La terra che tocca il cielo

imagazine claudio pizzin

Claudio Pizzin

15 Ottobre 2012
Reading Time: 6 minutes

Il Perù e le sue meraviglie naturali

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DA PARACAS A PUNO.  PASSANDO PER NAZCA

È un paese sospeso fra la terra e il cielo, il Perù: le Ande ne modellano il paesaggio, ne plasmano lo spirito, ne segnano la storia. Ma è la costa rocciosa di Paracas ad accoglierci per prima nel Paese degli Inca: nell’omonima riserva naturale, il deserto svela ovunque fossili marini e si affaccia sull’Oceano Pacifico scendendovi a strapiombo. Imbarcandoci alla volta delle isole Ballestas, il mare riserva grandi emozioni: leoni marini, pinguini, pellicani e cormorani sono i veri padroni di quest’area. Rimaniamo incantati alla vista del Candelabro, un vasto disegno tracciato sulla roccia di 120 m di diametro, parente stretto dei più famosi geoglifi della vicina Nazca: 13.000 linee, tracciate da una civiltà pre-incaica fra il 300 e il 500 d.C., che formano più di 800 disegni visibili quasi solamente dall’alto.

È impossibile sottrarsi al fascino di questo luogo mitico. Dagli anni Trenta, quando furono riscoperte (già gli Spagnoli le avevano segnalate in alcuni libri), le domande, ancora senza risposta, sono sempre le stesse: chi ha disegnato queste linee? Perché? Con quale tecnica? Com’è possibile che siano così millimetricamente precise? Cosa significano quelle figure, alcune zoomorfe, altre geometriche? L’archeologa Maria Reiche ha dedicato la sua lunga vita allo studio di queste linee. Sono stati scomodati persino gli alieni, sulla base della leggenda indigena che identifica gli autori dei geoglifi in una razza di semidei arrivata da lontano: al di là di queste fantasie, il mistero resta insoluto… e forse è bello così. Perché almeno si può volare con la fantasia, come abbiamo fatto noi, che abbiamo anche volato… letteralmente! Dall’alto del Cesna, lo spettacolo toglie il fiato: ecco il celebre ragno di 45 m, la lucertola di 180, il condor, la balena, il pappagallo, il colibrì… Sbalorditivo! Tornati sulla terraferma siamo ancora increduli: eppure è tutto vero.

La tappa successiva è la splendida Arequipa con i suoi monumenti, la campagna circostante e il pezzo forte conservato nel museo locale: scoperta nel 1995, la mummia Juanita si è conservata perfettamente per 500 anni grazie al congelamento dovuto all’involucro di ghiaccio in cui era inserita. Da Arequipa, con un pulmino che trasporta  15 persone, attraverso una strada piena di buche  saliamo fino al Mirador de los Andes (4850m) in mezzo ad alpaca, lama e vigogne in un paesaggio sulle Ande che ha dell’incredibile. Da qui raggiungiamo Chivay per ripartire il giorno dopo verso la nostra meta, il Canyon del Colca, il più profondo del mondo con i suoi abissi di oltre 4000 m. Un luogo imperdibile, così come la Cruz del Condor, dove sfrecciano maestosi gli uccelli che le danno il nome. A Chivay ci fermiamo nel colorato mercatino, prima di raggiungere la grande città di Puno, da cui partiremo per vedere il lago Titicaca, uno dei momenti più attesi del nostro viaggio peruviano.

 

IL LAGO TITICACA

Il tour inizia dalle isole Uros: saranno pure ‘turistiche’, ma che spettacolo! Siamo inebriati dalla vastità di questo lago, grande come un mare, ma anche dall’azzurro cangiante del cielo e dagli abiti sgargianti della gente. Ad Amantani, dove arriviamo dopo tre ore di navigazione, ogni coppia di turisti viene affidata a una donna del luogo: l’ospitalità, da queste parti, è sacra. La casa della nostra ‘mama’ Catalina, che vive con il marito e tre figli molto piccoli, è povera: mattoni di fango, tetto di paglia, il bagno ricavato da un gabbiotto di lamiera (e lo ‘scarico’ è un secchio d’acqua), senza corrente elettrica. Pranziamo con zuppa di quinoa, patate, tuberi lessi e formaggio; ‘mama’ ci riempie continuamente i piatti, ma io mangio a fatica e non riesco a finire tutto: speriamo non si siano offesi! Conversare con loro è impossibile, comunichiamo a gesti e con quel poco di spagnolo che entrambi conosciamo: i locali parlano solo quechua, la vecchia lingua degli inca, ma l’ancestrale linguaggio dei gesti funziona sempre. Nel pomeriggio, quella che doveva essere una ‘passeggiata’ fino a Phachamama, antico luogo di sacrifici alla madre terra, si rivela più faticosa del previsto: del resto siamo a 4000 metri, l’aria è rarefatta e tutto è più faticoso. Ma gli sforzi sono ben ripagati: da qui assistiamo a un tramonto indimenticabile. Torniamo dalla nostra famiglia: ceniamo con zuppa, riso e patate. Sull’isola non c’è acqua potabile: a tavola beviamo acqua bollita nella quale ‘mama’ tiene in infusione alcune erbe. La sera andiamo a una festa, in un centro polifunzionale: si ascolta musica dal vivo eseguita dai ragazzini del luogo che suonano ad orecchio sempre lo stesso brano e ci fanno ascoltare armonie andine da ballare a ritmo frenetico. La gente del luogo ci invita caldamente a unirci alle danze: vestiti con gli abiti tipici, a quell’altitudine siamo impediti nei movimenti. Dopo tre giri di pista siamo ko… mama e le sue amiche continuano invece instancabili, invitando i turisti a partecipare! Ritorniamo in pista ma dopo un po’ ci arrendiamo.

Cala la notte ad Amantani e lo spettacolo è sublime: l’assenza totale di luci ci regala un cielo stellato come si può immaginare solo nelle fiabe. La mattina dopo, colazione con pancake, tisana e marmellata (che qui viene comprata solo per i turisti). Mama ci accompagna al porto e si ricorda di un piccolo debito di 10 soles che le avevamo prestato il giorno prima: decidiamo di lasciarglieli per ringraziarla della calorosa ospitalità. Per lei sono importanti, per noi una cifra risibile. Ci salutiamo con un abbraccio che non riesce a celare la nostra tristezza.

Il viaggio riprende verso la riva meridionale del lago, a Tiahuanaco, dove una civiltà pre-incaica si stanziò fin dal 1500 a.C., lasciando splendide vestigia in tempi diversi: la celebre Porta del Sole, i monoliti e la piramide Acapana ci parlano di un passato remotissimo, che qualcuno ha messo in relazione con la mitica civiltà di Atlantide. Il Titicaca, dunque, sarebbe l’enorme specchio d’acqua in cui la città sarebbe sprofondata? Comunque sia, ci piace pensare che qui si celi qualcosa di straordinario: l’atmosfera del luogo è magica. La stessa magia aleggia nelle località delle altre rive: Copacabana, Isla del Sol, Pilko Caima, Horca del Inca, Sillustani, Taquile, Amantani.

 

MACHU PICCHU

La visita a Cusco, capitale del regno Inca, ci prepara al viaggio più atteso: la scalata al monte dove, a 2340 m, sorge Machu Picchu. Sin dal tragitto si percepisce un senso di assoluto: la strada s’inerpica nella fitta foresta, fra il silenzio più totale, mentre il sole – è ancora mattino presto – si cela dietro le montagne, in un cielo rosato senza nuvole. Prima di entrare ammiriamo le vallate avvolte dalla nebbia: qualcosa di unico.

Una volta entrati, come la maggior parte dei turisti ci dirigiamo verso Huayna Picchu, il monte che sovrasta la città, consentendo una spettacolare visione dall’alto. Dopo una faticosa passeggiata raggiungiamo la cima. Ciò che si mostra ai nostri occhi ci lascia senza parole: non abbiamo mai visto niente di simile, è un emozione indescrivibile e basta un attimo per capire come tutto quanto si è già visto in tv su Machu Picchu sia nulla in confronto alla realtà. Riscendiamo stanchi ma felici, e iniziamo a visitare Macchu Picchu. La luce si diffonde sulle rovine e sembra di essere in un sogno: le parole non riescono a descrivere ciò che si prova ed è bellissimo, nonostante i tanti turisti, ritrovarsi quasi soli al ponte Inca. Terminiamo la visita verso le 11, dirigendoci verso l’uscita. Con gli occhi lucidi diciamo addio a Machu Picchu. Ma una parte del nostro cuore rimarrà per sempre fra queste montagne.

 

ULTIME METE

Il nostro tour fra le meraviglie archeologiche del Perù continua: di nuovo Cusco, poi Lima, capitale amministrativa del Paese, e i centri di Sipan (per la visita alla tomba del Signore di Sipan), Chiclayo, Chan Chan   e la magnifica e “linda” Trujillo, fondata nel 1535 da Francisco Pizzarro, dalla quale si parte per assistere allo spettacolo-esibizione di Marinera e del caballo de paso peruano.  Da qui torniamo a Lima, dove ci aspetta il decollo verso l’Italia. Con la gioia di aver ammirato la terra che tocca il cielo.

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