Ricerca: la Fondazione Friuli finanzia tre progetti interdisciplinari dell’Ateneo di Udine

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redazione

25 Febbraio 2021
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Presentazione con il rettore Pinton e il presidente Morandini

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Nuova linfa per la ricerca dell’Università di Udine. La Fondazione Friuli ha deciso di finanziare tre progetti di ricerca dell’ateneo, della durata annuale, sui temi strategici del Cibo (Food), dell’Invecchiamento Attivo (Active Ageing) e della Intelligenza Artificiale-Robotica (AI). La presentazione dei Progetti interdisciplinari Uniud-Fondazione Friuli si è svolta oggi a palazzo Maseri a Udine.

“La focalizzazione su temi interdisciplinari che valorizzino la complementarità delle competenze presenti, guardino alle nuove esigenze della Società, alla evoluzione dei mestieri e a richieste di professionalità emergenti è un obiettivo strategico primario dell’Ateneo – sottolinea il rettore Roberto Pinton –. L’idea di aggregare interessi di ricerca afferenti a diverse discipline del sapere, da quelle mediche, a quelle scientifiche e tecnologiche, umanistiche, assistenziali, sociali ed economico-giuridiche vuole dare vita a nuove sinergie all’interno dell’Ateneo e promuovere la creazione di reti tematiche di ampio respiro e forte ricaduta anche sul territorio. I progetti e l’importante sostegno della Fondazione sono un momento essenziale per lo sviluppo di questa strategia”.

“Il Covid ha fatto emergere i limiti della nostra società nel prevedere l'epidemia, contenerla e ripartire – evidenzia Giuseppe Morandini, presidente della Fondazione Friuli –. È un limite soprattutto di competenze e questi progetti dimostrano la capacità dell'università di recepire la lezione della pandemia. Sarebbe infatti un errore considerare il Covid un problema soltanto medico. Per uscire da questa situazione è indispensabile l'alta formazione interdisciplinare, che sappia coniugare i saperi e le professionalità tradizionali. Serve una visione a 360 gradi per essere efficaci, dando il giusto peso, ad esempio, anche alle scienze sociali. Il Covid inoltre è stato un acceleratore dei tempi per le tecnologie digitali. Di strumenti come smart working ed e-learning, ad esempio, abbiamo capito cosa c'è di buono, cosa di migliorabile e cosa da evitare. L'università quindi deve sentire una forte responsabilità sullo sviluppo sostenibile e sulle nuove figure professionali utili alla comunità, deve essere simile a una grande azienda ma avere la sensibilità e la flessibilità tipiche delle piccole imprese”.

PROGETTO CIBO. Si chiama “Il tempo della mela” il progetto sulla scienza e cultura del cibo che ha scelto come caso studio un frutto tra i più consumati a livello mondiale e che è più di altri significativo dal punto di vista del nutrimento, della protezione per la salute e della comunicazione sociale, oltre che oggetto di numerosi significati simbolici, con una lunga storia di usi e tradizioni locali. Il progetto coinvolge 25 ricercatori di cinque dipartimenti dell’ateneo.

Il progetto si focalizza su quattro temi: la Comunicazione sociale per gli aspetti storici, antropologici e di comunicazione pubblicitaria, la Normativa degli alimenti per la salute e l’analisi delle problematiche connesse all’introduzione sul mercato di alimenti funzionali, il Benessere e la prevenzione per gli effetti di processi di selezione varietale e di trasformazione sulla bioaccessibilità e biodisponibilità di composti bioattivi presenti nella mela e nei suoi derivati, la raccolta e l’archiviazione delle caratteristiche compositive della mela, anche diversamente trattata, e dei relativi dati nutrizionali e la Sostenibilità per l’utilizzo di scarti derivanti dalla trasformazione delle mele nella produzione di integratori alimentari e di alimenti funzionali ed analisi della propensione all’acquisto di alimenti funzionali da parte dei consumatori. “Sette i risultati attesti – spiega la coordinatrice Maria Cristina Nicoli – dalla creazione di un gruppo di ricerca multi-interdisciplinare di Ateneo su scienza e cultura del cibo alle basi per ulteriori progettualità multi-interdisciplinari di Ateneo e per una progettualità su bandi competitivi nazionali ed internazionali, dalla redazione di pubblicazioni scientifiche allo sviluppo di attività di trasferimento tecnologico, di azioni di trasferimento della conoscenza e public engagement e di formazione multi-interdisciplinari per gli studenti e i dottorandi del nostro ateneo”.

PROGETTO INVECCHIAMENTO ATTIVO. “Il gruppo Active Ageing – spiega il coordinatore Gianluca Tell – nasce dall’esigenza di aggregare interessi e competenze di ricerca afferenti a diverse discipline del sapere, da quelle mediche, a quelle scientifiche e tecnologiche, umanistiche, sociali ed economico-giuridiche in un collettore aperto ed integrato di idee, persone, interessi, iniziative e azioni per la crescita dell’ateneo con il territorio”.

Sono coinvolti tutti gli otto dipartimenti dell’ateneo e circa 100 ricercatori per quattro ambiti di attività: Ricerca traslazionale, diagnostica, clinica ed assistenza, Prevenzione e benessere, Infrastrutture e Tecnologie e Welfare e narrazione per una società inclusiva. All’interno dei settori biomedico, informatico, agroalimentare, linguistico, antropologico, giuridico ed economico saranno sviluppati otto temi principali: i meccanismi molecolari dell’invecchiamento e le strategie di prevenzione mediante farmaci senolitici, le attività educative e ricreative e l’antropologia dell’invecchiamento, la narrativa dell’ageing e i metodi di apprendimento negli anziani, il lavoro e i lavoratori anziani e fragili, l’analisi sulle condizioni di vita degli anziani, la sarcopenia e i metodi di valutazione clinica, il carcinoma endometriale e i metodi di valutazione clinica robotizzata nelle pazienti anziane e l’identificazione real-time delle cadute mediante approcci deep-learning.

Il progetto darà importanti risultati per forte ricaduta in ambito territoriale utile ai decisori politici, sarà utile come base per ulteriori studi e progetti multidisciplinari in ambito europeo, permetterà la definizione di specifiche azioni di trasferimento delle conoscenze e public engagement, oltre a pubblicazioni scientifiche e l’eventuale realizzazione di brevetti e l’organizzazione di eventi divulgativi su un tema di grande interesse per la popolazione.

PROGETTO ROBOTICA-INTELLIGENZA ARTIFICIALE. “L’Intelligenza artificiale – spiega Agostino Dovier, responsabile del progetto – ha pervaso molti settori, tra i quali la Robotica che ha visto aumentare la progettazione l’uso di sistemi robotici che interagiscono con l’uomo. La collaborazione tra uomo e robot è uno scenario che può essere declinato con varie modalità e in diversi contesti, a partire dall’ambiente industriale, dove già da tempo i cosiddetti robot collaborativi hanno fatto il loro ingresso all’interno delle linee di produzione e rappresentano un modo per potenziare capacità produttiva e flessibilità, senza rinunciare alle competenze e all’esperienza del personale. Esiste poi la robotica di servizio, usata per l’assistenza agli anziani e ai disabili. In Giappone ad esempio i robot aiutano a fare la spesa o gestiscono alcune realtà alberghiere. Infine i robot sono usati nell’agricoltura e nella zootecnia”.

Scopo del progetto è la creazione di un gruppo di ricerca nell’ambito della collaborazione tra uomo e robot. Nel Lab Village dell’ateneo saranno collocati due robot Frank Emika di cui sarà studiata l’interazione e un manichino Neumann KU, usato nei principali centri di ricerca non solo di robotica ma anche di acustica perché è in grado di catturare la tridimensionalità dei suoni riproducendo la psicofisica dell’ascolto umano. La ricerca spazierà dalla definizione di metodologie e algoritmi per la sintesi di piani di comportamento per i diversi agenti coinvolti (umani e artificiali) allo sviluppo di device e controller per l'esecuzione di tali comportamenti nel rispetto delle condizioni critiche di sicurezza, ma anche l’impatto dell’Etica e delle ricadute legali nelle scelte che deve operare un agente intelligente come un robot.

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