Sport è gioia di vivere

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Michele D'Urso

24 Marzo 2016
Reading Time: 4 minutes
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Lara Maizinger

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Qualcuno ha detto che la vita è un gioco. E se tanti giochi sono definiti sport, per la proprietà transitiva della regola secondo cui ognuno tira l’acqua al suo mulino, con il vostro permesso mi sento di affermare che la vita è uno sport.

Ai miei occhi gli orsetti, nei loro combattimenti infantili, sono aspiranti lottatori, come i delfini provetti apneisti e così avanti. Anche gli umani apprendono il loro ruolo attraverso giochi, e se insisti nella pratica poi ti restano qualità fisiche indiscutibili, senza per forza essere stato un campione. Lara Maizinger, 44 anni, tarvisiana doc, è un’atleta che ha… giocato molto!

Fra tutti gli sport che ha praticato, qual è stato il primo?

«Sicuramente la discesa libera, dove mi cimentai già in tenerissima età, per poi passare, quando divenni un po’ più grandicella allo sci di fondo. Però, come tutti i miei coetanei, non disdegnavo cimentarmi anche in altro: ho praticato l’atletica leggera, spaziando dal mezzofondo al salto in lungo al salto in alto. In questa ultima specialità vinsi anche i campionati regionali con la misura di un metro e quaranta. Avevo tredici anni».

Cambiava disciplina per attrazione o per noia?

«Per attrazione e per sfida: sfida con me stessa, perché volevo vedere quali fossero i miei limiti. A incoraggiarmi erano poi i risultati, visto che, indipendentemente dal tipo di competizione, ero sempre ai primi posti».

Sport diversi ma stessi risultati…

«Nello sci da discesa, seppur davvero piccina, portavo comunque a casa le mie coppette; nello sci di fondo, invece, mi piazzavo sempre sul podio o immediatamente a ridosso, con pochissimo distacco dai primi. Anche chi arrivava dopo di me lo faceva con scarti minimi; diciamo che, spesso, per questione di metri ci giocavamo l’ordine della classifica finale. Gara dopo gara sono arrivata fino alle finali nazionali di Asiago, anche se lì poi non ho colto il podio. La fatica fisica mi stimola, e perciò anche le corse campestri, dove la resistenza era la principale caratteristica da possedere, mi davano grandi soddisfazioni».

Tornando allo sci, lei si è allenata anche con una certa Gabriella Paruzzi…

«Tutti sanno chi è e cosa ha vinto; siamo entrambe legate al Tarvisiano e appartenevamo alla stessa associazione sportiva. Lei è più grande di me, e quindi faceva parte di un’altra categoria. In tutti i sensi!»

A Lara Maizinger cosa è mancato per primeggiare?

«Nella vita conta essere al posto giusto al momento giusto e avere le qualità richieste dal momento; sicuramente una attenzione maggiore da parte di qualche allenatore mi avrebbe giovato, e non solo a me, perché c’erano anche tante altre ragazze che avrebbero avuto le potenzialità per emergere, se debitamente curate. Posso aggiungere che, per carattere, ho sempre avuto mille interessi, fra i quali anche quello per la collezione dei francobolli, e questo, forse, non va bene per essere uno specialista».

Oggi pratica ancora sport?

«La ricchezza più grande è il tempo e se manca quello è molto difficile restare nelle competizioni. Adesso mi limito solo a fare grandi camminate, sia d’estate che d’inverno, fra le montagne nel  nostro stupendo Tarvisiano».

Parla con ammirazione dei suoi luoghi di origine; qual è la tradizione del territorio che le piace di più?

«Parlo con ammirazione perché sono luoghi che ancora oggi mi piacciono tantissimo, in ogni stagione. Sono affascinata da queste montagne, e di conseguenza sono innamorata di tutte le tradizioni locali, come, ad esempio, quella dei Krampus».

In questo piccolo mondo si trova un’alta percentuale di campioni, dai locali Gabriella Paruzzi (medaglia d’oro olimpica) al fresco vincitore della Coppa del Mondo di sky race Tadej Pivk, a campioni ‘importati’ come l’alpinista Nives Meroi e il maestro di sleddog Ararad Khatchikian. Come spiega questo fenomeno?

«Forse sarà per il frico e la polenta (ride, ndr

Lei vive a Tarvisio e lavora nel campo della ristorazione a Fusine Laghi, lago inferiore per la precisione. Scambierebbe mai la montagna per il mare?

«Anche il mare ha il suo fascino, ma io, nata e cresciuta tra i monti, al mare, nonostante tutti i giorni possa ammirare un lago, mi sentirei un pesce fuor d’acqua».

E con questo divertente paragone chiudo l’intervista. Ringrazio Lara della sua bella energia e spero che tutti voi ne abbiate tratto uno spunto per continuare a praticare sport anche se non siete stati dei numeri uno. In fondo quelli che devi aspettare sono più simpatici di quelli che ti staccano di chilometri, perciò è di gente come voi, figli di sport minori, che voglio parlare. E se passate per il Tarvisiano, ricordatevi di andare a visitare i Laghi di Fusine, questo piccolo paradiso terrestre a due passi da casa nostra, dove troverete un pesce fuor d’acqua. No, niente pesce. Meglio “Sirena del Lago”. Buon Loch Ness a tutti!

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