Gradisca. Il 90% degli operatori in regione sono passati da noi per acquisire le competenze di fuoristrada».

Come si svolge una vostra manifestazione?

«Il nostro è un raduno, una sorta di ‘show’, dove ci si ritrova per il gusto ludico della guida fuoristrada, senza l’agone della competizione. Per me lo spettacolo è già magnifico quando la piazza di Gradisca si riempie delle auto dei partecipanti: quest’anno ne abbiamo avute 648, roba da record…»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi non avete corse, tempi, classifiche?

«Nulla di tutto questo; le performance appartengono alle gare di Cross Country, dove si usano mezzi non immatricolabili in strada ma appositamente elaborati. Qui in regione esiste una gara di questo sport molto famosa che si svolge nel pordenonese e che è inserita nel circuito del Campionato del Mondo. La nostra manifestazione invece è una specie di parata che si svolge su vari itinerari predefiniti, di quattro diversi livelli e che coinvolgono un po’ tutta la regione».

Cosa rappresentano i quattro livelli nella manifestazione?

«Ognuno dei partecipanti, in base alle proprie abilità di guida e del mezzo posseduto, si indirizza verso l’itinerario che fa per lui. A tale scopo viene redatto ogni anno un ‘Road Book’ riportante gli itinerari per i quattro livelli, che viene distribuito ai partecipanti e dove si trovano tutte le indicazioni sui vari percorsi».

Cosa succede se un partecipante si sopravvaluta nel livello?

«Blocca tutti gli altri, perché se si impantana o se si ribalta, nel 90% dei casi bisogna tirarlo fuori prima di far passare gli altri partecipanti. Ma non succede mai, almeno nel nostro raduno, perché nei punti critici, dove si passa a un livello più difficile, abbiamo degli addetti al controllo che fermano il ‘presuntuoso’ prima che possa fare danni».

Nulla viene lasciato al caso…

«Per ogni raduno lavoriamo tredici mesi consecutivi, ai quali aggiungerei almeno tre mesi di ‘debriefing’ per rimettere tutto a posto».

In che senso rimettere tutto a posto?

«Riportiamo i territori da noi utilizzati per gli itinerari allo stato originale. Un esempio: ha piovuto e le auto sprofondano nel fango lasciando solchi sulle strade sterrate o sulle piste battute? Rimettiamo tutto come era prima. Bisogna battere di ‘sottovaglio’? E noi riempiamo le buche e spianiamo la ghiaia avvalendoci di imprese del settore».

Voi organizzate anche altre manifestazioni, come le Vallimpiadi, l’Alta Val Torre e il Raduno Rosa.

«Sono ovviamente eventi di portata più limitata, ma davvero interessanti, come il Raduno Rosa che quest’anno si svolgerà proprio l’8 marzo e che da sempre prevede equipaggi rigorosamente ed esclusivamente al femminile. Gli unici maschietti ammessi a bordo sono i bambini, per il resto, fanno tutto le signore».

Torniamo alla competenza di guida: un corso di guida in fuoristrada in cosa consiste?

«Inizialmente in tanta teoria, perché ci si trova ad affrontare situazioni che comportano un rischio reale che va quindi ben preparato e che può capitare anche su strade normali, come ad esempio il motore che si spegne durante una salita estrema affrontata oltre il limite della sua prestazione. E poi si provano i vari ambienti, dal guado alla sabbia, dalla ghiaia alla pendenza laterale alla guida notturna».

Con questi mezzi si va davvero dappertutto?

«Anche loro hanno qualche punto debole, come il peso elevato che specialmente sul terreno ghiacciato può essere un’arma a doppio taglio. Ma sono davvero dei mezzi straordinari».

In un settore comunque ‘di nicchia’, come fate ad avere così tanto seguito?

«Non bisogna trascurare nulla e bisogna mantenere una capillarità di relazioni totale, dalle riviste del settore alle attività federali alla promozione sui social».

Il vostro è un sodalizio ormai storico, vicino ai 40 anni di attività: quando vi fermerete?

«Mai, noi siamo 4×4».

E con questa dichiarazione di intenti, che promette ancora tanto spettacolo, vi invito a seguire le attività sportive del Gruppo Fuoristradistico Isontino, a cominciare dall’ormai prossimo Raduno Rosa dell’8 marzo 2020.

Già, questo 2020 promette bene. 

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