Vaccino, la testimonianza di chi lo ha fatto

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Livio Nonis

6 Gennaio 2021
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Il racconto di un operatore della Croce Verde

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Mentre il piano vaccinale anti covid in Friuli Venezia Giulia prosegue (clicca qui per i dati aggiornati), abbiamo contattato uno di questi “vaccinati” che dovrà comunque ricevere la seconda dose, l’ulteriore somministrazione del farmaco al fine di completare interamente la procedura di vaccinazione, che ci ha raccontato il suo iter. “Ho ricevuto una comunicazione tramite la struttura dove opero, la Croce Verde di Cervignano del Friuli, che c'era la possibilità per chi lo volesse di effettuare il vaccino anti Covid-19: non ho avuto esitazioni e ho subito cercato di contattare telefonicamente il CUP regionale. A dir il vero la prima giornata ho provato ripetute volte senza però ricevere risposta, anzi, più volte è caduta la linea e ho perciò desistito. Nel frattempo ho sentito, tramite i media locali, che nel primo giorno di prenotazioni ben 1.700 persone avevano aderito alla vaccinazione. Ho riprovato il giorno seguente e, quasi per incanto, dopo appena un paio di tentativi dall'altra parte della cornetta c’è stata l’attesa risposta; in pochi attimi ho avuto l'appuntamento”.

Nei giorni che hanno preceduto la vaccinazione, il nostro intervistato ha ammesso di aver riflettuto più volte sulla propria scelta: “Sono giunto a una considerazione, quello che facevo era l'unica soluzione per finire con questa pandemia, facendo venir meno la necessità delle chiusure di tante attività e di tutte quelle attenzioni che si attuano ora, dalle mascherine ai disinfettanti, fino alle distanze sociali con le persone”.

L’appuntamento per la vaccinazione era all’ospedale di Udine: “Mi sono presentato con largo anticipo rispetto l’orario stabilito; dopo aver sbrigato le solite formalità burocratiche, eccomi di fronte alla stanzetta con la postazione dedicata. Un'infermiera mi ha fatto entrare e, levata la maglia, ho mostrato il braccio sinistro (viene scritto anche il braccio dove viene somministrato il vaccino), ho girato la testa (come faccio di solito, anche quando donavo il sangue) in modo da non vedere il momento dell'iniezione, e dopo qualche secondo tutto era già finito. L'infermiera, con la sua “erre” che ne denotava l’origine francese, mi ha avvertito di mantenere tutte le misure di sicurezza attuate fino ad ora. Uscito dalla stanza mi sono fermato in una sala per una quindicina di minuti di osservazione, in caso di reazioni imprevedibili. Rimesso il cappotto son uscito tranquillamente dell'ospedale del capoluogo friulano e sono tonato a casa con in tasca già il secondo appuntamento per completare questo tipo di vaccinazione”.

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