Roberto Flora: impresa di vita

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Il presidente dell’AFDS guarda al futuro tra ottimismo e realismo: «Le persone qualificate si impegnano soprattutto nella professione: più sono qualificate più sono impegnate. La nuova sfida è non perdere talenti preziosi»

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L’importanza del dono, ma anche di una struttura operativa che consenta di coordinare e tramandare nel tempo un atto di generosità e solidarietà fondamentale per l’intera società.

Il presidente dell’AFDS (Associazione Friulana Donatori Sangue), Roberto Flora, in questa intervista fa il punto su presente e futuro di una realtà che, inevitabilmente, ha a che fare con la salute e la quotidianità di ciascuno di noi.

Roberto Flora, lei è al secondo mandato come presidente dell’AFDS: com’è il bilancio di questi anni?

«Sono stati anni impegnativi, talora difficili in alcuni passaggi come i mesi del Covid, ma anche entusiasmanti, ricchi di momenti di soddisfazione e soprattutto di contatti umani con quelle persone meravigliose che sono i Donatori. Il bilancio quindi è positivo perché l’associazione è maturata, ha rafforzato la sua presenza nella società, ha raggiunto buoni livelli di comunicazione fra l’opinione pubblica. Soprattutto sono aumentati i volontari e il loro dono di sangue e di plasma».

Tra i progetti che avrebbe già voluto realizzare e che per il momento sono ancora nel cassetto a quali darebbe la priorità?

«Abbiamo fatto molto, con la collaborazione di tante persone che ringrazio, anche se avrei voluto fare ancora di più. Tuttavia sono soddisfatto per molti risultati ottenuti: aver acquisito una nuova autoemoteca, aver rivitalizzato il gruppo giovani, aver valorizzato la straordinaria “24 ore di dono”, nonché per le tante manifestazioni che hanno innovato il nostro modo di operare e la nostra immagine. Soprattutto, spero di venire ricordato per aver proiettato questo grande sodalizio verso il futuro. Nel cassetto sono rimaste tante cose da fare, ma credo che non vi resteranno per molto, anche se fossero altri ad assumersi la mia responsabilità».

Il Friuli Venezia Giulia è una regione autosufficiente per quanto riguarda il sangue e gli emoderivati?

«Nonostante la forte denatalità che colpisce la nostra regione, siamo autosufficienti per quanto riguarda le emazie di sangue e di plasma. Le donazioni nel 2023 sono state più di 76.000. La nostra è stata la prima regione italiana per chili di plasma conferiti al frazionamento industriale in rapporto alla popolazione residente. Più precisamente 24,2 kg per mille abitanti. Per quanto riguarda le emazie di sangue intero siamo a 48 donazioni per mille abitanti mentre in ambito nazionale si è fermi a 43 emazie».

Il Friuli Venezia Giulia come si ritrova dal punto di vista delle scorte ematiche e di plasma?

«Abbiamo la fortuna di non avere necessità di acquisire all’esterno il materiale ematico che serve, questo perché i Donatori ci sono e sono attivi. Ciò ci permette invece di cedere ad altre regioni in difficoltà una piccola parte della nostra raccolta».

Oltre alle donazioni in ospedale risultano molto importanti quelle garantite dall’autoemoteca direttamente nei vari comuni. Questo servizio verrà potenziato?

«Auspico che con l’anno nuovo la raccolta mobile abbia non solo un potenziamento numerico, ma si sviluppi come servizio di qualità, diretto alle località più lontane dagli ospedali, alle scuole, alle aziende il cui numero va crescendo e alle caserme».

L’autoemoteca dell’AFDS (ph. Claudio Pizzin)

Il 2024 che anno è stato per quanto riguarda le donazioni e i nuovi donatori nell’AFDS?

«Fra alti e bassi abbiamo comunque visto aumentare sia le donazioni sia il numero dei donatori. Si risente già, tuttavia, della crisi demografica, ma non solo. I sempre maggiori impegni familiari e di lavoro delle persone attive creano spesso difficoltà nel trovare l’orario giusto per il prelievo. Per questo chiediamo alle strutture sanitarie maggiore elasticità».

L’emergenza sanitaria correlata al COVID-19 ha causato problemi per quanto riguarda le scorte?

«Fortunatamente, grazie all’impegno dei Donatori e dell’Associazione, abbiamo fatto fronte all’emergenza senza episodi gravi e la disponibilità di sangue e plasma per gli ammalati non è mai venuta meno».

Il donatore è colui che, con un gesto individuale, semplice e sicuro, può contribuire a salvare una vita o migliorare la qualità della vita. Donare il sangue è un gesto gratuito di solidarietà e altruismo nei confronti degli altri”. Quanto sono presenti oggi nella nostra società questi principi?

«Nonostante tutto quello che vediamo i friulani sono rimasti fedeli alla solidarietà, vivono ancora i valori che li hanno sempre caratterizzati, per cui il messaggio lanciato 66 anni fa alla fondazione dell’AFDS fa ancora presa. E quello che sorprende soprattutto fra i giovani».

Passiamo proprio alle nuove generazioni. La necessità di ricambio generazionale è decisiva sia sul campo, con i donatori, sia in chiave dirigenziale. Quali sono le iniziative in programma sul piano del reclutamento?

«Più che reclutamento si tratta di favorire una adesione spontanea. Nel momento storico in cui oggi si trova l’Associazione è necessario che siano proprio i nostri giovani a costruirne di nuovo un tessuto ideale capace di parlare ai coetanei e di convincerli a donare. Ci sono dinamiche di consenso che noi adulti non riusciamo a cogliere, ma che il giovane è in grado di comprendere e di costruire con maturità e sotto forma di una scelta di vita».

Donatore durante il prelievo (ph. Claudio Pizzin)

Nell’AFDS oltre alla donazione sono indispensabili anche l’impegno organizzativo e la creatività necessari per essere testimonianza in mezzo alla gente. Come ci si sta muovendo per preparare i futuri dirigenti del sodalizio?

«Il problema della dirigenza – come in tutti gli ambiti di formazione del mondo del volontariato – è cruciale. Purtroppo il modo di vivere dei nostri giorni non contempla più la donazione del tempo. Le persone qualificate si impegnano soprattutto nella professione: più sono qualificate più sono impegnate. Dovremo trovare una formula organizzativa che metta assieme la vita familiare e professionale con quella associativa. È una delle sfide da affrontare per non perdere talenti preziosi».

Come si può riuscire a trasformare almeno “alcuni donatori” in “volontari attivi”?

«La donazione spesso tocca maggiormente il cuore e dunque è più facile trovare il tempo. Ma il volontariato attivo impegna anche la ragione: per questo bisogna svolgere un’opera di convincimento che va ben oltre la generosità».

Un auspicio per il futuro dell’Associazione Friulana Donatori di Sangue?

«Mi auguro che si attui un sistema sangue sempre più legato ai valori che AFDS da tanto esprime e che tutti i Donatori sentano di essere parte importante di una “impresa di vita”, protagonisti di una società migliore e in salute».

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