Respirare con il Mondo

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Andrea Doncovio

25 Ottobre 2023
Reading Time: 6 minutes
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Trieste si appresta a ospitare la quarta edizione di Biennale Internazionale Donna. Un evento unico nel suo genere. Come ci racconta la sua presidente

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Un architetto dalla professionalità unanimemente riconosciuta, ma anche un’amante dell’arte nella quale trova fonte di ispirazione e di energia. Šeherzada Ahmetović, bosniaca giunta in Italia da bambina dopo che i genitori decisero di offrirle un futuro migliore da quello del loro Paese martoriato dalla guerra, è una perfezionista che ha bisogno di vibrare in una sfida perpetua con il dinamismo.

Presidente della Biennale Internazionale Donna di Trieste, ci svela in anteprima i segreti della quarta edizione dell’evento, che da fine ottobre a inizio gennaio (clicca qui per tutti i dettagli dell’evento), sarà punto focale della scena culturale cittadina.

Partiamo proprio dalla Biennale: che evento sarà?

«BID23ART è un’esposizione internazionale d’arte contemporanea interamente dedicata alle artiste donne. Una peculiarità che la rende unica al mondo e, di conseguenza, un forte catalizzatore per artiste di talento provenienti da ogni angolo del pianeta. Ogni anno, attraverso un processo di selezione rigoroso, esploriamo la scena artistica globale per portare a Trieste riflessi significativi della società attraverso l’arte. Questa connessione tra l’arte e la realtà è il cuore pulsante che ci spinge a scegliere un tema diverso a ogni edizione. In questo modo possiamo riflettere e catturare le attuali sfide, dibattiti e contesti sociali».

Il tema di questa quarta edizione è “Respirare con il mondo”: come mai questa scelta?

«Eunice Tsang, la talentuosa curatrice di questa edizione e originaria di Hong Kong, ha preso ispirazione per il tema da un’immagine poetica tratta da uno dei Sonetti a Orfeo (1923) di Rainer Maria Rilke, il quale, indagando l’intima connessione tra la vita e l’arte nelle sue varie forme espressive, ha cercato di mostrare quanto il potere evocativo della poesia sia in grado di tramutare i problemi dell’esistenza e di giustificare la realtà».

Non l’unica motivazione.

«La scelta di questo tema riflette anche la nostra intenzione di offrire una piattaforma globale di dialogo e incontro per stimolare riflessioni, ma soprattutto azioni, che possano rivelarsi utili al miglioramento del nostro pianeta. “Respirare con il Mondo” si fa contenitore per trattare tematiche di rilievo come l’ecoansia, l’ansia legata alla mancanza di tempo e il peso opprimente degli impegni quotidiani. Attraverso convegni mirati, inviteremo il pubblico a riflettere su questioni cruciali legate al nostro pianeta. Inoltre, attraverso l’educazione, cerchiamo di fornire strumenti pratici per una qualità di vita migliore. L’invito implicito è quello di prendersi del tempo, di rallentare e di respirare, trovando un nuovo equilibrio tra noi stessi e il mondo che ci circonda».

L’esposizione al Magazzino 26 metterà accanto tra loro artiste emergenti e artiste affermate. Qual è l’obiettivo?

«L’obiettivo è quello di promuovere l’empowerment delle donne nell’arte e nella società. Mettendo accanto artiste emergenti e affermate, intendiamo creare un dialogo intergenerazionale e interculturale. La nostra esposizione è un luogo di connessione e collaborazione. Le artiste emergenti possono condividere il loro lavoro con un pubblico più vasto, mentre le artiste affermate possono scoprire nuove tendenze e influenze. Questa sinergia tra generazioni e stili artistici crea un ambiente di arricchimento reciproco e apre nuove possibilità creative».

A differenza degli anni passati, Magazzino 26 sarà la sede principale dell’evento ma non l’unica: perché?

«La decisione di ampliare il luogo dell’evento riflette la nostra volontà di connettere il Magazzino 26 con la città. Porto Vecchio è un luogo ricco di storia e potenziale, ma negli anni è rimasto in gran parte isolato dal tessuto urbano circostante. Con il progetto “Riflessioni sul futuro degli spazi urbani” e l’installazione di Seed Mirror dinanzi proprio alle maestose porte d’ingresso di Porto Vecchio, stiamo cercando di aprire un dialogo tra questi spazi precedentemente separati. Crediamo che questa connessione con il centro urbano possa portare a una maggiore vivibilità per entrambe le aree, trasformando Porto Vecchio in uno spazio culturale accessibile e coinvolgente».

Lei è un architetto di successo, qual è il suo legame con l’arte?

«Il mio lavoro è estremamente tecnico e impegnativo, ma l’arte è per me fonte di ispirazione e di energia. L’arte e l’architettura sono interconnesse; l’arte infonde la creatività nel mio lavoro quotidiano. Mi aiuta a vedere le cose in modo diverso, a considerare soluzioni inaspettate e a portare nuove prospettive nei progetti che affronto».

E il legame con la città di Trieste?

«Trieste è una città che amo profondamente, potrei pensare di rimanerci in pianta stabile. La sua dimensione umana e la vicinanza al mare la rendono il luogo perfetto per me. Il mare ha un potere calmante: osservarlo mi aiuta a rilassarmi e a riflettere. Tuttavia, Trieste ha anche i suoi desideri non espressi e spero che possa crescere e prosperare nella direzione che merita. Voglio vedere questa città trasformarsi in un luogo ancora più vibrante e dinamico, un centro culturale di rilevanza internazionale. Solo allora sarà il luogo perfetto per me».

Lei è di origine bosniaca: qual è la cosa che le manca di più della sua terra d’origine?

«Sono nata in Bosnia ma i miei genitori, in un atto eroico, decisero di trasferirsi dal Paese in guerra per donarci un futuro migliore. A loro sarò eternamente grata, poiché è grazie al loro sacrificio se ho l’opportunità di essere qui oggi e perseguire i miei sogni. Non ho avuto modo di vivere la mia terra, ma essendo un’instancabile sognatrice, per il mio Paese ho tanti progetti in mente, ma non posso svelarli adesso. Giungerà il momento opportuno e, quando avrò l’occasione di metterli in pratica, li condividerò. C’è ancora molto lavoro da fare, ma sono determinata a contribuire in modo positivo alla mia terra d’origine. Non solo attraverso l’architettura, ma anche attraverso l’arte».

Dall’arte alla società: come giudica il ruolo delle donne nei diversi campi d’azione?

«Oggi le sfide che le donne affrontano per conquistare parità di diritti sono molteplici e spesso si manifestano in ambienti lavorativi tradizionalmente dominati da uomini. La chiave per superare queste sfide risiede nell’istruzione e nella conoscenza. Il sapere è una risorsa potente che può renderci più sicure e competenti. È un’arma vincente che ci permette di affrontare qualsiasi ostacolo con determinazione. Tuttavia, è importante notare che le disuguaglianze di genere colpiscono sia uomini che donne in diversi contesti. È un problema che deve essere affrontato a livello globale, coinvolgendo uomini e donne per creare un mondo più equo per tutti. Solo così possiamo costruire un futuro in cui ogni individuo ha pari opportunità di realizzare il proprio potenziale, indipendentemente dal genere».

Nella sua vita e nella sua professione essere donna è stato un vantaggio o uno svantaggio?

«Per ottenere il rispetto in un cantiere è essenziale essere altamente preparati e dimostrare di essere un elemento indispensabile per il team. Purtroppo, in alcuni ambienti essere donna può risultare un fattore che complica le cose. In questi casi è spesso necessario fare uno sforzo extra per ottenere il rispetto che meritiamo. Tuttavia, una volta che si riescono a superare queste sfide, si può dimostrare la propria competenza e capacità in modo tangibile. Il duro lavoro e la determinazione possono portare a guadagnarsi il rispetto dei colleghi, indipendentemente dal genere. E questa conquista, una volta raggiunta, può essere particolarmente gratificante».

Dopo questa biennale ci sono altri progetti nel suo futuro?

«Ho progetti ambiziosi per il futuro. Come architetto mi piacerebbe lavorare in paesi in via di sviluppo, contribuendo a progetti che migliorino la vita delle persone offrendo nuove soluzioni dell’abitare. Questa è una delle mie passioni più profonde e spero di poter concretizzare questa visione».

E in ambito artistico?

«Biennale Internazionale Donna è un progetto che mi sta molto a cuore. Le parole di Alessandra Postir “chi sogna e si impegna non può avere confini” mi hanno profondamente impressionato, tanto da farle mie e ripeterle come un mantra quando le sfide si fanno più complesse. Devo ringraziare Alda Radetti, l’ideatrice di BID, e mandare un saluto speciale lassù a Barbara Fornasir, architetto e fondatrice di BID, le grandi donne che hanno tanto creduto in me e che mi hanno dato la spinta necessaria per sognare in grande. L’arte è la mia valvola di sfogo, la mia fonte inesauribile di energia e creatività. Non riesco a immaginare un futuro senza di essa. Quindi, preparatevi a vedere realizzati grandi progetti nel mondo dell’arte anche dopo questa biennale».

 

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