“La fabbriche possono essere entusiasmanti”

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redazione

24 Ottobre 2014
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Peter Marsh e la nuova rivoluzione industriale

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Connessioni, creatività, “customizzazione” (o personalizzazione). Ci sono sfide e opportunità racchiuse nelle tre “c”, le parole chiave che l’editorialista del Financial Times Peter Marsh affida al racconto della “Nuova rivoluzione industriale libro ”. E “The new industrial revolution” è anche il titolo dell’ultimo libro del giornalista britannico, in cui Marsh prefigura il cambiamento di paradigma nella produzione di beni e servizi, che può rappresentare un “rinascimento globale per la manifattura”, prendendo a prestito le parole di Jeff Immelt, amministratore delegato di General Electric. 

“Factories can be exciting”, le fabbriche possono essere entusiasmanti, dice Marsh. E lo devono essere, soprattutto, se si vuole prefigurare un nuovo futuro per la manifattura. «In Europa in particolare – ha evidenziato Marsh – l’industria si trova di fronte tantissime sfide, ne ha superate molte e ha vissuto momenti critici. Ma anche nella crisi, entrando in contatto, da giornalista, con numerosissime realtà produttive di tutto il mondo, ho sempre visto nascere e competere “campioni nascosti”, piccoli industriali che hanno colto il confronto con l’innovazione, aggiungendolo ai caratteri tradizionali della manifattura».

Elementi che secondo Marsh sono i materiali, le capacità, le energie e il capitale, a cui oggi va sommata l’abilità di padroneggiare e utilizzare le tecnologie digitali. Marsh ha regalato al Future Forum un percorso formativo costruito su esempi pratici, imprese di tutto il mondo, vere, concrete e produttive, che stanno mettendo in pratica questa nuova rivoluzione. «Una rivoluzione da cui ora, però, non possiamo attenderci il boom occupazionale delle precedenti», ha ammonito Marsh, evidenziando con i grafici le tendenze degli ultimi 40 anni: mentre la produzione, dagli anni ’70, ha continuato a crescere, anche se con le cadute che hanno contrassegnato soprattutto il bienno 2008-2010, l’occupazione, negli stessi decenni, è stata rappresentata da una linea costantemente decrescente.

«Nella prossima manifattura possiamo invece attenderci che ci siano ottime opportunità per gruppi di persone numericamente ridotte». Di quali trend dovremo tenere in conto? Quali gli impatti della tecnologia sulla manifattura, dunque? Le tre “c”: connettività, creatività, “customizzazione”. Vantaggi competitivi dimostrati, per esempio, da aziende che hanno il design, la progettazione, la direzione, la produzione e i servizi connessi in rete ma in luoghi fisicamente diversi, uniti solo dalle tecnologie. E poi le imprese che hanno colto le infinite opportunità date dall’“internet delle cose”, la possibilità incredibile di legare la tecnologia agli strumenti fisici, ai materiali, assicurando vantaggi in ogni tipo di settore manifatturiero, dalla domotica e dalle case intelligenti alla moda, dai trasporti all'energia, dalla produzione di acciaio a quella di lenti o protesi fisiche. Tutte produzioni che piegano la tecnologia allo sviluppo delle tre “c”, attraverso una serie di strategie possibili.

Trasferire abilità e idee globalmente, per esempio, non tenendo sempre tutte per sé le scoperte e le tecnologie. Pianificare con sensibilità ma anche con l’ambizione di creare prodotti speciali, smettendo di fare sempre le cose come le fanno tutti. Non dimenticando, però, che ci sono abilità manuali che rendono speciali alcune produzioni e che richiedono personale formato e preparato. Né che si può avere successo anche, “semplicemente”, riuscendo a trasformare con intelligenza saperi tradizionali o aumentando la specializzazione del proprio prodotto o servizio. Tutte strategie che sottendono al consiglio finale, al quale Marsh ha legato un augurio particolare proprio all’Italia creativa: «don't forget to inspire». Non dimenticate di ispirarvi. 

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