L’artigiano della voce

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redazione

13 Maggio 2014
Reading Time: 5 minutes

Pietro Ghislandi

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Nonostante l’orario mattutino fissato per l’intervista, la voce di Pietro Ghislandi trasmette un entusiasmo contagioso. Lo scorso 19 aprile ha festeggiato il suo cinquantasettesimo compleanno, ma la passione e la determinazione che lo sorreggono nella sua attività sembrano quelle di un ragazzino.

E invece Ghislandi, nella sua lunga carriera, di strada ne ha percorsa tanta. Sempre con le proprie gambe. Senza mai cedere a compromessi in un mondo – quello dello show business – dove per ottenere qualcosa bisogna spesso dare qualcos’altro in cambio.

Partiamo proprio dalla sua carriera. Attore di cinema, di teatro, di serie tv, ventriloquo, doppiatore: chi è in realtà Pietro Ghislandi?

«In un mondo dello spettacolo in cui non esiste la meritocrazia, amo definirmi un “artigiano della voce”. Un artista che ha saputo imparare dalle proprie esperienze, senza abbandonare la genuinità delle proprie origini».

Cosa che solitamente accade per i suoi colleghi?

«Io parlo per me. Ma se ripenso a una quarantina di anni fa, quando dalla mia Bergamo andai alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, dove si lavora per impostare la voce e ripulire l’anima degli aspiranti attori… Scappai quasi subito».

Scegliendo la strada del cabaret.

«Quello del cabarettista è il vero e proprio lavoro artigiano di un attore: da solo devi scrivere i testi, preparare i costumi, recitare. Poi incontrai il cartoonist Bruno Bozzetto, per il quale diedi voce ai personaggi da lui ideati. Avrei potuto proseguire nella carriera del doppiatore, ma sarei dovuto andare a Roma. Per ritagliarmi uno spazio nell’Italia del Nord decisi di sviluppare il mio cabaret grazie alla ventriloquia. Fu la scelta giusta».

Alla fine però giunse anche a Roma: il 4 ottobre 1986 il ventriloquo Pietro Ghislandi e il suo pupazzo Sergio incantarono il pubblico del “Fantastico 7” di Pippo Baudo.

«All’epoca la tv era molto più seguita di oggi: quel sabato sera fui il primo dei ventotto concorrenti in gara a esibirsi. La mia interpretazione venne vista da 30 milioni di telespettatori. Il giorno prima non ero nessuno, la domenica invece in giro per Roma mi dicevano “Tu sei quello der pupo”».

Dopo quell’improvvisa popolarità cosa successe?

«Venni scritturato all’interno del noto programma tv “Conto su di te” con Jocelyn e mi si aprirono le porte del mondo del cinema. Ma capii presto che non volevo intrallazzarmi con quella realtà».

In che senso?

«Un giorno feci un provino per un ruolo in un film. A riprese concluse scoprii che quella parte era stata assegnata a un’altra persona che aveva un merito migliore del mio: era il figlio di un ministro. Da quella e altre esperienze, compresi subito che a Roma se non entri nelle grazie di qualcuno è impossibile fare strada. Così decisi di tornare a casa».

Pentito della scelta?

«Ho avuto meno soldi, meno comodità e meno notorietà. Ma quando concludo una recitazione nei teatri di provincia e il pubblico viene a stringermi la mano e a congratularsi sinceramente con me per la mia interpretazione, io mi sento bene con me stesso. E questo non ha prezzo».

Restiamo ancora in ambito cinematografi co: nella sua carriera ha recitato per Marco Risi, Carlo Vanzina, Renzo Martinelli, Leonardo Pieraccioni. Qual è l’interpretazione a cui è più legato?

«Quella nel film “Soldati”, con Claudio Amendola e Massimo Dapporto. Interpretavo Dario Del Grillo, una recluta gay. Sarei potuto diventare una macchietta, ma grazie alla grande scuola del regista, Marco Risi, sono riuscito a dare un’impronta che la critica ha apprezzato».

Dal grande al piccolo schermo. Lei ha esordito in tv a metà anni ’80: da allora a oggi come è cambiata la televisione italiana?

«Credo sia banale affermare in peggio. Cito un’intervista del produttore televisivo Giorgio Gori che alla domanda “Com’è la tv che vorrebbe?” rispose che non dipendeva da lui, ma dalle richieste della gente. Se poi ogni tanto osservo qualche fiction mi rattristo nel vedere attori privi di qualsiasi espressività recitare come pesci lessi. Per tutto questo considero la tv un semplice soprammobile».

Dal contenitore al contenuto: cos’è la comicità per Pietro Ghislandi?

«La ritengo un modo per parlare di se stessi e della realtà che ci circonda, offrendo al pubblico l’occasione per ragionare su ciò che accade attorno. Anche per questo nel mio cabaret prendo continuamente spunto dalla quotidianità. Sempre più spesso, invece, i comici si limitano alla superficialità, con battute vuote e talvolta volgari che non lasciano nulla nello spettatore».

In questo scenario desolante che consiglio darebbe a un giovane che volesse intraprendere la carriera di attore?

«Di andare all’estero, a Parigi o negli Stati Uniti. Da noi il teatro è tutto standardizzato: si imparano a memoria le battute e non si lascia spazio  all’improvvisazione della persona. Se invece si desidera tentare la strada in Italia, il consiglio è quello di riconsiderare la propria figura, divenendo un addetto ai lavori in grado di fare più cose: dalla scrittura di testi alla recitazione. In pratica, una persona in grado fare sia l’attore che di lavorare dietro le quinte».

Dalle ambizioni dei giovani alle sue: Pietro Ghislandi ha ancora un sogno nel cassetto?

«È un sogno che possiedo da sempre: diventare un pianista jazz. Nella taverna di casa mia c’è un pianoforte: talvolta mi siedo a suonarlo e, volando con l’immaginazione, sogno di essere Keith Jarret».

GHISLANDI A MONFALCONE

Venerdì 16 maggio alle ore 17.30 Pietro Ghislandi sarà ospite d’eccezione presso il villaggio Albatros di Marina Julia (Monfalcone) nel contesto dello spettacolo di varietà con musica, intrattenimento magico e cabaret per grandi e piccoli, a ingresso libero, organizzato da L’Onda Nova in occasione dell’inaugurazione del centro estivo “L’Isola che non c’è”. «Ho subito accettato la proposta – spiega Ghislandi – del coordinatore del progetto Manuel Millo, persona colta e specializzata nel settore, la cui iniziativa è un esempio tangibile di come la cultura possa migliorare le persone».

BIOGRAFIA

Pietro Ghislandi è noto al grande pubblico per essere uno dei pochi ventriloqui nel mondo dello spettacolo. La voce è così un elemento importante del suo spettacolo “Il ventricolo sinistro” che sta portando in tournée in tutt’Italia.

Le sue esperienze “vocali”, iniziate con il famoso cartoonist Bruno Bozzetto, continuano ancora oggi con il doppiaggio dei più famosi personaggi del Walt Disney italiano. Le corde vocali bizzarre del ventriloquo Ghislandi gli permettono così di dare vita al suo pupazzo Sergio che diventa il “Pierino” irriverente che, dal palcoscenico, ironizza sulla realtà sociale in cui si esibisce. Attore comico televisivo di trasmissioni popolari come “Fantastico” RaiUno, “Maurizio Costanzo Show” e “Casa Vianello” Canale5, ha  partecipato a trasmissioni di successo anche nel mondo della Televisione Nazionale Svizzera (RSI).

Le sue ambizioni non si esprimono solo nel cabaret ma si concretizzano anche nel cinema nazionale. Il Ghislandi attore impegnato vanta infatti alcune preziose partecipazioni in film importanti come “Soldati 365 all’alba”, “Muro di gomma” di Marco Risi, “I mitici, colpo gobbo a Milano” di Carlo Vanzina, “Vajont” di Renzo Martinelli e, di recente, è uno degli attori scelti da Leonardo Pieraccioni nei suoi film di successo. È inoltre attore di spot pubblicitari della tivù nazionale italiana (“Acqua Uliveto” con Alessandro Del Piero e “Caffè Kimbo” con Gigi Proietti). È il protagonista del cortometraggio “Ombre” del regista svizzero Alberto Meroni, film che nel 2010 ha vinto vari Festival Internazionali del Cinema.

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