Ritorno tra i ghiacci

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redazione

6 Settembre 2018
Reading Time: 5 minutes

Joey Margarit

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Joey Margarit alla Polar Circle Marathon: che effetto fa?

«Un bell’effetto. Mi sento parte di quel freddo e di quel ghiaccio, è il mio habitat ideale. Non vedo l’ora di cominciare questa esperienza».

Cosa significa per te partecipare a questa gara?

«È un altro sogno che si realizza. Dopo l’anno scorso ho capito che lavorando sodo, alimentando quella piccola vena di follia condivisa con amici e collaboratori giusti, che credono in me, i sogni si possono realizzare».

Com’è avvenuta la selezione?

«In realtà niente di speciale: in fase di iscrizione bisogna indicare le gare a cui si è partecipato e i relativi tempi. Ovvio che la Polar Night Half Marathon corsa l’anno scorso a Tromso mi ha dato un bel vantaggio sotto quel punto di vista».

Quali saranno le difficoltà principali di questa competizione?

«Cercare di studiare abbigliamento e calzature adatte, per quanto possibile visto il contesto molto particolare, seguendo le indicazioni dell’organizzazione, anche se il clima in Groenlandia è imprevedibile. Una parte del percorso si svolge sulla calotta glaciale stessa, ma la parte principale del tracciato è percorsa sulla strada sterrata (spesso di neve ghiacciata) che collega la calotta glaciale con il piccolo comune di Kangerlussuaq, appena a nord del Circolo Polare. Mi troverò in un paesaggio artico e deserto, dove lo sforzo fisico e soprattutto quello mentale saranno molto intensi».

Nel dettaglio come avverrà la spedizione?

«Io dovrò essere a Copenaghen il 24 ottobre con tutti gli altri partecipanti; poi l’organizzazione ci porterà con un aereo ‘Antonov’ fino al piccolo paese di Kangerlussuaq, in Groenlandia. La maratona si correrà il 28 ottobre, salvo condizioni meteo avverse. Tutte le prenotazioni sono flessibili per ovviare a qualsiasi imprevisto».

Come ti stai preparando per la gara?

«La preparazione non si discosta molto da quella per una maratona normale. Quindi cerco di uscire almeno tre volte alla settimana, facendo allenamenti prefissati, di potenziamento, ripetute e anche uscite in mountain bike. Esco quasi sempre di notte per le temperature più accettabili e anche per il tempo. Ritagliare gli allenamenti  avendo un lavoro pesante, che ti impegna tutto il giorno non è facile. Ma per passione si fa anche questo. Nel fine settimana cerco di andare a correre in montagna partecipando a trail nei nostri monti o solo per allenamento singolo».

Quali sono i piazzamenti a cui ambisci?

«I tempi di una maratona classica non sono paragonabili a questa gara. Quindi qualsiasi previsione possa fare non si avvicinerebbe alla realtà. Le condizioni climatiche e il contesto sono molto particolari, quindi cerco di rimanere concentrato e fare il meglio possibile riuscendo a tagliare il traguardo. Poi ogni gara ha la sua storia».

Non solo fatica e allenamento: partecipare a un evento simile quali impegni logistici ed economici comporta?

«Per quanto riguarda il viaggio quest’anno mi va di lusso: mi sposterò solo in aereo. L’iscrizione a questa gara è costosa in quanto la logistica e l’organizzazione dell’evento porta a far lievitare i costi. Sulla calotta polare e sul ghiaccio viene allestito il percorso di gara con punti di ristoro, soccorso e tutto il necessario a far correre gli atleti in sicurezza».

Facciamo un passo indietro: quando è nata in te l’idea di partecipare alla Polar Circle Marathon?

«Dopo aver partecipato alla gara di Tromso, cercavo alcune competizioni sempre a quelle latitudini e soprattutto al freddo. Questa, per particolarità del percorso e per come si svolge, mi ha incuriosito e ci siamo messi al lavoro. Dicono sia la più fredda maratona al mondo ma anche la più bella».

Rispetto alla Polar Night Half Marathon di Tromso questa gara in cosa si differenzia?

«A Tromso si partiva da un centro cittadino, si arrivava fino su un fiordo a picco sul mare per tornare al punto di partenza. Il pubblico non mancava a darti un po’ di sostegno. In Groenlandia la gara si svolge in un deserto di ghiaccio dove devi contare solo su te stesso. Il piccolo paese da dove si parte ha pochissimi abitanti: non ci sono negozi o centri commerciali, solo runners, ghiaccio e passione per lo sport».

A un anno e mezzo di distanza cosa è rimasto dentro di te dell’esperienza in Norvegia?

«La cosa che mi ha colpito maggiormente è come la popolazione affronta la vita quotidiana tra ghiaccio, freddo, slitte, nelle difficoltà di spostamenti, scuola, lavoro. Essendo nati e cresciuti in quei luoghi per loro era normale amministrazione, ma da turista il paragone con il nostro Paese è stato inevitabile. L’assenza del sole è stata molto destabilizzante e soprattutto mille chilometri al giorno sulla “rossa” (la macchina con cui Margarit aveva compiuto l’intera spedizione, ndr) allenandomi comunque ogni sera per arrivare preparato alla gara sono stati un bel banco di prova. Il viaggio a Tromso mi è servito a migliorare il legame muscoli-cervello, cosa che per un runner è fondamentale in qualsiasi tipo di clima e su qualsiasi terreno».

A Tromso tutti conoscevano la “macchina rossa” su cui hai viaggiato con il tuo staff. Chi verrà con te questa volta?

«Questa volta partirò da solo. La mia squadra mi seguirà da casa, anche perché le condizioni non sono proprio ottimali. Forse ci sarà qualche amico che mi accompagnerà a Copenaghen per poi salutarmi al mio imbarco per Kangerlussuaq. Vi invito a seguire sui social gli aggiornamenti (pagina Fb e Instagram Cervignano Tromso – il viaggio)».

La “Polar Night” sembrava un traguardo impossibile. Ora la Maratona del Circolo Polare: Joey Margarit ha già in serbo altre nuove sfide per il futuro?

«Ho diversi obbiettivi in mente e sto valutando diverse gare. Un progetto mi sta molto a cuore: con la squadra di ‘Cervignano Tromso – il viaggio, abbiamo fondato l’Associazione ‘Blizzard run’: l’obiettivo è quello di collaborare con le scuole del territorio per raccontare la mia esperienza integrando lo sport al discorso climatico e ambientale; dobbiamo incentivare lo sport tra i giovani, fatto all’aria aperta, sensibilizzandoli a salvaguardare il nostro pianeta. E soprattutto devono cogliere il messaggio che se si lavora sodo i sogni possono avverarsi».

 

La Polar Circle Marathon si correrá su un terreno irregolare sterrato e a tratti ghiacciato. Mentre correranno sulla calotta polare (circa 3 km), gli atleti dovranno prestare la massima attenzione: anche con una spessa coltre di neve questo tratto potrà essere molto scivoloso. A causa del pericolo di caduta nei crepacci, i corridori non dovranno mai abbandonare il tracciato. Sulla parte ghiacciata, il percorso compirà un anello prima di riportare i runners sulla stessa via del ritorno. Il terreno è principalmente collinare, mentre le salite più ripide sono rappresentate dall’ascesa alla calotta polare e dai 75 metri di dislivello a circa 5 km  all’arrivo.

Alla gara parteciperanno 150 corridori da tutto il pianeta: 75 per la maratona e 75 per la mezza maratona.

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