Safet Zec: arte per credere

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Al pittore e incisore bosniaco, figlio di un calzolaio musulmano, il Vaticano ha commissionato l’opera celebrativa per il bicentenario della restaurazione dei Gesuiti. Legato da tempo al Friuli, il prossimo anno l’Abbazia di Rosazzo ospiterà una antologica a lui dedicata

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Safet Zec (ph. Velija Hasanbegovic)

UDINE – È forte, profondo, umano e artistico il rapporto fra il pittore e incisore bosniaco Safet Zec e il Friuli Venezia Giulia.

La sua arte è pervasa dalla sacralità nella sofferenza e umana pietà per gli ultimi e per chi soffre, con un dominio perfetto di tecniche ed equilibrio naturale nel ricevere dal mondo l’ispirazione che sulla tela o su carta diventa creatività dall’originale linguaggio espressivo.

Dalla Bosnia a Udine

Ottavo figlio di un calzolaio musulmano, nato in Bosnia nel 1943, è arrivato a Udine, accolto dallo stampatore Corrado Albicocco, in fuga dalla guerra nei Balcani.

Da tempo è cittadino del mondo e la sua opera è stata scelta dal Vaticano quale rappresentazione della grande arte al servizio dell’amore del Cristo e della Chiesa universale.

Papa Francesco benedice la “Deposizione del corpo di Cristo” realizzata da Zec (© Zeno Colantoni)

Il primo incontro con Papa Francesco nel 2014, quando nella Cappella della Passione della chiesa del Gesù a Roma è stata inaugurata e benedetta dal Pontefice la pala d’altare “Deposizione del corpo di Cristo”, commissionata all’artista per celebrare il bicentenario della restaurazione dei Gesuiti.

L’opera di Zec è andata a sostituire un capolavoro rinascimentale collocato nella chiesa principale della Compagnia fondata da Ignazio di Loyola.

Si parla infatti della “Pietà” di Scipione Pulzone, oggi esposta al Metropolitan Museum di New York.

La Santa Sede lo ha dunque scelto per la realizzazione della nuova pala d’altare, opera pittorica di grandi dimensioni e di rilievo artistico.

La seconda occasione d’incontro giunse nel giugno 2023, quando il Santo Padre ha invitato duecento artisti nella Cappella Sistina per un’udienza in occasione del cinquantesimo anniversario della collezione di arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani.

Tra gli artisti presenti c’era anche Safet Zec.

Il secondo incontro tra Zec è il Pontefice nel 2023 in Vaticano (© Zeno Colantoni)

«Stringere la mano di un essere umano così eccezionale – ricorda l’artista – nella luce incredibile della Cappella Sistina, circondati dalle pareti e sovrastati dal soffitto dipinti dalla mano divina di Michelangelo, è qualcosa che ricorderò per tutta la vita. Papa Francesco non poteva scegliere un posto migliore di questo luogo magnifico per incontrare gli artisti, sublimando l’emozione del momento».

Ma l’emozionato ricordo va oltre l’aspetto legato all’opera dei maestri della storia mondiale della pittura.

Francesco e Leone

«È stato un grandissimo privilegio – confida Zec – essere invitati dal Santo Padre per ben due volte, anche in ragione del fatto che è stato proprio lui a impegnarsi, più di ogni suo predecessore, per la convivenza e la condivisione fra credenti di fedi diverse. Ha ricordato agli artisti la relazione secolare che la Chiesa ha avuto con loro, dando la vita a opere d’arte incredibili».

Ci mancherà – conclude il pittore – un Papa dalle grandi vedute, dalla comprensione e dalla mentalità così aperta, ma confidiamo che Papa Leone XIV, da lui nominato cardinale, possa continuare nel segno del suo insegnamento e volontà di impegno verso la pace mondiale, come ha affermato nelle sue prime parole al mondo dopo l’elezione».

I legami con il Friuli

Fino alla fine del 2025, anno di Gorizia e Nova Gorica capitale europea della cultura, può essere visitata gratuitamente nelle sale dell’Abbazia di Rosazzo, a Manzano, la mostra di incisioni inaugurata lo scorso autunno nell’ambito della Rassegna letteraria “I Colloqui dell’Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga”, curata e condotta da Elda Felluga e Margherita Reguitti.

L’esposizione celebra il ritorno dell’artista in terra friulana in occasione della presentazione della “Guida anacronistica di Venezia per tutti coloro che accettano di perdersi”.

La nostra Margherita Reguitti assieme a Zec durante la presentazione del suo libro

La pubblicazione, già uscita in francese e di prossima pubblicazione in inglese, contiene i raffinati e colti testi del critico e curatore di esposizioni Pascal Bonafoux.

Pubblicata dall’editore parigino Qupé èditions è stata costruita sul progetto editoriale di Hana Zec e Federico Fazzi.

Un invito al viaggio nella città dove Zec vive e lavora, per la quale sono state scelte 36 opere fra dipinti e disegni della sua recente produzione e non solo.

L’antologica

Un rapporto artistico e personale dalle radici profonde quello fra Zec e l’Abbazia di Rosazzo che nel settembre del 2026 vedrà la realizzazione di una grande antologica a lui dedicata nell’ambito della 13ª Biennale d’arte, curata e realizzata da Giuliano Pavan, amico personale del pittore, collezionista e esperto d’arte, membro dell’Istituzione.

Nel 2001 e nel 2018 il complesso abbaziale di Rosazzo aveva accolto le opere di Zec. In particolare 7 anni fa la mostra “Exodus. Arte per credere”.

Lo spazio delle navate laterali aveva ospitato i maestosi teleri raffiguranti l’umanità sofferente, martoriata, vilipesa ma non vinta dei migranti in fuga dai conflitti e dalla miseria.

È una presa di posizione netta e precisa dell’artista contro ogni forma di violenza in questo momento storico nel quale la guerra mondiale a pezzi, come la definì Papa Francesco, è la realtà del quotidiano in Europa e in Medioriente.

Per non parlare dei conflitti di cui poco si parla al confine fra India e Pakistan, e in Africa.

Chi è Safet Zec

Safet Zec sin dall’infanzia rivela uno straordinario talento artistico, si forma alla Scuola superiore di arti applicate di Sarajevo e all’Accademia di Belgrado è considerato un prodigio.

La sua maestria si impone da subito in tutta la Jugoslavia e a livello internazionale. A Belgrado incontra la moglie Ivana, lei stessa artista, e successivamente si trasferiscono a Sarajevo.

Con lo scoppio della guerra nei Balcani è costretto a fuggire con la famiglia, giungendo nel 1992 a Udine per poi trasferirsi a Venezia nel 1998.

Dalla fine del conflitto l’artista ha ripreso un’assidua frequentazione con la sua terra.

Nel cuore di Sarajevo il suo studio è stato riaperto ed è ora un centro di iniziative culturali e sede espositiva delle sue opere. In futuro, la sua casa-studio di Pocitelj, ora restaurata, ospiterà una scuola di grafica.

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