Il “pilo” di Romans

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Elisa Fucina

8 Gennaio 2018
Reading Time: 2 minutes
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Memoria dei caduti. Simbolo della “vittoria”

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Testimonianza storica, trait d'union fra passato e presente, simbolo di un'epoca e vessillo di orgoglio di comunità. Tanti sono i pensieri che scorrono nella mente sfogliando le pagine del libro Il “pilo” di Romans. Memoria dei caduti. Simbolo della “vittoria” di Edo Calligaris, edito da Circolo “Mario Fain” e “Gruppo di ricerca I Scussons” di Romans d'Isonzo. Un lavoro di ricerca certosina accurata e documentata nel quale l'autore, non nuovo a questo tipo di impresa, ripercorre le fasi della realizzazione di un monumento iniziato nel 193. Un progetto fortemente voluto dal cavalier Aurelio Colonnello, nato a Romans d'Isonzo ma trasferitosi a Milano, dove aveva fondato con successo le Arti grafiche Italiane “Tergesteo”.

Il Pilo, pennone/antenna per la bandiera italiana, ricordo dei compaesani morti durante la Grande Guerra, venne inaugurato nel 1933 e fino al 1960 svettò nella centrale piazza dei Caduti del centro isontino, per essere poi trasferito nel Parco della Rimembranza dove attualmente è collocato.

Storia di comunità, di tradizioni e di ricordi collettivi; fotogrammi di una narrazione di parole e di immagini, che alterna testi da cronista, documenti d'archivio e tante belle foto dove riconoscersi e riconoscere.

Lavoro pregevolmente presentato dalla prefazione di Ferruccio Tassin e dall'introduzione dello stesso autore, con note di apprezzamento dei promotori: Claudia Panteni per “Circolo Fain” e Germano Pupin per “I Scussons”. Un racconto scandito da capitoli che hanno la suggestione grafica di titoli di film muti. Alla fine delle 140 pagine di racconto, quasi a sorpresa, dopo l'indice, il dettaglio del “Pilo” che riassume contesto storico e sentimento privato: “Ai caduti per la grandezza d'Italia”.

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