Non è mai notte

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Margherita Reguitti

25 Marzo 2022
Reading Time: 6 minutes
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Alessandra Spizzo

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“Non è mai notte” è il titolo di una tela dell’artista udinese Alessandra Spizzo.

Opera astratta che emana luce, amore per la vita, riflessione ed enunciato artistico. Il quadro è anche la sintesi dell’approccio positivo della pittrice con l’esistenza, il quotidiano la cui trama è fatta di ombre e di luce, difficoltà ed entusiasmo, belle sorprese e inaspettate cadute.

Artista versatile, sempre in ricerca, abile utilizzatrice di linguaggi diversi, dalla pittura alla scultura, dal restauro alla creazione di oggetti artigianali di design, appassionata di scrittura come di colori, forme e materie, Alessandra Spizzo vive come imprescindibile il legame fra personale e arte.

Una connessione stretta e profonda fra sentimenti, emozioni e l’impegno sociale nella cultura ma anche nel dialogo creativo con persone fragili, in particolare con adulti autistici. La sua coscienza di donna e artista nasce da un approfondimento e messa in ordine della conoscenza, punto di partenza per agire in libertà.

Se dal quotidiano scaturiscono le scintille evocative, fonte di ispirazione per le sue opere, siano esse visive, performative, tridimensionali o letterarie, le sue mani diventano intelligenti e sicure nell’affondo nella materia, sapientemente modellata, resa duttile e docile per diventare forma contemporanea, o far rivivere antiche pratiche.

Alessandra, artista a tutto tondo, curatrice di mostre, artigiana, docente, una vita fra arte e impegno civile il suo?

«Per me è imprescindibile l’arte dalla vita pubblica e sociale. Sia che io possa lavorare in libertà sia che vi sia un tema da sviluppare. Due mondi creativi che si fondono».

Quanto il vissuto personale è leggibile e traspare dai suoi lavori?

«Il mio essere più intimo, momento per momento, è sempre in primo piano da quando ho preso coscienza di cosa volevo fare. Negli anni ho fatto un rigoroso e costante lavoro di introspezione, ricerca, comprensione di me per arrivare a capire i miei linguaggi. Ho attraversato momenti che mi hanno imposto la necessità di fare un lavoro di pulizia interna».

Che ruolo giocano le diverse modalità espressive utilizzate con grande disinvoltura e dominio perfetto?

«Le diverse forme, visive, performative o scritte, sono state il medium per raccontare il mio vissuto in un’operazione di scavo, emersione, taglio e rimozione».

Lei disegna da sempre e il suo percorso formativo e accademico, dall’Istituto d’Arte all’Università, è coerente. Quando ha deciso di essere artista?

«Non l’ho mai deciso, è una maniera di vivere, le cose si sono aggiunte nel tempo. Da bambina sognavo di diventare illustratrice, di vivere in una casa fuori dal mondo dove incontrare gli amici. Ci sono poi stati tanti passaggi e viaggi, infiniti incontri. Un ruolo determinante lo ebbe il mio primo marito, regista, fotografo, intellettuale, incontrato all’Istituto d’Arte di Udine. Una persona che mi ha aiutato a capire che cosa volevo essere e dove volevo andare».

Che cosa lega le diverse forme espressive che lei utilizza?

«Il voler proporre un linguaggio culturale il più ampio e libero possibile. Ma sono anche il frutto della mia curiosità per la sperimentazione e del fattore di casualità negli incontri. Faccio un esempio: la passione per il restauro e l’utilizzo di tecniche antiche come la foglia d’oro e la tempera d’uovo nella preparazione dei colori sono nati casualmente, frequentando laboratori in una rete di contatti e amicizie».

Lei ha pubblicato anche dei libri. Che rapporto esiste fra pittura, espressione visiva e scrittura?

«Tutto parte dalla scrittura, anche le opere che sono prettamente visive. È una maniera di procedere nel lavoro. Prima di tutto mi chiedo che cosa voglio comunicare, quali tematiche desidero inserire. Ritorno alla pagina per mettere nero su bianco e quindi mi dedico a realizzare dei bozzetti. La scrittura è dunque lo strumento di partenza, primigenio».

Lei ha conosciuto e frequentato la pittrice e scrittrice udinese Dora Bassi e oggi, fra le tante collaborazioni, c’è quella con l’associazione DARS “Donne, Arte, Ricerca, Sperimentazione” fondata dalla Bassi nel 1979 e tutt’ora attiva…

«Il rapporto con Dora per me è stato fondamentale. L’ho ammirata tantissimo, io pendevo dalle sue labbra, dalle sue parole e dai suoi pensieri, così profondi, incisivi, ironici e pregnanti nella loro leggerezza. Erano gli anni della mia crescita come donna e artista e le sue critiche erano una scossa per procedere nella maniera giusta. Era un riferimento, anche umano, nell’amore per la libertà».

Il suo impegno civile come artista si esplica anche in attività con persone, soprattutto adulti autistici. Come lavora, quali risultati raggiunge e che linguaggi utilizza?

«Uno dei miei doni di natura è la facilità di comunicazione che ho indirizzato con studi approfonditi e presa di coscienza della volontà di impegnarmi con persone che hanno una visione diversa della realtà e che, fino a 15 anni fa, sarebbero state ricoverate. Ho iniziato nel 2013 a seguire persone autistiche cercando prima linguaggi e livelli di comunicazione adatti e pensati singolarmente per gruppi o in un rapporto individuale. Il lavoro è lungo e impegnativo, soprattutto per adattare i miei strumenti alle personalità dei singoli. Abbiamo però raggiunto ottimi risultati, concretizzatisi in mostre nelle quali questi artisti speciali sono stati protagonisti, al centro con le loro opere. Abbiamo creato un mondo nuovo ed è stato meraviglioso utilizzare l’arte terapia, in Italia ancora poco apprezzata nelle sue potenzialità, per una crescita di tutti».

Come ama definirsi o essere definita?

«Mi considero un’artista di frontiera in territori di linguaggi meno esplorati, alla ricerca di pozzi profondi di creatività, entusiasmo e conoscenza di vita».

Essere nata in una terra multiculturale e multilinguistica ha favorito questo suo sentire?

«Sono nata a Collerumiz, una piccola frazione di Tarcento, eravamo 80 anime, una comunità dove le porte delle case erano sempre aperte. Non c’erano barriere fra di noi e tutti erano accettati anche nelle loro diversità. Questo ha inciso molto nella mia formazione. Poi sono partita per Parigi, dove ho vissuto, per poi ritornare in Friuli. Nonostante gli sbagli e le cose andate male non ho mai perso la fiducia nel prossimo, anche oggi in questi tempi difficili, nei quali ci si mescola con maggior difficoltà».

Abbiamo parlato fin qui della sua attività creativa, ma lei svolge anche un lavoro di curatela di mostre, promuovendo artisti professionisti o agli esordi. Una dualità assai rara da trovare; di solito l’ego creativo non lascia molto spazio agli altri…

«Questo aspetto fa parte della mia voglia di confronto e scambio. Oltre all’esperienza DARS ho avuto la fortuna di incontrare a Gorizia il maestro Italo Montiglio, direttore di coro ma anche presidente dell’Associazione “Seghizzi”, e l’artista Daniele Bianchi con i quali abbiamo ideato e realizzato vari appuntamenti espositivi. Adesso attendiamo di ripartire per continuare questo viaggio affascinante e sempre arricchente. Essere aperti ai linguaggi altrui, capirli, accettarli senza chiusura mi fa riflettere sul fatto che in rapporto con persone autistiche io fornisco strumenti espressivi ma ricevo sguardi diversi sulla vita».

Accanto all’impegno sociale delle sue opere, emerge anche un originale senso del mistico e del divino. Cosa rivela?

«Una mia idea sincretica del divino nella quale tutti gli uomini sono uguali e uno è il divino che ricerchiamo e al quale ci rivolgiamo. L’espressione della preghiera nelle diverse religioni è per me una questione di linguaggio, un tendere dell’essere umano a un’essenza oltre la sua finitezza. In momenti diversi della mia vita ho pregato con fedeli di confessioni diverse. Una universalità religiosa».

Se dico arte e vita, come prosegue?

«Amore».

 

Alessandra Spizzo è laureata in storia dell’arte, ha frequentato l’Istituto d’arte Sello di Udine, la Scuola d’arte Giovanni da Udine e la Scuola internazionale di grafica di Venezia. Sensibile al sociale, ha condotto laboratori artistici animati da persone autistiche e psichiatriche, da ragazzi outsiders e da bambini. Operatrice culturale, cura eventi e mostre. Artista per DARS e AURA, collabora con varie associazioni fra le quali “Seghizzi” di Gorizia, cooperativa Duemilauno all’ex manicomio di Udine, LAM, Atthirtiseven, Gente Adriatica di Trieste e con diverse istituzioni pubbliche e private. https://alespizzo.wixsite.com

 

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