Tra libri, arte e futuro

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Margherita Reguitti

19 Novembre 2015
Reading Time: 4 minutes
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Marco Menato

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La Biblioteca statale isontina di via Mameli 12 a Gorizia è una fra le più importanti istituzioni culturali cittadine, con una lunga storia e un patrimonio di volumi in lingue diverse: oltre 400 mila opere e opuscoli, tra i quali incunaboli, edizioni del Cinquecento, periodici storici e correnti, manoscritti e pergamene, accanto a una sezione dedicata a microfilm e cd rom.

Attualmente la Biblioteca privilegia l’acquisto di opere relative ai campi disciplinari della bibliografia, della grafica, delle arti minori, della storia dell’arte, dell’architettura, del diritto e della letteratura. Le prime raccolte librarie, nucleo primigenio dell’attuale struttura, risalgono al 1629 quando il palazzo di proprietà del barone Verda von Werdenberg fu concesso alla Compagnia di Gesù che vi installò il proprio collegio. Dal 1996 la Bsi, come è comunemente nota, è diretta dal professor Marco Menato, appassionato bibliofilo, collezionista, studioso e cultore di arte contemporanea.

Una passione quest’ultima che ha dato origine alla Galleria d’arte “Mario Di Iorio”, punto di riferimento per pittori e artisti del territorio ma anche internazionali; da Music a Bolaffio, da de Finetti a Spacal e Darko Bevilacqua. Uno spazio aperto non solo alla pittura ma anche alla fotografia, grafica, scultura e naturalmente alla presentazione di libri e organizzazione di dibattiti, in un humus di contaminazione di linguaggi artistici differenti.

Direttore Menato, la Bsi è inoltre editore e allo stesso tempo pubblica con case editrici anche straniere: quali i titoli più significativi?

«La Bsi edita dal 1923 la rivista “Studi goriziani” e altre due collane dedicate ai fondi della Biblioteca: si tratta comunque di una piccola attività, che non ha nulla di imprenditoriale e che può essere proseguita solo con l’aiuto di sponsorizzazioni pubbliche. Recentemente è stato pubblicato con un editore tedesco, specializzato nel campo della bibliografi a, il volume “La biblioteca del Collegium Goritiense Societatis Iesu nella Biblioteca statale isontina di Gorizia”, a cura di Giuliana De Simone, con una mia prefazione. È il catalogo del nostro fondo gesuitico, riguarda libri editi in prevalenza in area tedesca e dell’Europa centrale. Per questo si è scelto di rivolgersi a un editore internazionale per aprirsi a un pubblico molto più vasto».

Intensa risulta essere l’attività d’arte che si svolge nella galleria intitolata al pittore goriziano Mario Di Iorio. Quale è il fil rouge del programma espositivo?

«Soprattutto dare spazio ai molti e bravi artisti locali, ma con inserti provenienti da altre aree della regione e almeno in un caso, quello di Giancarlo Limoni, da Roma. Un pittore che non ha mai esposto oltre Venezia, dove è stato docente di pittura all’Accademia di Belle Arti».

Quali sono le condizioni per esporre nella galleria?

«L’unica condizione è un vero curriculum artistico e poi, visto che è una pratica che mi sono ritagliato, l’artista mi deve piacere».

Qual è il rapporto fra il mondo dei libri e quello dell’arte visiva?

«È un rapporto stretto, che purtroppo l’attuale burocrazia ha deciso di separare, ma anticamente musei – biblioteche – archivi erano una cosa unica».

Un collezionista d’arte è anche un bibliofilo?

«Non necessariamente, ma può diventarlo, magari limitandosi all’editoria artistica».

La crisi pesa su molte attività culturali. Realtà storiche hanno chiuso durante questo anno; per voi come è andata?

«Siamo riusciti a mantenere aperta la Biblioteca, a farla funzionare pur con budget molto ridotto e stando attenti a ogni spesa. Certo non si può continuare così e prima o poi bisognerà fare delle scelte e ragionare su cosa debba essere una Biblioteca, su che ruolo debba avere».

Quali sono i rapporti con le altre biblioteche della provincia e della regione?

«Rapporti di collaborazione, soprattutto nel campo del prestito interbibliotecario e della catalogazione, visto che le realtà più importanti fanno parte della medesima rete, cioè il Servizio bibliotecario nazionale. Anche in questo caso bisognerà ragionare sui compiti svolti da noi, Biblioteca Provinciale e Biblioteca Feigel, per non parlare di quello che potrà diventare, per Gorizia, la Biblioteca Bevk di Nova Gorica. Questo, anzi, sarà l’aspetto più interessante».

Chi sono i frequentatori della Bsi?

«Studenti universitari da una parte e dall’altra i pensionati che diventano lettori, pochi i ricercatori e ormai con il mutamento dell’insegnamento universitario, anche pochissimi gli studenti impegnati in ricerche bibliografi che lunghe e complesse».

Il libro verrà mai soppiantato da e-book e social?

«Non penso, ha una storia troppo lunga alle spalle, per arrendersi ai primi vagiti della nuova era elettronica. Comunque, se anche fosse soppiantato rimarrebbe sempre una parte di pubblico affezionata al vecchio mezzo e soprattutto rimane il fatto che bisogna custodire e valorizzare i libri già stampati e ancora conservati nelle biblioteche».

Quali i progetti per il 2016?

«Andare avanti con il progetto di restauro della Sala Petrarca, teatro storico in centro città realizzato prima della Grande Guerra dall’architetto Max Fabiani all’interno del Trgoski dom. Attualmente sono stati avviati i lavori edili per il recupero dell’edificio che dovrebbero essere ultimati per il primo lotto entro il 2016. Successivamente si potrà avviare un progetto per una biblioteca unica fra la slovena Feigel, già funzionante nello stesso palazzo, e noi almeno per quanto riguarda la pubblica lettura e la sezione per bambini e ragazzi».

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