“Tornare alla normalità? Se andrà bene ci vorranno mesi”

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Livio Nonis

20 Aprile 2020
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Intervista a Gian Luigi Tiberio

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Il prossimo 4 maggio dovrebbe ufficialmente iniziare in Italia la fase 2 della gestione dell’emergenza Covid-19. Ne abbiamo parlato assieme al vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Udine, Gian Luigi Tiberio.

Dal mantenimento del distanziamento sociale e dell’uso di mascherine, alla necessità di dare libertà ad anziani e bambini: un ragionamento a 360 gradi che, tuttavia, non abbandona mai il realismo. “Da questa esperienza dobbiamo trarre insegnamento per evitare nuove pandemie in futuro”.

 

Da medico di base ha un contatto diretto con la popolazione e il territorio: com’è la situazione attuale per quanto concerne la diffusione del Coronavirus in FVG?

“Dopo alcuni giorni di “smarrimento” impiegati a cercare di capire cosa stesse succedendo, le persone si sono progressivamente adeguate alle disposizioni governative relativamente al distanziamento sociale e alla necessità di limitare al massimo gli spostamenti non necessari. Anche per ciò che riguarda le nuove modalità di approvvigionamento delle ricette tramite servizi telematici, c’è stata grande capacità di adattamento, in tempi decisamente rapidi. Per mezzo di tali misure, e della capacità di metterle in pratica da parte dei cittadini, abbiamo ottenuto degli ottimi risultati riguardo il contenimento della diffusione del contagio da Covid-19”.

Si parla ormai quotidianamente della fase 2, la convivenza con il virus. Come potrà avvenire secondo lei?

“La fase 2 dovrà avvenire in maniera progressiva, tenendo ben presente i rischi connessi a una ripresa dei contagi. Ci vorrà un accurato monitoraggio territoriale, un incremento del numero dei tamponi, l’uso di test ematici rapidi (ora in fase di validazione), continuando però a prestare sempre attenzione al distanziamento sociale, all’uso della mascherina e all’igiene delle mani”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quanto tempo ci vorrà per tornare alla normalità?

“Troppo difficile fare previsioni al punto in cui ci troviamo, troppe le variabili in gioco. Diciamo che se dovesse andare bene, ci vorranno alcuni mesi, anche se temo, che dovremo cambiare alcune nostre abitudini”.

Alcuni esperti affermano che solo con l’arrivo del vaccino potremo riprendere tutte le nostre abitudini: è realmente così?

“Credo che la disponibilità di un vaccino potrebbe decisamente cambiare le prospettive future, ma da questa esperienza dovremmo trarre degli importanti insegnamenti per ridurre al minimo i rischi di una nuova pandemia e anche per fare in modo di essere in grado di affrontare efficacemente situazioni simili in futuro”.

In questi giorni il mondo dello sport, il calcio in particolare, sta ragionando sulla ripartenza delle attività entro poche settimane. Da medico qual è la sua opinione in merito?

“Ritengo giusto che anche il mondo dello sport debba ripartire, ma senza fretta, con grande attenzione in primis alla salute delle persone e quindi solamente quando ci saranno le necessarie condizioni di sicurezza”.

Il distanziamento sociale sta colpendo in particolare gli anziani. La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha ipotizzato che gli anziani debbano restare per più tempo in isolamento a tutela della loro salute. Sarebbe una scelta corretta o pericolosamente alienante?

“Non credo che l’isolamento degli anziani possa rappresentare una qualche soluzione del problema, la ritengo una scelta inadeguata e pericolosamente alienante. Non è opportuno marginalizzare le persone anziane, tuttavia, a tutela della loro salute, possiamo però chiedere che abbiano una maggiore cautela e attenzione negli spostamenti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’obbligo di stare a casa nonché la chiusura di scuole e aree verdi sta avendo inevitabili ripercussioni anche sulla vita di bambini e ragazzi. Come potranno mutare le cose, garantendo la sicurezza sanitaria?

“L’attività all’aria aperta non è affatto pericolosa se vengono osservate alcune semplici norme, che dovremo imparare a rispettare tutti e insegnare ai bambini. Siamo stati capaci di applicare con rigore il difficile lockdown, confido fermamente che sapremo svolgere attività all’aperto in tutta sicurezza”.

Il virologo Giulio Tarro ha affermato che il Coronavirus non è l’ebola e che esistono già due varianti (cinese e padana), rendendo impossibile che un vaccino le copra entrambe, come peraltro accade con i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto. La vera soluzione – secondo Tarro – sarà la cura antivirale: in altre parole non si potrà evitare di contrarre il Coronavirus ma si potrà guarire. Lei cosa ne pensa?

“È uno scenario possibile ed è certamente più probabile trovare rapidamente una cura efficace che approntare un vaccino efficace. È però molto difficile fare previsioni, solamente il futuro potrà darci la risposta sulla cura più adeguata per una malattia che fino a quattro mesi fa era sconosciuta al genere umano”.

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