Bersi il cervello

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Andrea Fiore

19 Maggio 2015
Reading Time: 4 minutes

Giovani e alcol

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Osservando le statistiche italiane sul tema, durante i congressi internazionali di alcologia i colleghi nordeuropei ci guardano con invidia: «Come fate ad avere dati così bassi di consumo di alcol tra i giovani?».

Un quesito davanti al quale restiamo spiazzati, perché ritenere basso il tasso di incidenza di bevande alcoliche sui giovani al 20% non può essere un fatto positivo. Semmai la conferma che più a settentrione di noi le sbronze pesanti tra ragazzi e ragazze sono un drammatica realtà.

A casa nostra

Nessun problema, dunque, per i giovani italiani? Se consideriamo che uno su cinque fa regolare uso (e abuso di alcol), le preoccupazioni restano ben salde. Se poi aggiungiamo che le percentuali salgono vertiginosamente proprio in Friuli Venezia Giulia rispetto alla media nazionale (l’incidenza nella nostra regione interessa il 25% dei giovani), si conferma la serietà della questione. Se, infine, si scopre che la gran parte dei ragazzi in questione ha un’età compresa tra i 13 e i 17 anni, i contorni dell’emergenza – purtroppo – fanno risuonare inevitabilmente l’allarme.

Come intervenire?

Delineato il problema, cosa si può fare per risolverlo? Per abbozzare una risposta sarebbe per prima cosa necessaria la volontà di affrontare in modo drastico il fenomeno. Aspetto che finora nessuno ha ancora fatto. Ma a chi spetterebbe questo compito? Innanzitutto va sottolineato un aspetto: non stiamo parlando di una problematica sanitaria (lo diventa al momento in cui i ragazzi giungono in coma etilico al pronto soccorso), ma sociale. E se da un lato il controllo sulla vendita di alcolici ai minori (vietata per legge) risulta eufemisticamente poco stringente, dall’altro il vero focus è complicatamente semplice: perché i nostri giovani abusano di alcol?

Le risposte vanno ricercate nell’evoluzione delle dinamiche sociali, che hanno sgretolato col tempo i punti fermi dell’educazione di ragazzi e ragazze: la famiglia in primis. È ormai consuetudine vedere genitori chiamati dagli operatori sanitari raggiungere sabato notte il pronto soccorso dove è stato ricoverato il figlio giovanissimo in coma etilico e negare l’evidenza del problema di fronte al personale dei servizi che tenta di offrire loro aiuto. Talvolta seccati per aver dovuto abbandonare la festa a cui loro stavano partecipando, incuranti su dove, come e con chi stesse trascorrendo la serata il figlio tredicenne o quindicenne.

Il rischio vale la candela?

Sull’aspetto sociale del fenomeno torneremo a breve. Prima però è fondamentale sottolineare i rischi per la salute che l’abuso di alcol tra i giovanissimi può provocare. Se dal coma etilico è infatti relativamente facile riprendersi (ma con quali conseguenze per il proprio cervello nessuno è in grado di stabilirlo), è scientificamente provato l’aumento dei casi di neurite al nervo ottico con conseguente rischio di cecità, così come la maggiore probabilità di problemi al pancreas nonché di epatite acuta. Continuano infine a essere tragicamente attuali – fortunatamente non con la frequenza dei Paesi nordeuropei – i casi di amputazione di arti colpiti da necrosi (ad esempio giovani ubriachi rimasti addormentati per strada tutta la notte con le mani nelle pozzanghere).

Fortunatamente, sempre secondo le statistiche in nostro possesso, se i giovani superano indenni la fase adolescenziale, il fenomeno dell’abuso di alcol trova con la prima maturazione un sensibile calo, frutto nella capacità del ragazzo non più ragazzino di imporsi dei limiti. La questione torna così al punto di partenza: come evitare il boom ingestibile tra i giovanissimi?

Famiglia, se ci sei batti un colpo

Come anticipato nelle righe precedenti, la natura del problema è prettamente sociale. E il primo nucleo della nostra società è rappresentato dalle famiglie. Quali sono gli esempi e gli insegnamenti che i genitori danno ai propri figli? Pretendere che i figli stiano a casa la sera mentre mamma e papà vanno fuori a divertirsi per conto proprio non è solo irrealistico, ma anche scorretto. Se i nostri figli potranno trascorrere il loro tempo in famiglia non cercheranno di riempirlo con gli eccessi nel gruppo. Ma se invece vengono lasciati a loro stessi…

I soggetti colpiti dal fenomeno dell’abuso di alcol sono infatti nella stragrande maggioranza bravi ragazzi che presi singolarmente risultano assolutamente innocui, ma che in gruppo cambiano radicalmente atteggiamento, trascinati dalla legge del branco. Ecco perché la vicinanza della famiglia è fondamentale per evitare che questi giovani imbocchino strade sbagliate.

Perché dietro all’abuso di alcol, come conseguenza pericolosamente diretta, ci sono i casi di abbandono scolastico e – ancor peggiore – di violenza sessuale. La società in generale e le famiglie in particolare avranno la forza per invertire questa rotta? L’ultima moda diffusasi tra gli adolescenti è quella di ubriacarsi soli in casa davanti al pc collegato via chat con altri amici: l’ennesima conferma di quanto urgente e disperata sia la necessità di trovare una risposta affermativa.

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