La community bike che pedala da sola

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redazione

16 Gennaio 2018
Reading Time: 4 minutes

Da Sacile un esempio di inclusione sociale

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“La prima difficoltà è stata far accettare che una persona con disabilità, che non può andare in bici, in realtà possa ripararle. L’elemento conflittuale spesso è l’humus che fa nascere le cose, perché lo scontro e la dialettica tra diversi punti di vista possono generare idee e progetti”.

Lo ha sottolineato il presidente di Coop Noncello, Stefano Mantovani, lo scorso 15 dicembre a Sacile nel corso della presentazione e inaugurazione di Community Bike, l’officina per la riparazione, il restauro e la vendita di biciclette anche storiche operativa oramai da un mese in viale Zancanaro 36/A. Titolare Ivan Bellina che, grazie alla cooperazione di diversi enti del territorio uniti dal progetto europeo “Ctrl+Alt+EnterPrise” e, inoltre, di Fondazione Well FareCoop NoncelloComune di Sacile e Friuladria Crédit Agricole, ha raggiunto il sogno di aprire un’officina tutta sua. “L’inizio di questo progetto – ha proseguito Mantovani – nasce dalla disponibilità di un fondo provinciale per la disabilità. Coop Noncello si è messa a disposizione nel seguire questa nuova iniziativa per favorirne la fase di start-up. È importante che il terzo settore e la pubblica amministrazione collaborino, affinché le persone possano esprimere se stesse e le proprie idee”.

Ivan Bellina aveva infatti iniziato la sua attività di meccanico nella primavera del 2014 proprio all’interno di un progetto-laboratorio situato nella sede di Coop Noncello a Roveredo in Piano, in un’officina dedicata alla riparazione di biciclette e macchine da giardinaggio. Su una sedia a rotelle a causa di un incidente stradale, Bellina lavorava con i cerchioni delle bici da corsa, la trasmissione delle mountain bike, i freni a bacchetta dei modelli storici, ma riparava anche motori di tosaerba e decespugliatrici che la Coop Noncello utilizza nei suoi servizi di manutenzione del verde. Il ruolo della Noncello è stato fondamentale non solo allora ma anche in tempi recenti, dal momento che la Cooperativa sociale pordenonese ha sostenuto l’avvio della nuova impresa contribuendo materialmente con attrezzatura e finanziariamente facendosi carico di parte del prestito con la banca.

Tante le autorità che hanno salutato l’avvio della nuova impresa, tra cui il sindaco di Sacile Roberto Ceraolo che ha sottolineato come “questo progetto evidenzi quanto sia importante che la pubblica amministrazione faciliti i processi burocratici, che molto spesso si pongono da ostacolo a iniziative di inclusione sociale”. Carlo Francescutti – responsabile SS Integrazione sociale e SIL Servizio di integrazione lavorativa dell’Aas 5 Friuli Occidentale – ha evidenziato come “la creazione di un’impresa artigianale comporti una serie di sforzi notevoli. L’esperienza di Ivan esemplifica quanto sia importante il rapporto di fiducia tra pubblico e privato”.

Per la Fondazione Well Fare Tiziana Maruccia – tutor di Ivan Bellina – ha posto l’accento “sull’importanza di tutta la fase di accompagnamento non solo del processo e del progetto, ma soprattutto della persona nel suo percorso verso l’autoimprenditorialità, dall’individuazione della possibile location aziendale fino al conto economico”. Gianfranco Verziagi – presidente di Well Fare – ha ricordato come “la provincia di Pordenone abbia un terzo settore molto forte ma poco coordinato, in tal senso la Fondazione può giocare un ruolo fondamentale fungendo da anello di congiunzione tra i vari soggetti del territorio”. “Aprire un’impresa artigiana a volte è davvero un’impresa e, spesso, bisogna essere dei temerari”, ha affermato Elena Corazza di Confartigianto.

“Ivan era la classica persona presa in carico dai servizi sociali ma, a distanza di 15 anni, testimonia come si possa uscire da una situazione meramente assistenziale attraverso percorsi di sviluppo personale”. Lo ha sottolineato il direttore sociosanitario dell’Aas5, Roberto Orlich, che ha anche aggiunto di “credere fermamente nell’operatività del terzo settore e delle fondazioni, sono una fucina di pensieri per il futuro”. Presente anche Giorgio Simon, direttore generale dell’Aas5, che ha evidenziato come “vi siano due modi di essere Azienda sanitaria: il primo prevede di focalizzarsi solo sul numero di servizi erogati, il secondo presume un’operatività congiunta con il territorio. Sacile è luogo dove si riescono a mettere insieme più cose”. Per l’assessore ai servizi sociali del Comune di Sacile, Maurizia Salton, “Ivan è l’esempio che le persone con disabilità possono condure una vita pari a quella dei normodotati”. Di poche parole, benché significative, il diretto interessato: “Qui con me non vedo istituzioni – ha affermato il neo imprenditore Ivan Bellina – vedo solo amici e posso solo dire grazie”.

Oltre a quelli già citati, l’apertura della nuova attività a Sacile si inserisce all’interno di un percorso reso possibile dalla cooperazione di diversi enti uniti dal progetto Erasmus +, co-finanziato dall’Unione Europea, “Ctrl+Alt+EnterPrise: self-employment for social inclusion of vulnerable people”, rivolto all’autoimprenditorialità di persone con disabilità, svantaggiate, vulnerabili o disoccupate, per aiutarle a migliorare il proprio stile di vita attraverso la realizzazione di un’attività in proprio. Nel Pordenonese sono stati coinvolti Azienda per l’Assistenza Sanitaria n° 5 (ente capofila), Cooperativa sociale ItacaComune di Pordenone (in qualità di ente gestore dell’Ambito Urbano 6.5), Mag Verona – Società mutua per l’autogestione,Soform Scarl (Pordenone). Enterprise comprende anche i partner stranieri di Epralima – Escola Profissional do Alto Lima (Portogallo), Skup – Skupnost privatnih zavodov (Slovenia), Anatoliki S.A. – Development Agency of Eastern Thessaloniki’s Local Authorities (Grecia).

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