Susanna Fontana: lascia che sia

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Ha studiato a Roma, lavorato in Finlandia e scritto testi per le produzioni tv di Mediaset. Ma Udine e il Friuli restano la casa a cui tornare. «Perché ciò che rigenera è camminare in silenzio nella natura. Preferibilmente mano nella mano»

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Susanna Fontana

A volte basta una canzone. Nel caso di Susanna Fontana, non una qualsiasi. Perché l’ascolto dal vivo di “Let it be” cantata da sir Paul Mc-Cartney ai Fori Imperiali di Roma si è rivelata un’epifania.

Per comprendere come lo sia stato nel percorso di vita della comunicatrice friulana bisogna riavvolgere e sbobinare vissuti, esperienze e sogni. Come avvenuto in questa intervista.

Susanna, nel suo percorso il cinema è la passione di partenza, alla quale si sono affiancate televisione, scrittura e project management per diverse società di comunicazione, anche molto grandi. Quali sono gli interessi personali e professionali che la descrivono meglio?

«Mi affascinano i meccanismi della mente e i comportamenti sociali, non solo delle persone ma anche degli animali non umani. In tutte le storie che scrivo, o che leggo, e nei progetti lavorativi che seguo, cerco proprio questo: la spiegazione dell’indicibile e, al tempo stesso, l’accettazione di ciò che per natura deve rimanere indecifrabile».

Qual è stata la pietra miliare per la persona e la professionista che lei è oggi?

«Aver potuto frequentare l’Università a Roma è stata una grande opportunità, per la quale ringrazierò sempre la mia famiglia. A Tor Vergata ho seguito un corso che per l’epoca (primi anni 2000), era piuttosto all’avanguardia: a materie prettamente scientifiche, come Analisi Matematica, Analisi Numerica e Analisi Armonica, accostava laboratori di comunicazione e nozioni di informatica. Proprio durante il periodo universitario ho sviluppato un forte interesse per il mondo del cinema, fatto non solo di belle storie e lustrini, ma di scienza e di tecnica. E all’epoca non esistevano né i social network né YouTube».

Susanna Fontana nella sua casa di Udine

Udinese di nascita, ma il lavoro l’ha portata in giro per le grandi città e anche all’estero. Dove si è trovata più a suo agio?

«Forse il mio essere “Sagittario ascendente Sagittario” aiuta, ma è proprio il viaggiare – o meglio – il poter vivere in altri luoghi del mondo, che mi fa sentire a mio agio. Più che tornare in qualche città, vorrei provare a visitare qualche posto in cui ancora non sono stata».

Quando è fuori regione cosa le manca di Udine e del Friuli Venezia Giulia?

«L’aria pulita, quasi di montagna. E la connessione con i luoghi dell’infanzia. Anche se per alcuni sono una girandolona, in realtà poi torno sempre all’ovile».

Il suo punto di forza e il suo fianco scoperto: cosa fa per essere più performante e meno esposta?

«Nulla. Siamo così permeati dalla cultura della prestazione e del risultato, che vogliamo a tutti i costi nascondere i nostri difetti e modificare la nostra realtà. Ma quanto è bello sapere di poter essere anche fragili, anche vulnerabili, in un mondo che ci obbliga di continuo a indossare una corazza fatta di sorrisi resilienti?»

Con Pino Insegno e Roberto Ciufoli in uno sketch comico nel 2020

Cosa diventa un “fiocco di neve” da grande?

«Cade a terra e, se è così fortunato da essersi innamorato, diventa rugiada bianca. Dopodiché si scioglie del tutto e penetra nel terreno, rientrando nel ciclo della vita e quindi, potenzialmente, diventa parte di noi. Non ce ne accorgiamo neanche, ma la nostra esistenza consiste nel continuo scambio di molecole con ciò che ci circonda. Fiocchi di neve e fili d’erba compresi. Ho una visione un po’ panteistica, secondo la quale siamo tutti connessi».

Quando non lavora che cosa le piace fare?

«Forse dovrei dire che mi piace leggere, andare al cinema, a teatro… la verità è che sono tutte attività che mi impegnano la mente, forse perché le affronto con troppa concentrazione. Una parte di me lavora anche mentre si svaga. Quello che veramente mi rigenera è camminare in silenzio nella natura, senza cuffiette, preferibilmente mano nella mano».

Qual è stato il momento di non ritorno per Susanna Fontana di oggi?

«Let it be. Quando l’ho ascoltata dal vivo, durante il mitico concerto gratuito di Paul McCartney a Roma, oltre 20 anni fa, mi si è sbloccato qualcosa dentro. Eravamo in 500.000 persone sparpagliate e al tempo stesso ammassate lungo tutti i Fori Imperiali e le vie limitrofe, grazie a 12 megaschermi e 16 ponti sonori. Credo che chiunque fosse là, in quel momento, si sia, almeno per un attimo, sentito in pace con sé stesso e con il mondo. È stato lì che ho cominciato a imparare a posare a terra veleno e pugnale, a smettere di combattere o sabotare me stessa».

Fra 5 anni come si immagina?

«Mi piace pensare che sarò impegnata più attivamente nelle cause in cui credo, prima fra tutte il miglioramento delle condizioni degli animali negli allevamenti intensivi, ma non solo. Passiamo la nostra vita a comprare e consumare prodotti ciecamente, senza chiederci da dove vengono e come mai costano così “poco”. Anzi, siamo entusiasti quando troviamo una magliettina da 2 euro: cosa ci importa se è stata prodotta dall’altra parte del mondo, con materiali magari tossici, da un bambino in condizioni di miseria?»

Lei cosa si risponde?

«Quando nella nostra coscienza compare appena l’ombra del dubbio, ci giustifichiamo pensando che in fondo non sta a noi risolvere i problemi del mondo, c’è sempre qualcun altro che deve farlo al posto nostro: la politica, i produttori, gli importatori, il vicino di casa. Non ci addossiamo mai la responsabilità delle nostre piccole scelte quotidiane, che invece sono quelle che plasmano la realtà, o perlomeno il nostro modo di vivere. Nel mio piccolo, fra cinque anni spero di aver migliorato il mio modo di stare al mondo, facendo scelte più etiche, e di aver aumentato la consapevolezza delle persone che ho incontrato. Per esempio, molti non sanno che le mucche non producono il latte “naturalmente”: vengono ingravidate artificialmente e, non appena partoriscono, dopo poche ore viene strappato loro il vitello, affinché il latte che sarebbe destinato a lui finisca invece nei nostri prodotti caseari e nelle nostre merendine industriali».

L’intervista a Paolo Ruffini nel 2018

Mi dica tre parole magiche per lei?

«Ansia, ironia e anima».

Perché?

«Non sono né infallibile né inscalfibile, e in fin dei conti non voglio esserlo. Quando entro in stato di agitazione, cerco di capire se è solo uno scherzo della mente o se è il mio corpo che identifica, secondo codici preistorici, un effettivo pericolo. Nel secondo caso, spesso si tratta solo di affrontare qualcosa all’infuori della mia zona di comfort. Alle volte, provare ansia in una certa situazione mi fa capire di aver fatto la scelta giusta, poiché è il segnale che sto effettuando il passaggio dall’ordinario allo straordinario».

E l’ironia?

«Sono convinta che sia l’antidoto per il male nel mondo. O perlomeno ci aiuta ad accettarlo mentre lo combattiamo».

L’anima invece la intende in senso spirituale?

«Non solo, sebbene credo ci sia qualcosa dopo la morte. Ma in questo caso la intendo proprio come essenza di ogni essere vivente. Inafferrabile, eppure percepita in ogni istante. Cosa c’è di più “magico” dell’anima?»

A che cosa sta lavorando oggi per domani?

«C’è un progetto a cui tengo molto: si tratta di una light novel, apparentemente per ragazzi, ma che nelle mie intenzioni potrebbe piacere molto, se non di più, agli adulti. Anche se il testo è breve, ci sto lavorando su da parecchio, rifinendo continuamente qualche particolare. Spero di poterlo presto pubblicare con una casa editrice a distribuzione nazionale. Perché se bisogna sognare tanto vale farlo in grande».

 

L’intervento allo Sguardi Altrove Film Festival

Dopo essersi laureata all’Università di Roma “Tor Vergata” con una tesi sui titoli di testa cinematografici, per un periodo Susanna Fontana ha lavorato all’Istituto Italiano di Cultura di Helsinki.

Ritornata in Italia, ha scritto per Il Quotidiano FVG e, dal 2016, ha curato per cinque anni i testi e la produzione TV di “Scuola di Cult”, rubrica cinematografica in onda su IRIS Mediaset. Successivamente, è stata relatrice al Teatro Parenti di Milano per Sguardi Altrove Film Festival, ha recitato con Pino Insegno e Roberto Ciuffoli nella web serie “Casa Crai 3” e, tramite la Brad&K Productions, ha curato il lancio dei film dell’Universal Pictures e della Warner Bros. 

Con l’agenzia Aipem di Udine ha vinto un Interactive Key Award e ora cura le Relazioni Esterne di Confapi FVG. Nel 2023 ha pubblicato, assieme a Claudio Zuzzi, l’albo illustrato Storia breve di due fiocchi di neve. Nel 2024 è arrivata in finale al Festival delle Lettere di Milano e un suo racconto è stato pubblicato sulla rivista letteraria OFFLINE.

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