Nel fiume della storia

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redazione

14 Novembre 2014
Reading Time: 4 minutes
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Friuli sconosciuto

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In un famoso paragrafo della Naturalis historia, Plinio il Vecchio (I sec. d.C.) fa una panoramica di Veneto e Friuli e dei loro fiumi: vengono citati Tagliamento, Varmo, Ausa, Torre, Natisone e un Anaxum che gli studiosi hanno identificato con lo Stella. Oggi come allora, questo affascinante corso d’acqua attraversa un territorio splendido… e lungo il suo tragitto la storia ha lasciato tracce che parlano a chi sa ascoltare.

Dalle montagne al mare

Tutto inizia, in realtà, da luoghi lontani rispetto alla Bassa: comincia nelle montagne friulane, con i loro infiniti rigagnoli che scorrono fino all’alta pianura, per poi inabissarsi all’incontro con i terreni permeabili.

La discesa delle acque nelle viscere della terra, però, segue dei percorsi precisi: così, all’altezza di Codroipo e giù fino al Monfalconese, in una linea diagonale che taglia in due il Friuli, l’impatto con i terreni impermeabili porta al loro ritorno in superficie. Nascono così i fiumi di risorgiva, fenomeno fra i più interessanti della geologia regionale, caratterizzati da una temperatura costante di 9-12°C e una portata regolare che va dai 50 ai 65 metri cubi d’acqua al secondo. Fra di loro c’è anche lo Stella, che fa capolino a Flambro dall’incontro fra piccole rogge e che, nel corso del suo viaggio fino alla Laguna di Marano, accoglie le acque degli affluenti Taglio e Torsa: un corso d’acqua immerso per 45 km nel silenzio di una natura ancora in buona parte intatta, fra ontani e querce secolari, circondato da luoghi di grande valore culturale.

Villa Badoglio

Il nostro viaggio parte a Flambruzzo, con il suo castello attestato sin dal 1258. Nel 1466 la proprietà passa ai conti di Codroipo, che la mantengono fino al 1910, quando il complesso viene acquistato dal conte Francesco Rota di San Vito al Tagliamento, che però lo rivende pochi anni dopo; al termine della Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, il marito di una delle figlie di Francesco, il duca Mario Badoglio, diventa il nuovo proprietario e ancora oggi la villa è abitata dai suoi discendenti.

Dell’antica fortezza non restano che tracce ormai ingentilite dalla lenta conversione residenziale del palazzo, avvenuta già dal tardo Rinascimento: le due torri di difesa agli angoli opposti della villa sembrano più rifugi ameni che strutture militari, mentre il pittoresco ponte d’accesso non è che un’eco del ponte levatoio medievale. A completare l’opera, all’inizio dell’Ottocento, sarà la trasformazione del vecchio bosco planiziale circostante in un parco all’inglese degno di un quadro del Romanticismo, pur calato nel contesto locale dominato da rogge, laghetti e olle.

L’interno della villa, tra i più tipici della civiltà instaurata dalla Serenissima dopo la sua trasformazione cinquecentesca da potenza di mare a dominatrice di terra, è un susseguirsi di stanze un tempo popolate da ospiti illustri; ancora oggi, la biblioteca conserva una parte cospicua della biblioteca privata di Giandomenico Bertoli, l’abate che diede il via alla valorizzazione archeologica del Friuli pubblicando nel 1739 Le Antichità d’Aquileia profane e sacre, per la maggior parte finora inedite, raccolte, disegnate ed illustrate da G.D.B.

Fra letteratura e scienza

Lasciata Flambruzzo, la metà successiva è Ariis di Rivignano. Il mulino, i rustici campestri, la chiesetta di San Giacomo, il ponticello sullo Stella: l’atmosfera è quella delle novelle campagnole di Ippolito Nievo e non è certo un caso che, proprio qui, un’opera capitale della letteratura affondi

le sue radici. Nel 1517, Luigi Da Porto pubblica la Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti con la pietosa loro morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del signor Bartolomeo della Scala: protagonisti sono Romeo Montecchi, Giulietta Cappelletti e il loro amore reso impossibile dalla storica rivalità delle due famiglie d’origine.

Romeo, in realtà, è l’alter ego dello stesso autore, costretto a rinunciare all’amore di Lucina Savorgnan, alias Giulietta, erede di una famiglia nemica dei Da Porto, ma la vera scoperta è un’altra: la Historia, arrivata fino in Inghilterra, sarà la fonte d’ispirazione di William Shakespeare per il dramma Romeo e Giulietta. Oggi, nella dolce Villa Savorgnan, con la sua bella facciata rossastra affacciata sulle acque del fiume, la figura di Lucina – che qui dimorò per molti anni – aleggia ancora fra storia e leggenda, mentre tutto intorno si estende un’area naturalistica divenuta Sito di importanza Comunitaria, abitata da una ricca fauna e dominata da prati umidi alternati a stabili, piante antichissime e risorgive. Un ambiente unico, giustamente omaggiato dal vicino Acquario “Paolo Solimbergo”, sorto con l’obiettivo di osservare dal vero i pesci locali e di tutta la regione: all’interno, una quarantina di specie ittiche diverse nuotano in ampie vasche di vetro nelle quali è riprodotto il loro habitat, sotto gli occhi di un pubblico che giunge ogni anno numeroso, con una media di 25.000 visitatori.

L’ultimo viaggio

Giunti a Rivignano, è possibile conoscere i luoghi circostanti attraverso percorsi guidati a bordo di una antica carrozza, nonché salire su un’imbarcazione a remi e navigare sul fiume per qualche chilometro. In questo ritorno ai ritmi lenti del passato, anche lo Stella si fa più placido; a Palazzolo, laddove i Romani vi avevano edificato un ponte (nello stesso punto in cui sorge l’attuale attraversamento stradale), l’acqua fluisce quasi a passo d’uomo, allargando il proprio alveo fino all’incontro con la Laguna. Qui, nella riserva naturale istituita nel 1996, un ultimo spettacolo attende il visitatore: superati i canneti delle rive, popolati da falchi di palude, cigni reali, aironi rossi, cinerini e bianchi, la luce favolosa della foce si posa sui casoni dei pescatori, aprendo lo sguardo fino all’orizzonte del mare. Lo Stella, arrivato al traguardo, ora è solo un lieto ricordo.

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