Alla ricerca della perfezione

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Michele D'Urso

18 Novembre 2022
Reading Time: 5 minutes

Valentino Solinas

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Molto richiesto in Italia ed all’estero da oltre dieci anni per le sue conoscenze in ambito di tecniche di gamba base ed acrobatiche ed in ambito di stretching e preparazione fisica. Lo scorso 13 novembre ha tenuto un workshop alla Taekwondo Wolf Team di Bologna, ospite del maestro Luciano Piana.

Maestro di Taekwon-do Classico, istruttore di “Martial Arts Tricking”, cintura nera III dan di Taekwondo WT, cintura nera di Karate Shyto-ryu. Ma dopo una vita in Friuli, il Maestro Valentino Solinas di Udine ha deciso di trasferirsi a Londra per raggiungere sua moglie Valentina che già vive e lavora in Inghilterra. L’occasione per ripercorrere una storia sportiva esaltante.

Maestro, domanda semplice: com’è iniziata questa storia?

«Ho cominciato la pratica delle arti marziali alle scuole elementari, folgorato dal film “Dalla Cina con furore” con Bruce Lee. Mi sono sempre allenato con grande passione e dedizione dentro e fuori dalla palestra, perché ho capito fin da subito che con due o tre ore alla settimana non sarei mai riuscito a ottenere i risultati che desideravo. Già ai tempi delle scuole medie mi mettevo tra il letto e l’armadio della mia cameretta e, con le cavigliere zavorrate ai piedi e ai polsi, tiravo centinaia di calci e pugni ogni pomeriggio. Mi allenavo così tanto che non di rado capitava che il giorno successivo non riuscissi a muovermi dai dolori muscolari e dovessi stare a casa dovendo persino saltare la scuola».

Una modalità rischiosa per la salute…

«Ora so che quel tipo di allenamento è eccessivo, ma l’energia e il desiderio di imparare e migliorare erano tali che consideravo lo stare fermo una perdita di tempo. Ancora oggi è così. L’allenamento non è mai abbastanza e le tecniche non sono mai sufficientemente perfette».

E la ricerca della perfezione, per sua natura, non ha mai fine.

«Fondamentalmente non sono mai soddisfatto e sono costantemente alla ricerca di una perfezione nei movimenti che non arriverà probabilmente mai, ma provarci è comunque bellissimo e appassionante».

Una dedizione totale.

«Pur essendo Maestro di Taekwon-Do classico da molti anni, sotto la guida del Grande Maestro Son Jong Ho, e avendo conseguito più di qualche cintura nera nel mio curriculum tra Karate e altri stili, mi alleno sempre con la stessa passione e determinazione di una cintura bianca che vuole imparare sempre di più. Provo ancora la stessa meraviglia quando, dopo mesi di allenamenti e tentativi falliti, riesco a padroneggiare una nuova tecnica: mi accorgo che ho acquistato più elevazione, mi rendo conto che il mio controllo di corpo è aumentato oppure che riesco ad aumentare l’altezza dei miei calci».

Lei è anche un esperto di “Martial Arts Tricking”. Di cosa si tratta?

«È stata la seconda “folgorazione” della mia vita e avvenne durante la prima adolescenza. Con un mio compagno di classe vidi uno spettacolo registrato da Eurosport. Ammirammo dei ragazzi che eseguivano evoluzioni marziali e acrobatiche che avevo visto solo in televisione. Il mio primo pensiero fu che dovevo assolutamente imparare, ma l’entusiasmo si spense rapidamente quando mi resi conto che nella mia città nessuno aveva le competenze per insegnarmi tali acrobazie, quindi proseguii con i miei allenamenti, continuando ad affinare i miei calci e a studiare come potenziare il mio corpo e aumentare la mia elasticità».

Poi, l’avvento delle nuove tecnologie…

«Grazie allo storico sito web Bilang, realizzai che c’erano migliaia di ragazzi con la mia stessa passione e che questa disciplina si chiamava “Martial Arts Tricking”. In rete cominciarono a diffondersi i primi tutorial su come eseguire le tecniche e con un gruppetto di amici cominciai a provare i primi salti mortali e i primi calci acrobatici. Tuttavia non esistevano corsi di questa specialità. I miei strumenti erano lo studio del corpo umano e il confronto con insegnanti di acrobatica e altri appassionati come me in giro per il mondo. Passavo giornate intere a studiare, fotogramma su foto gramma, come i praticanti di altri stati eseguivano i tricks (evoluzioni) e poi andavo a provare con gli altri finché avevamo energia in corpo».

Dove vi allenavate?

«Quando eravamo fortunati si saltava su cuscini di vecchi divani appoggiati sull’erba o sul parquet. Quando andava male, se volevamo un terreno più morbido, si prendeva l’auto e si andava a Grado a provare sulla sabbia anche d’inverno, con l’umidità del mare che ti rimaneva nelle ossa per giorni e il freddo che non ti dava pace. Ma eravamo così contenti che non ci importava, anche perché tutto era meglio dell’asfalto o del legno».

La forza della passione.

«Ero così innamorato di quello che facevo che mi allenavo anche nei sogni e mentre studiavo mi immaginavo come poter concatenare le evoluzioni che stavo imparando giorno dopo giorno. Tutto ciò non mi ha mai impedito di conseguire una laurea in lingue e letterature straniere col massimo dei voti e nei tempi prestabiliti, a conferma del fatto che sport e realizzazione nello studio possono convivere pacificamente. Nonostante il grande impegno e il tempo necessario per affinare questo tipo di competenze, non ho mai abbandonato la pratica delle tecniche base e ancora oggi mi dedico prevalentemente a quelle e alla preparazione fisica. Sono sempre stato consapevole che solo se i miei calci tradizionali sono validi, quelli acrobatici possono essere sufficienti».

Oltre che in palestra lei è molto seguito anche sui social networks.

«In poco tempo, anche i miei video passarono la severa selezione del gestore di Bilang e vennero pubblicati. Creai quindi un canale YouTube e cominciai a pubblicare i primi video tutorial in italiano, perché volevo che anche altri ragazzi si avvicinassero a questa disciplina e che lo facessero con un certo criterio, senza farsi male. Nel 2008 assieme al Maestro Francesco Venturelli di Brescia creammo il primo evento nazionale (eravamo nove) gettando le basi per la creazione di una vera e propria community italiana. Fu un punto di partenza che permise il moltiplicarsi di raduni che ancora oggi si svolgono 2 o 3 volte l’anno in tutta Italia e contano un numero sempre maggiore di appassionati».

Se dovesse dare un consiglio a un suo “follower”, quale sarebbe?

«Studiare, ascoltare più versioni, approfondire, mettere in pratica, sperimentare, fallire e ricominciare. Questo è quello che faccio da tutta la vita sia per il Taekwon-Do Classico che per il tricking».

 

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