Marina Battistella: arte in evoluzione

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Ha dipinto sin da bambina, poi l’incontro con due maestri di livello ha condotto alla scoperta di geometria e tridimensionalità. «È la materia a darmi l’ispirazione»

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Marina Battistella (ph. Galleria Alessandro Maestra)

BAGNARIA ARSA – Artista, arredatrice, decoratrice d’interni: Marina Battistella è molto conosciuta nel panorama internazionale, avendo presentato le sue opere in diverse esposizioni in Italia e all’estero.

Le creazioni dell’artista di Bagnaria Arsa sono il risultato di un lungo percorso che ha avuto origine dal figurativo; attraverso una ricerca costante e mirata, oggi, la sua produzione si colloca nell’arte informale.

La sua personalità, libera e anticonformista, trova riscontro nella scelta di abbandonare la consuetudine del quadro tradizionale rompendo gli schemi classici; l’opera infatti non è più contenuta nella misura quasi obbligata di una tela, sia essa rettangolare o quadrata, ma l’artista utilizza un supporto che le permette di spaziare in misure e forme non precostituite con l’intento di potersi muovere senza limitazioni di sorta.

Marina Battistella e l’arte: una passione nata quando?

«Quando ero bambina amavo sperimentare con i colori, realizzando sia disegni inventati da me sia riproducendo i quadri famosi che vedevo sui pochi libri d’arte all’epoca a disposizione. Dipingere era un momento tutto mio, mi faceva stare bene e rasserenare. Questa sensazione me la porto ancora oggi, il tempo trascorso nel mio studio corre veloce: sembra che io sia immersa in un’atmosfera diversa dove il tempo non è più tempo».

Lei si è formata sotto la guida dei professori Baldan e Zavagno. Quali sono stati i loro insegnamenti più preziosi?

«Prima di frequentare l’Istituto d’Arte la mia formazione di autodidatta si limitava alla rappresentazione figurativa del paesaggio, ma questi due grandi maestri mi hanno aperto nuovi orizzonti: ho scoperto la geometria e la tridimensionalità. Tuttavia per molto tempo la loro influenza è rimasta latente; è riemersa soltanto negli ultimi 30 anni ed è ormai riconoscibile in tutte le mie opere, sia pittoriche che scultoree».

Come definirebbe la sua arte?

«In continua evoluzione. Mentre realizzo un’opera penso già a cosa poter fare per migliorarla o come cambiare perché ripetere sempre le stesse cose, seppur con soggetti diversi, non mi gratifica. Sento la necessità di non fermarmi mai».

Tra le opere da lei realizzate c’è qualcuna a cui è maggiormente legata?

«Sono le opere che più hanno caratterizzato la mia evoluzione artistica, io le chiamo le mie “pietre miliari”».

Da cosa trae ispirazione per realizzare le sue opere?

«È la materia a darmi l’ispirazione. Materia e colore combinati nella giusta misura mi permettono di viaggiare col pensiero. È da questi momenti che nascono riflessioni profonde sui molteplici problemi del mondo. La donna è spesso al centro dell’attenzione delle mie opere e viene analizzata sia dal punto di vista della bellezza e dell’estetica sia per quanto riguarda tematiche purtroppo sempre attuali, come quella della violenza».

Lei vive e risiede da sempre nella Bassa friulana. Qual è il suo legame con il territorio?

«Il legame con il territorio per me è fondamentale: amo la mia terra, la mia regione, la lingua friulana e quando ho avuto la possibilità di esporre sia fuori regione che all’estero sono stata molto fiera e orgogliosa di poterla rappresentare».

Marina Battistella è anche appassionata di ballo (ph. Claudio Pizzin)

Il territorio e la sua gente come si rapportano con le sue opere?

«C’è chi apprezza, chi incuriosito si avvicina chiedendo spiegazioni sui soggetti scolpiti o raffigurati, e chi non condivide probabilmente perché la mia non è un’arte immediata che arriva subito al cuore, ma va osservata con attenzione e con un animo ben disposto. Ho raccolto tante soddisfazioni da quando ho aperto il mio atelier al pubblico. Si avvicinano persone di tutte le età che arrivano da varie parti della regione e del mondo».

Oltre all’arte quali sono le sue passioni?

«Ho la passione per il ballo di ogni genere ma negli ultimi anni la sto trascurando per dedicarmi all’arte».

Qual è invece il suo rapporto con gli altri artisti del territorio?

«Direi buono, tra loro ho molti amici, amici veri, il mio studio è sempre aperto a tutti e le occasioni per un confronto sono molte, in occasione dei vernissage, di momenti conviviali o per visite di cortesia. Anche in queste occasioni le ore volano, parliamo di tutto: tecniche artistiche, materiali, soggetti da rappresentare, mostre, eventi e tanto altro, tra cui problematiche importanti della società contemporanea».

A suo avviso com’è lo stato di salute dell’arte in Friuli Venezia Giulia?

«In tutta Europa i governi cercano soluzioni per gli artisti, soprattutto giovani. In Italia pare che la nostra categoria non sia considerata, e ancora di meno nella nostra terra che da sempre è stata una regione periferica e non all’avanguardia. La speranza è che il fervore artistico del Friuli possa avere un palco importante nel 2025 con Gorizia – Nova Gorica capitale europea della cultura».

Cosa si potrebbe fare per valorizzare ulteriormente l’arte?

«Sarebbe importante l’intervento delle istituzioni a favore degli artisti e a sostegno della loro arte. Iniziando dal garantire risalto sulla stampa locale. E valorizzando gli spazi pubblici: nella provincia di Trento, per citare un esempio, fanno molti bandi per opere d’arte da installare in luoghi pubblici».

Quale sarà la sua prossima opera?

«È già in fase di lavorazione, sarà piuttosto grande e userò un materiale che non ho mai sperimentato. Il resto sarà una sorpresa…»

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