Monfalcone rivive il capolavoro di Pasolini

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Elio Germano e Teho Teardo protagonisti sul palco del Bonezzi con “Sogno di una cosa”. Un vero e proprio radiodramma

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MONFALCONE – Gli spettacoli sono molto più divertenti quando non ci si sente in obbligo di assegnare lode o biasimo.

Citando “liberamente” W. Sommerset Maugham in “Pioggia”, la messa in scena al Bonezzi di Monfalcone di “Sogno di una cosa” di e con Elio Germano e Teho Teardo, liberamente tratto dal capolavoro di Pier Paolo Pasolini, conferma la bravura dei due artisti sul palco. Sorprende per la mancanza di azione attoriale di uno dei protagonisti della scena nazionale al cinema, televisione e appunto in teatro, ma ciò rientra nella mise en éspace.

Sessanta minuti di parole, suoni ricreanti ambienti, note, penalizzati da un suono che arrivava sabbioso per la voce di Germano e greve per i bassi di Teardo.

Un atto unico di lettura scenica, voci registrare, rumori avvolgenti e musica per raccontare coinvolgendo il pubblico “vicino” della platea, con questa finalità è stata chiusa la galleria.

Fatti accaduti fra il 1948 e 1949 fra il Friuli del poeta romanziere, intellettuale spesso inviso in vita e da qualche anno chiamato in causa non sempre a proposito, e Cividale, Gorizia e la Jugoslavia a ridosso del confine italiano.

Terre difficili da individuare nel passo di clandestini di notte nei boschi, se non attraverso le divise e la lingua dei soldati graniciari.

Tre ragazzi espatriano nella Federativa “per lavorare”, per trovare una vita diversa, affrancarsi dalla miseria e dalla povertà di casa, credere in un sogno.

Troveranno fame e galera e torneranno sui loro passi. Richiami alle migrazioni del presente lungo la rotta balcanica, al desiderio di ricerca di vita migliore da parte della “meglio gioventù”.

Un primo romanzo di Pasolini, pubblicato solo nel 1962. Storia di passioni giovanili, amori, desideri di affermazione sociale, confronto fra generazioni, e dramma.

Un Pasolini già chiaro nei temi che svilupperà più avanti nella sua attività di intellettuale duttile nell’uso di vari strumenti espressivi.

Uno spettacolo da ascoltare a occhi chiusi per apprezzarlo al meglio, come un radio dramma.

Soddisfatto il pubblico, generoso di applausi finali.

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