Una poltrona per due

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Michele D'Urso

1 Dicembre 2012
Reading Time: 3 minutes
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Monica e Manola Minniti

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Prendo spunto dal titolo del famoso film per presentare una singolare, quanto talentuosa, coppia sportiva: le gemelle Monica e Manola Minniti, campionesse di judo. Triestine doc, le incontro in un soleggiato mattino in quel di Barcola.

È vero che vi picchiavate già nella culla?

Manola: «Effettivamente c’è una foto di noi piccolissime nella culla, in cui Monica mi spinge a modo di presa… In realtà siamo sempre andate d’accordissimo…».

Monica: «Abbiamo cominciato con il nuoto a tre anni, poi siamo passate alla ginnastica artistica, e infine siamo giunte allo judo nel 1977, all’età di nove anni».

Quando avete capito che le arti marziali erano la vostra… casa?

Monica: «Non è stato facile come sembra. Gli inizi ci sono piaciuti perché nell’acrobatica dello judo ci ritrovavamo quella della ginnastica artistica, ma poi la differenza l’hanno fatta i nostri maestri. Sono stati loro a farci sentire a casa».

Manola annuisce.

E da lì una lunga serie di competizioni che vi ha portato nel 1985 ad ottenere la cintura nera, anche se Monica l’anno prima aveva già vinto la Coppa Italia (titolo che non dava diritto alla cintura…).

Monica: «Effettivamente sono sempre stata particolarmente fortunata…».

Manola: «Ricordo ancora quel giorno; era il 29 aprile e la sera quando siamo tornate a casa nevicava e faceva freddo mentre il giorno prima eravamo andate via a mezze maniche».

Poi arrivò il divorzio quando, nel 1988, Manola decise di passare al Kung fu…

Manola: «In verità a me lo judo piaceva meno che a Monica, e poi spesso capitavo in categoria con lei, e se non c’era lei c’era la Pierantozzi, che poi fece medaglia d’argento a Barcellona ’92. Insomma, ho percepito che da lì non si passava, cosa che un artista marziale deve fare se non vuole essere sconfitto, così ho cambiato. Fu la scelta giusta».

E infatti Manola ha vinto più volte il titolo italiano di Sanda (la forma di combattimento a contatto totale con tanto di KO) e quello per il Wu-shu figure. Torniamo però al punto che fece scaturire tutto: cosa provavate nella sconfitta?

Manola: «Sono sempre scesa dal tatami col sorriso, anche nelle sconfitte che lasciano il segno; ma se perdeva lei ero triste e addolorata».

Monica: «È vero, il dolore più grande è sempre stato la sconfitta dell’altra, anche se devo ammettere che, talvolta, io non sono scesa dal tatami col sorriso…».

Cos’è mancato alla vostra carriera sportiva?

Entrambe: «Niente; abbiamo avuto quello per cui siamo state capaci».

Qualcuno a cui dire grazie?

Entrambe: «Sicuramente Renzo Conti, il nostro primo maestro».

Monica: «Per me anche Sandro Kramar, i fratelli Enzo e Furio de Denaro per la parte tecnica, mentre Sauro Bacherotti per la parte dirigenziale».

Manola: «Io voglio ringraziare la nostra insegnante di artistica, Teresa Macrì, per le basi di acrobatica che poi mi sono ritrovata nel kung fu ed i maestri Mario Pasotti, Claudio Gigante e il maestro cinese Xuhao».

Quella per le arti marziali non è la vostra unica passione, vero?

Monica: «Ci sono le moto; a me piacerebbe avere la ‘Diavel’, ma al momento mi accontento di una Hornet 600».

Manola: «Io ho la mia amata Fazer 1000. Partecipiamo a raduni e gite, e ci andiamo anche a dormire…».

Chi sono i vostri idoli?

Monica: «Per me Ezio Gamba, medaglia d’oro olimpica a Mosca nel 1980, e Laura di Toma, una campionessa che è sempre stata il mio punto di riferimento».

Manola: «Sara Simeoni».

Perché la Simeoni?

Manola: «Per me non è mai esistita una sportiva con la sua personalità».

Domanda personale: cosa vorreste di magnifico l’una per l’altra?

Monica: «Che aprisse un centro sportivo tutto suo, dato che è laureata Isef, che massaggia per lavoro e a tempo perso fa l’insegnante di fitness… Così potrebbe mettere a frutto l’altra sua passione per l’anatomia ed il benessere».

Manola: «Che vinca al Superenalotto e faccia quello che vuole».

Un episodio della vostra carriera sportiva che resterà indimenticabile?

Monica: «La vittoria ai campionati italiani assoluti del ’99, che considero l’opera omnia della mia carriera sportiva».

Manola: «Anche per me la vittoria ai campionati italiani del 1999, che non so perché, ma fra le tante è quella che ricordo con più piacere. Forse perché Monica aveva ottenuto la sua una settimana prima».

Gemelle, ottengono la cintura nera in categorie diverse nello stesso giorno; poi diventano campionesse d’Italia a distanza di una settimana. Solo casualità?

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