Da Pordenone a Sarajevo per aiutare 60 minori

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redazione

5 Aprile 2019
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Progetto di cooperazione allo sviluppo

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Trasferta in Bosnia ed Erzegovina per aiutare 60 minori a rischio e insegnare a 10 operatori sociali locali come costruire percorsi educativi per i minori. Il tutto partendo dalle buone pratiche sviluppate in Friuli Venezia Giulia e aprendo il cammino per visite degli stessi operatori sociali locali in Friuli occidentale nei prossimi mesi.  

Nei giorni scorsi il Consorzio di cooperative sociali Leonardo, aderente a Confcooperative Pordenone, e la cooperativa sociale Laboratorio Scuola si sono recati a Sarajevo per una visita studio e per l’inaugurazione di un centro educativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’iniziativa fa parte del progetto di cooperazione allo sviluppo intitolato “Rischio Minore – Tutela dell’infanzia in Bosnia Erzegovina” finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e che vede coinvolti due partner del Paese balcanico: Caritas Bosnia ed Erzegovina e l’associazione Youth for Peace. “Un progetto – ha spiegato Luigi Piccoli, presidente di Leonardo e Confcooperative Pordenone – che ci permette di condividere con altre realtà d'oltreconfine quanto di positivo siamo riusciti a realizzare qui nel territorio pordenonese, visto che la buona cooperazione è quella che non sta chiusa in se stessa ma si apre all'altro” 

Il progetto coinvolge 60 minori a rischio della Bosnia ed Erzegovina, molti dei quali senza tutela genitoriale, oppure ospitati in orfanotrofi istituzionali o provenienti da famiglie vulnerabili, di diversa appartenenze etnico-religiosa (bosgnacchi, croati, serbi, ebrei e rom). La visita studio ha avuto diversi momenti, tra cui l’inaugurazione del nuovo centro educativo a Sarajevo finanziato dal progetto. Al taglio del nastro erano presenti anche l’ambasciatore italiano Nicola Minasi e Radmila Ravlovic, rappresentante della Regione Friuli Venezia Giulia. 

Il progetto prevede anche l'acquisizione di nuove competenze specifiche nella tutela dei minori, nella gestione di progetti internazionali e nel rafforzamento delle reciproche relazioni e sinergie. Per questo, le due cooperative italiane referenti del progetto, hanno potuto visitare Sarajevo e il suo Museo dell’Infanzia di Guerra, dove sono raccolti diversi oggetti conservati da persone che sono state bambine durante il periodo delle guerre jugoslave e conoscere più da vicino il contesto progettuale dell’intervento. Fondamentale è stata poi la visita di una casa famiglia gestita da suore, di un orfanotrofio pubblico e della sede dei servizi sociali di uno dei Comuni di Sarajevo. Insieme ai partner locali si è lavorato sui temi del sostegno alle famiglie a rischio e su come creare dei luoghi di accoglienza più a “misura di bambino”. Le socie educatrici della cooperativa sociale Laboratorio Scuole hanno poi fatto formazione ai volontari dell’associazione Youth for Peace. 

“È stata un’importante occasione di scambio tra le due realtà – ha spiegato Nicole Colussi, referente del progetto di Consorzio Leonardo -. L’evento ha permesso di evidenziare l’importanza cruciale del progetto e della rete che è stata costituita a livello locale nel contribuire alla tutela dell’infanzia sul territorio”. 

Il progetto, avviato circa 5 mesi fa, avrà durata annuale e proseguirà con l’organizzazione a luglio di un campo educativo estivo per ragazzi tra i 14 e i 18 anni, che ripeterà un po’ l’esperienza del campo invernale che è già stato fatto e che aveva coinvolto 24 ragazzi tra i 14 e i 18 anni provenienti dalle aree limitrofe a Sarajevo. I ragazzi che vi parteciperanno saranno selezionati dai servizi sociali, dalle case famiglia e da altre organizzazioni che si occupano di minori a rischio. “Inoltre – ha aggiunto Nicole Colussi – a luglio gli operatori sociali di Bosnia ed Erzegovina che abbiamo incontrato a Sarajevo verranno a loro volta ospitati qui a Pordenone, dove avranno modo di visitare le realtà che si occupano di minori a rischio e potranno fare una esperienza formativa così da acquisire nuove competenze specifiche nella tutela dei minori da applicare poi nella loro attività quotidiana con bambini e ragazzi in Bosnia ed Erzegovina”.

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