Lo sport per il reinserimento dei detenuti

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Trieste Atletica, vincitrice di un avviso pubblico nazionale, formerà i detenuti per diventare istruttori/tecnici di atletica giovanile

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(ph. Regione FVG)

TRIESTE – L’Asd Trieste Atletica Aps è risultata tra le vincitrici dell’Avviso Pubblico, a livello nazionale denominato SPORT DI TUTTI – CARCERI e promosso da Sport e Salute SpA (Società dello Stato che fa riferimento al Dipartimento per lo Sport) in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità.

Il progetto gialloblu, dal titolo “MAI SOLI”, è stato presentato questa mattina nella Sala Riunioni della Casa Circondariale “Ernesto Mari” di Trieste alla presenza di Graziano Pujia, direttore della Casa Circondariale, accompagnato da Luca Zolle, ispettore superiore facente funzioni di comandate alla Casa Circondariale, Erika Dessabo, coordinatrice regionale Fvg Sport e Salute S.p.A., Pierpaolo Roberti, assessore regionale alla funzione pubblica, Pompeo Tria, presidente dell’Asd Trieste Atletica Aps, e Francesco Colella, consigliere della Fidal Fvg.

IL PROGETTO “MAI SOLI”

All’interno della Casa Circondariale “Ernesto Mari” di Trieste il progetto “MAI SOLI” diventerà realtà a gennaio 2025 quando lo staff della Trieste Atletica inizierà la propria attività, prima in aula e poi in spazi adatti all’attività fisica.

Attraverso questa iniziativa, la Trieste Atletica, per dare al termine del percorso opportunità concrete di reintegrazione sociale, cercherà di trasmette ai protagonisti la passione per l’atletica e la voglia di stare assieme per costruire progetti collettivi.

Alla conclusione del percorso gli iscritti avranno le competenze per diventare istruttori/tecnici di atletica giovanile, potranno dare il proprio contributo per organizzare le manifestazioni sportive e permettere pure a qualcuno dei partecipanti di gareggiare in gare agonistiche.

«Questo progetto – ha sottolineato Pompeo Tria – vuole rimarcare il concetto che i detenuti non debbano essere visti e trattati come una piaga sociale. Sono persone che, come tutti, possono sbagliare e che hanno bisogno di una mano per rialzarsi. Credo sia dovere di tutti noi recuperare questi individui affinché si reintegrino nella società e rappresentino dei valori aggiunti».

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