Lo scrigno della storia

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Margherita Reguitti

7 Novembre 2018
Reading Time: 5 minutes

Cristina Bragaglia Venuti

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A Gorizia, immerso nel verde di un magnifico parco, sorge Palazzo Coronini Cronberg. Un gioiello architettonico, uno scrigno che custodisce un tesoro accumulato nei secoli da generazioni di nobili goriziani ed europei. Entriamo alla sua scoperta con Cristina Bragaglia Venuti, responsabile dell’attività della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg Onlus e curatrice della mostra L’eredità russa dei Conti Coronini.

Com’è nata la Fondazione e quali sono i suoi compiti statutari?

«La Fondazione è un ente morale nato nel 1990 per disposizione testamentaria del conte Guglielmo Coronini Cronberg (1905-1990), ultimo discendente della nobile famiglia goriziana, con lo scopo di conservare, valorizzare e rendere accessibile a tutti il suo immenso patrimonio, a cominciare dal Palazzo trasformato in un museo, e dal parco, entrambi aperti al pubblico».

Chi sono i componenti del curatorio che la gestisce e programma l’attività?

«Secondo quanto indicato nel testamento del conte ne fanno parte di diritto per la durata del loro incarico il sindaco di Gorizia, il soprintendente per il Ministero dei Beni Culturali per archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, l’assessore regionale alla cultura, i direttori della Biblioteca Statale Isontina e dei Musei Provinciali. A loro si aggiungono quattro esperti nel campo storico artistico».

Oggetti preziosi e legami di sangue sono il filo rosso dell’esposizione L’eredità russa dei Conti Coronini. Cosa racconta questa narrazione senza confini in forma di mostra?

«Svela la straordinaria consistenza dell’eredità che, nel 1913, il conte Eduard Cassini, ciambellano e maestro di cerimonie alla corte degli ultimi zar, lasciò alla nipote Olga Westphalen Fürstenberg, madre del conte Guglielmo. Attraverso opere d’arte, documenti, fotografie e oggetti preziosi sono narrati i momenti salienti di un racconto iniziato alla fine del ’700, quando il conte piemontese Vittorio Gioacchino Capizzucchi Cassini di Strada decise di arruolarsi nell’esercito del grande impero russo di Caterina II. Da quel momento, per ben tre generazioni, i conti Cassini rimasero al servizio degli zar, ricoprendo importanti incarichi come diplomatici o funzionari di corte, incrociando sul loro cammino papi, imperatori e presidenti, da Napoleone Bonaparte a Jacqueline Kennedy. Alle loro vicende si intrecciano quelle delle prestigiose famiglie russe Bibikov, Beketov e Kušnikov, da cui discendeva Zoé Bibikova (1840-1907), la moglie di Eduard Cassini, alla quale apparteneva in realtà il cospicuo patrimonio ereditato da Olga e oggi patrimonio della Fondazione».

Lei è la curatrice della mostra e responsabile dell’attività della Fondazione: ci accompagna in una visita virtuale nelle sale espositive e nel Palazzo?

«La nostra visita inizia nelle sale delle Scuderie, oggi spazi espositivi, book-shop e biglietteria. Qui fotografie e documenti raccontano la storia della famiglia Cassini. Dopo aver fatto la conoscenza con questi importanti antenati del conte Coronini possiamo proseguire poi all’interno del Palazzo che fu la sua casa fino alla morte avvenuta a Vienna. Nelle sale al piano terra, in una sorta di piccola sala del tesoro, sono esposti gli oggetti più preziosi dell’eredità russa: argenti, gioielli, portasigarette e icone. Una testimonianza della raffinatezza e abilità tecnica di una produzione artigianale di altissima qualità che, grazie a maestri del calibro di Fabergé, nell’800 si fece apprezzare in tutta Europa. Turchesi, diamanti, perle e cammei incastonati in spille, bracciali e collane testimoniano le principali tendenze della gioielleria dell’epoca, dallo stile neorococò al gusto per le forme della natura fino all’Art Nouveau».

Esposti anche oggetti per l’allestimento di banchetti e tavole per occasioni speciali.

«Abbiamo scelto di esporre anche manufatti a smalto e a niello, realizzati con tecniche diverse. Il sapiente uso del cesello ha prodotto oggetti da tavola che, nelle forme e nei decori, si richiamano a uno “stile russo”, ispirato alle tradizioni popolari, agli umili oggetti della vita quotidiana e a un repertorio decorativo ricavato dagli antichi manufatti russi del XVI e del XVII secolo».

La mostra è stata l’occasione anche per scoprire e capire l’origine di alcuni oggetti…

«Studiando e confrontando abbiamo scoperto come anche molte delle opere d’arte e degli arredi, che siamo abituati a vedere nei suggestivi ambienti arredati dal conte Coronini, abbiano in realtà un’origine russa ma non solo. Si tratta di un viaggio dai pregevoli dipinti olandesi al busto di Napoleone Bonaparte, dalle settecentesche vedute di Napoli al servizio da scrittura in malachite. Quasi ogni stanza del Palazzo conserva in maniera indelebile una traccia della straordinaria ricchezza del lascito Cassini e del gusto del Conte».

Quali sono alcuni degli oggetti più pregevoli ai quali è stato riservato un posto d’onore?

«Sono molti i pezzi unici e preziosi, alcuni dei quali mai visti prima. Fra questi una preziosissima balza in pizzo francese del Settecento, lunga cinque metri, esposta nel salone centrale, o la spettacolare etagère con specchiera in legno dorato e porcellana, restaurata per l’occasione grazie ai proventi raccolti con il progetto de “Il Panettone del conte” e al sostegno del Lions Club Gorizia Host».

Quali sono gli altri tesori della Fondazione che attendono di essere scoperti?

«Le collezioni Coronini comprendono una straordinaria varietà di oggetti, molti dei quali non sono mai stati esposti al pubblico o lo sono stati solo in parte. Senza contare i dipinti, le sculture e i mobili custoditi nei depositi, possiamo ricordare le stampe, tra cui pregevoli esemplari del XVI, XVII e XVIII secolo, disegni, tra cui una significativa raccolta di opere del pittore neoclassico di origine goriziana Francesco Caucig, le monete e le medaglie, per finire con un interessante nucleo di opere orientali che comprende porcellane e stampe cinesi e giapponesi».

Quali sono i programmi per il 2019?

«Il prossimo anno abbiamo intenzione di far scoprire un’altra sezione delle collezioni Coronini che non è stata ancora studiata e valorizzata appieno: quella dei tessili e dell’abbigliamento. La mostra, che verrà inaugurata in primavera, sarà dedicata agli accessori della moda. Se oggi infatti gli accessori sono considerati essenziali, quasi più dell’abito stesso, perché sono il mezzo attraverso cui una persona esprime la propria personalità o il proprio stato d’animo, altrettanto importante fu il loro ruolo nei secoli passati. Ogni epoca ebbe i propri “fronzoli” che ne caratterizzarono il gusto e lo stile. Per questo un’analisi dei diversi oggetti che nel corso del tempo furono considerati un indispensabile completamento dell’abbigliamento, le loro caratteristiche, i loro materiali, può aiutare, al di là della loro apparente futilità, a conoscere la mentalità e le abitudini che connotavano un determinato periodo storico».

Ci può anticipare quali accessori fashion si potranno ammirare?

«Da un lato gli accessori che si indossano, che si portano sul corpo insieme al vestito o sul vestito, come cappelli, guanti, scarpe, calze, ghette, ma anche bottoni e ancora cinture, scialli, merletti, pettini. Dall’altro oggetti che si tengono in mano come borse, ventagli, bastoni da passeggio, fazzoletti, tabacchiere, portasigarette, etui (busta o astuccio, ndr) ma anche ninnoli oggi in disuso come boccette portasali e portaprofumo».

Oggetti che ci faranno viaggiare in quali secoli?

«Una varietà di oggetti preziosi e curiosi giunti fino a noi per raccontarci la società del XVIII e del XIX secolo, evidenziandone piccoli vizi e abitudini quotidiane, un tuffo a ritroso nel tempo dal forte impatto emotivo ed estetico ma anche con una spiccata valenza didattica».

 

La mostra L’eredità russa dei Conti Coronini resterà aperta fino al 31 dicembre 2018. Ingresso € 5,00, ridotto € 3,00; orari di apertura sul sito www.coronini.it

Visite guidate su prenotazioni per gruppi. Catalogo in mostra. Palazzo Coronini Cronberg, viale XX Settembre 14 – Gorizia.

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