Federico Gambini, Mister Solaris

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L’azienda leader nella produzione di yachts si avvia verso il record di fatturato proprio nell’anno in cui celebra il cinquantesimo della fondazione.
Per farlo organizzerà una regata evento nell’ambito della Barcolana. Intanto il suo presidente guarda al futuro. Con i piedi ben saldi nella tradizione: «Conoscenze, abilità e passione di uomini e donne che lavorano con noi sono la nostra forza»

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L’avvocato Federico Gambini

Dai cantieri di Aquileia al mondo navigando su mari e oceani.

Le imbarcazioni a vela progeate e costruite dal gruppo Solaris Yachts saranno le protagoniste dalla prima edizione di Solaris Cup Adriatico, regata monomarca che anticiperà la Barcolana.

L’evento rientra nelle iniziative programmate dal gruppo friulano per celebrare i 50 anni di attività nell’anno che farà registrare un fatturato complessivo di oltre 100 milioni di euro.

Fra i leader mondiali nella costruzione di yachts a vela e motore, il gruppo con sede ad Aquileia e a Forlì ha nel 2021 acquisito lo storico marchio francese di cruiser oceanici CNB.

Nei suoi 26mila metri quadrati di cantiere la Solaris costruisce e riatta barche su misura, sartoriali.

Alta tecnologia di bordo, eccellenza delle maestranze artigianali, grande tenuta e affidabilità in mare sono alcune delle caratteristiche della sua produzione di fascia alta, veri pezzi unici negli aspetti tecnici, di governabilità e abitabilità nel segno del motto: built for sailor (costruito per il marinaio).

Passione per il mare e costante investimento nella ricerca, uniti a un’attenzione continua verso l’acquirente più esigente sono nel DNA del gruppo che guarda al futuro con la forza delle proprie solide radici. Ne parliamo con il presidente Federico Gambini, uomo copertina del nuovo numero della rivista iMagazine (guarda).

Avvocato Gambini, dopo l’evento per i 50 anni in Sardegna qual è l’atmosfera nei cantieri e quali i progetti per la Barcolana?

«L’atmosfera è positiva: grazie al successo riscontrato a Porto Rotondo si parla molto di noi nell’ambito della vela mondiale. Vi hanno partecipato 102 barche Solaris, un record. Tanti gli appuntamenti e due le regate con barche di dimensioni diverse, dai 36 ai 111 piedi, un arrivo sgranato di grande effetto. Per la Barcolana avremo un evento tutto nostro, con la presenza di yachts che regateranno nella prima edizione della Solaris Cup Adriatico e quindi parteciperanno alla 56ª edizione. Inoltre è stato rinnovato l’accordo con la Regione Friuli Venezia Giulia e una nostra barca in gara porterà il brand “Io sono FVG”. Un accordo che rende forte ed evidente il legame del marchio con il territorio. Solo 50 chilometri separano Aquileia e Trieste, strano è che non si sia fatto prima questo patto a tre».

Solaris guarda al futuro, ma qual è il rapporto con le radici e il patrimonio di competenze artigianali nel territorio?

«Il legame con il territorio è importante, mezzo secolo è un tra-guardo raggiunto sul campo anche grazie al lavoro e alle competenze delle maestranze che hanno saputo trasmettere il know-how con continuità nel passaggio generazionale. Abbiamo dipendenti che lavorano con noi da 40 anni: padri, figli e fratelli. Patrimonio importante al pari dell’innovazione e della ricerca tecnologica. Al momento abbiamo un organico di oltre 160 dipendenti ma l’indotto ha numeri molto più alti. A questo si devono aggiungere centinaia fra fornitori, agenti, armatori e clienti che ogni anno usufruiscono dei servizi di ospitalità negli alberghi, b&b, oltre a ristoranti e bar. Un movimento significativo per la città, legato alla nostra attività».

Lo stabilimento Solaris ad Aquileia

Quanto conta l’investimento nelle persone?

«Durante l’evento a Porto Rotondo erano presenti molti ragazzi dello staff tecnico, impegnati sia nella complessa organizzazione sia in regata. La loro passione ed entusiasmo sono stati percepiti anche dai nostri clienti. Noi investiamo sulla formazione di artigiani, elettricisti, idraulici, falegnami operativi nel settore nautico che richiede competenze specifiche, difficili da trovare».

A chi vi rivolgete per reclutare il personale tecnico e quanto conta la ricerca?

«Collaboriamo con l’Istituto nautico “Galvani” di Trieste e con le università che hanno corsi specialisti di progettazione nautica, alle quali chiediamo di segnalare studentesse e studenti interessati. Nell’ufficio tecnico lavora un’ingegnera laureata all’Università di Savona. Un cambiamento in atto rispetto alla presenza femminile prima limitata al settore amministrativo contabile. Per quanto riguarda la ricerca di materiali e l’innovazione, si cerca un equilibrio fra l’evoluzione elettronica, costante e continua, e la tenuta sulla qualità che da sempre ci contraddistingue. A Porto Rotondo era presente una nostra barca varata 40 anni fa, perfettamente rinnovata, stupenda».

Europa, Australia, Corea, Hong Kong, Sudest asiatico, Stati Uniti e America latina. In un mercato mondiale di fascia alta quali sono i punti di forza che vi porteranno nel 2024 a superare 100 milioni di fatturato?

«L’obiettivo è costruire yachts per armatori che vanno per mare, con convinzione e passione, su imbarcazioni importanti, per un mercato prevalentemente estero, europeo e nei paesi che lei ha citato. Siamo sempre in contatto con i nostri clienti, c’è uno scambio continuo di informazioni tecniche, sui viaggi e sulla tenuta e prestazione della barca».

Quali le vostre unicità?

«Costruire barche di qualità differenziandole per tipologie. Nel 2021 abbiamo acquisito lo storico marchio francese CNB di cui abbiamo conservato il DNA: scafi oceanici eleganti, facili da governare, ai quali abbiamo aggiunto la qualità tecnica Solaris. Il primo è stato presentato con successo all’ultimo salone di Cannes».

Le imbarcazioni Solaris a Porto Rotondo

Prossimi obiettivi a medio e lungo termine?

«Dobbiamo distinguere fra vela e motore. Per la prima abbiamo costruito una presenza importante nel mercato europeo e mondiale. L’obiettivo dunque è consolidarlo facendo crescere il marchio CNB. Il settore motore è stato avviato 6 anni fa nei cantieri di Forlì, deve crescere e in questo siamo impegnati. Mi piace così sintetizzare: il mondo della vela è piccolo e noi siamo grandi. Quello del power è vasto e noi siamo piccoli. Aggiungo però che i numeri di barche e fatturato sono vicini, quasi gli stessi. Puntiamo nel medio-lungo termine a crescere nel mercato statunitense, in Florida in particolare dove già siamo presenti. Nella nostra offerta, molto caratterizzata e per niente legata alla moda del momento, vi sono cruiser adatti sia per la vacanza in Europa sia per il divertimento nello spirito americano. Userei la metafora del gelataio: vende palline al cioccolato e alla menta, stesso prodotto, gusto e impatto diversi».

Aquileia è la New York del mondo antico, sito UNESCO, incrocio di Occidente e Oriente. Che effetto fa ai vostri clienti un luogo tanto ricco di storia e arte?

«Molti armatori quando vengono per discutere i dettagli della costruzione si documentano e amano visitare la città e conoscere il grande e unico patrimonio storico-culturale. Arrivano da culture molto diverse e grande è il loro stupore e interesse. In questo senso ottimo è il rapporto con la Fondazione Aquileia. Direi sorpresi e curiosi».

Mai avuta la tentazione di lasciare il punto più a nord dell’Alto Adriatico, verso altri lidi?

«Non siamo vittime della moda. Non essere in una zona industriale a volte crea dei problemi, facilmente risolvibili. La prima sede sorse nel 1974 a Fiumicello mentre l’attuale è nata negli anni ’80. Abbiamo costruito tanto indotto e competenze attorno, non le vogliamo perdere».

A quando barche a motore ecosostenibili?

«Stiamo implementando delle soluzioni che saranno messe in atto in presenza di effettivi risultati. La vela è ecologica, il motore meno. Stiamo studiando delle soluzioni, l’elettrico sarà probabilmente il futuro, non a breve per scafi di dimensioni importanti che necessiterebbero di batterie pesanti, causando un aumento di consumi. Pannelli solari a bordo possono essere utili per il funzionamento della strumentazione».

Un novello Ulisse quale delle vostre barche sceglierebbe?

«Una barca a vela di dimensioni limitate per poterla portare senza equipaggio, con a bordo tecnologia evoluta, per spingersi oltre».

Intelligenza artificiale: quale utilizzo e dove non sarà mai applicata?

«Può essere un valido supporto nella conduzione e fase di progettazione. Non potrà mai sostituire l’occhio esperto che fa l’ultimo controllo prima della consegna».

In vacanza preferisce mare o montagna?

«Mare, ma aggiungo che siamo una famiglia che alle vacanze di riposo preferisce quelle impegnative di viaggio».

Un sogno?

«Una casa a Londra, dove io e mia moglie andiamo spesso e volentieri».

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