Ruda piange la Maestra Rita

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Livio Nonis

11 Giugno 2022
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Celebrato il funerale

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È mancata a Ruda Rita Gratton, per tutti indistintamente “La Maestra Rita”, siano stati suoi allievi o meno.

Una vita messa a disposizione per gli altri, sia nel lavoro che nei rapporti personali. Una prerogativa che l’ha contraddistinta per tutta la sua esistenza, dall’insegnamento alle attività di volontariato in parrocchia fino alla politica, che alla fine erano passioni visto quanto impegno ci metteva per realizzare nel miglior modo possibile tutto quello che si impegnava a fare.

Nata a Ruda il 13 aprile 1945, una famiglia numerosa quella dei Gratton, 10 tra sorelle e fratelli, diplomata alle magistrali nel 1970, e già l’anno successivo ebbe l’incarico di maestra a Cella di Ovaro, in Carnia, ogni giorno a bordo della sua 500 si recava a insegnare a più di 100 chilometri. Si era appena sposata con Erminio Rigonat non voleva lasciare solo il marito, ma nel contempo voleva fare il lavoro per cui aveva studiato e che diventerà un punto fermo della sua vita.

Dopo un anno venne trasferita a Ruda e qui rimase fino alla quiescenza. È difficile dire a quanti ragazzi ha impartito le prime nozioni scolastiche, i primi mattoni di insegnamento sono fondamentali per il proseguo dell’attività scolastica, ma deve aver messo buone fondamenta poiché molti dei suoi “ragazzi e ragazze” hanno completato il percorso formativo scolastico riuscendo a laurearsi.

Nel contempo il suo impegno era legato alla parrocchia come catechista, animatrice nei campi scuola, nei consigli pastorali ma anche nell’assistenza agli ammalati: un impegno a tutto tondo nel mondo cattolico, del volontariato e nell'assistenza, un compito che svolgeva in modo instancabile, crescendo nel contempo anche i due figli Ludovico e Riccardo.

Una svolta fondamentale per la sua “vocazione” nel sociale è stata nel 1998 quando incontrò in Lombardia un gruppo di persone: avevano organizzato l’accoglimento di ragazzi della Bielorussia, paese che aveva subito più di altri le radiazioni della centrale nucleare di Chernobyl. L'associazione si chiamava “Aiutiamoli a Vivere”. Si innamorò subito del progetto, indisse una riunione per capire se si poteva portare anche a Ruda questo disegno di solidarietà, la risposta fu incoraggiante, moltissimi vi aderirono e ad agosto del 2000 arrivarono i primi bambini accompagnati dalle maestre.

La mattina, come tutti, frequentavano la scuola, mentre nel pomeriggio andavano in spiaggia a Grado o a Lignano, a respirare aria di mare, con lo iodio che faceva molto bene ai polmoni e li disintossicava dalle radiazioni. Un impegno importante che venne diffuso anche in paesi limitrofi: Muzzana, Villesse, Fiumicello, grazie al diffondersi del comitato molti più ragazzi son potuti arrivare in Italia, in Friuli Venezia Giulia.

Nel 2015 al gruppo “Aiutiamoli a Vivere” venne conferito il premio “Croce di Malta”.

Nel 2018 a Rita venne diagnosticata la terribile malattia che poi la porterà alla morte. In questi anni ha avuto la gioia di vedere crescere il nipotino Samuele, ed è stato un sollievo nonostante la malattia. Le sono state vicine tante persone che non le hanno fatto mancare nulla, specialmente dal lato morale, tra le tante Marisa che nonostante un’operazione è venuta ad assisterla, anche con la stampella, fino al termine della sua vita terrena.

Il giorno del funerale una moltitudine di persone ha voluto renderle omaggio, un implicito ringraziamento per il bene che ha donato nella sua vita. Emblematico e simboleggiante il pensiero univoco di tutti quelli che hanno assistito alla cerimonia funebre, il discorso del sindaco di Ruda, Franco Lenarduzzi: “Siamo arrivati, non possiamo dire purtroppo che non aspettavamo questo momento; eppure siamo disorientati e come sempre impreparati, perché il momento separa. Ci lascia una persona speciale perché ha condotto una vita rivolta sempre al bene. Rita era rimasta rinchiusa in un corpo che non le consentiva nemmeno l'espressione, la più elementare forma di comunicazione e di trasparenza di cuore e anima. Eppure sappiamo quanto fosse presente a sè stessa”.                     

 

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