La storia in un romanzo, Pordenonelegge premia Azar Nafisi

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La scrittrice iraniana ritirerà il riconoscimento in città il 21 settembre

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Azar Nafisi (© Yousef Al Abdullah)

Azar Nafisi (© Yousef Al Abdullah)

PORDENONE – Va alla scrittrice Azar Nafisi la 17^ edizione del Premio Crédit Agricole La storia in un romanzo, riconoscimento nato dalla collaborazione fra Fondazione Pordenonelegge e Link Mediafestival di Trieste, su impulso di Crédit Agricole Italia.

Lo annuncia il festival pordenonelegge, che lancia così il conto alla rovescia per la sua 25^ edizione, in programma quest’anno dal 18 al 22 settembre.

E proprio nell’ambito della Festa del Libro con gli Autori, Azar Nafisi riceverà il Premio sabato 21 settembre, alle 18, al Teatro Verdi di Pordenone.

Alla cerimonia seguirà l’incontro con il pubblico intorno ai legami fra il romanzo e la storia, e sarà questa l’occasione per presentare il nuovo libro della scrittrice, “Leggere pericolosamente. Il potere sovversivo della letteratura”, in uscita il 5 marzo per Adelphi.

Il Premio Crédit Agricole La storia in un romanzo è stato conferito nel tempo ad Arturo Peréz-Reverte, Abraham Yehoshua, Art Spiegelman, Alessandro Baricco, Ian McEwan, Martin Amis, Umberto Eco, Emmanuel Carrère, Javier Cercas, Wole Soyinka, Robert Harris, Svetlana Aleksievič, Olga Tokarczuk, Fernando Aramburu, Jhumpa Lahiri e nel 2023 ad Annie Ernaux.

«L’edizione 2024 – spiegano le motivazioni – va alla scrittrice Azar Nafisi per averci insegnato che quando sono in pericolo l’immaginazione e le idee è in pericolo anche la nostra stessa libertà. Da Leggere Lolita a Teheran fino all’ultimo Leggere pericolosamente, Nafisi ha composto una sorta di autobiografia che gravita intorno al potere dei libri, capaci di essere pericolosi e sovversivi sia negli anni della rivoluzione di Khomeini in cui la catechesi islamica additava nella letteratura una delle più temibili incarnazioni del male occidentale; e sia nei difficili tempi attuali, in cui i romanzi ci possono aiutare a smascherare le tentazioni totalitarie fuori e dentro di noi, e ad accogliere l’irrequietezza e il desiderio di conoscenza».

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