Il Natale di una volta

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A Moggio Udinese il periodo delle festività natalizie ricrea atmosfere distanti dal consumismo frenetico. Facendo riscoprire il piacere dello stare assieme

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Abbazia di San Gallo

Abbazia di San Gallo a Moggio Udinese

MOGGIO UDINESE – Nadâl dai fruts, Nadâl di une volte: a Moggio Udinese, Mueç in friulano, Mosach in tedesco e Možac in sloveno, alla confluenza del Canal del Ferro con la Val d’Aupa, 341 m s.l.m., circa 60 chilometri dal capoluogo friulano, il periodo delle festività natalizie ricrea l’atmosfera, colori, profumi e sapori che recuperano la semplicità, schiettezza e spontaneità dello stare assieme facendo riemergere valori, gesti e tradizioni di comunità che il consumismo mordi e getta non ha del tutto cancellato.

Con il coordinamento della Pro loco, le associazioni, i commercianti, i proprietari di aziende agricole e zootecniche, così come bambini e adulti hanno unito le forze per ricreare emozioni dei sensi, vista, tatto, olfatto e gusti attingendo alla tradizione, per stare assieme e accogliere il forestiero che fino al 6 gennaio vorrà unirsi a loro in un grande presepe vivo en plein air.

Dopo l’accensione dell’albero di Natale davanti al Comune avvenuta nei giorni precedenti, domenica 14 dicembre sarà una giornata speciale per vivere gioia e serenità condivise che hanno radici in tempi lontani quando erano i piccoli gesti e doni a fare la festa nel segno dei valori umani e religiosi.

Tutti i circa 1.500 abitanti sono coinvolti e protagonisti. Sin dal mattino nel centro di Moggio di sotto vengono allestiti stand dove fanno bella mostra di sé prodotti dell’artigianato e della tradizione culinaria, assaggi di piatti tipici dolci e salati, prodotti delle aziende del territorio, dalle carni insaccate e salumi ai formaggi caprini e vaccini, marmellate e sciroppi, con tripudio di dolci.

Il tutto in piazze e vie addobbate con gnomi e animali in legno, ghirlande di fiori raccolti prima che il freddo li facesse appassire, scritte benauguranti incise su tavole di legno in varie lingue, e i presepi allestiti nei giardini, davanti alle scale, sotto i portici sui ballatoi e finestre e nella Torre del complesso dell’Abbazia di San Carlo di Moggio alta raggiungibile con una passeggiata di un quarto d’ora circa. Rappresentazioni della Natività inedite, mai esposte prima.

«Tutti partecipiamo alla decorazione del paese con luci e addobbi – spiega Giuliana Pugnetti della Pro Loco Moggese –. Decori che sono rigorosamente fatti a mano con ramaglie, tavole decorate e colorate, fiori raccolti nei campi e messi a seccare o freschi stagionali, gnomi, renne e animali del bosco scolpiti o realizzati con la fantasia libera di chi crea con ciò che ha».

Giuliana e le Giulie Gruppo della Mojstrovka Trenta 1
Giuliana Pugnetti

Tutti i sensi devono essere sollecitati e coinvolti. Le strade per i bambini sono campi per partite con la palla di pezza e della campana, classico gioco che consiste nel disegnare a terra una serie di quadrati, lanciare un sasso in ciascuno di essi e poi percorrerli saltando su un piede solo, senza toccare le linee.

I rami di abeti, larici e altre piante sono le fronde profumate. Ma sono i cibi che la fanno da padroni titillando il gusto e l’olfatto. Il profumo del brovadâr preparato dalle donne che fanno parte dell’omonima associazione stuzzica l’appetito.

«Un tempo – ricorda Giuliana Pugnetti – era preparato in forma di minestra, con o senza il muset. Oggi vi sono delle rispettose declinazioni contemporanee, lo si gusta su crostini, arricchisce i cjarsons o si accompagna all’orzotto».

Deliziosi i formaggi caprini che assieme al brovadâr sono, da poco, presidio Slow Food.

E che dire dei dolci, come il pan di sartuc, impasto di farina gialla e uvetta sultanina, i clozis, piccole mele invernali, e le lopsche, pere color ruggine dolcissime, cotte, caramellate e mangiate calde. Ma è con il brustolar, merenda di una volta, che il gusto della mela cotta si confonde ed esalta, lavorata con vaniglia e cannella. Una merenda tiepida che commuove e riporta emozioni lontane per i grandicelli e nuove e sane per i piccoli.

Oltre al mercatino di Natale quest’anno fra le novità vi saranno il Laboratorio dei Scampanotadôrs di Gorizia, suonatori di campane che insegneranno a piccoli e grandi su campanili didattici questa arte antica.

La sera poi, dopo la consegna dei premi ai vincitori del concorso di presepi allestiti nella Torre di Moggio alta, arriveranno in paese i Skaupaz, demoni buoni dei boschi che, con i lori campanacci, abiti di pelli e corna sopra le maschere, sfileranno e si esibiranno in spettacoli di fuoco.

Presepe
Uno dei presepi di Moggio Udinese

Ma ci saranno anche set di fotografie con Santa Claus friulano, come si usava un tempo prima della tecnologia dello scatto selvaggio e letture animate e giochi di gruppo per bambini, laboratori di costruzioni con mattoncini colorati e la visita al carro dei pompieri.

Altra novità di questa edizione la Natività del grande presepe di Grado che lo scorso anno è stata allestito in piazza San Pietro a Roma.

Da non perdere la visita guidata all’Abbazia di San Gallo, alla chiesa e battistero e chiostro del monastero delle suore Clarisse sacramentine di clausura e il laboratorio per preparare i biscotti decorati.

La vigilia dal 24 dicembre inoltre letture in Biblioteca e arrivo di Santa Claus che distribuirà doni. Alle 23 la messa della nascita di Gesù nell’Abbazia. Il 6 gennaio poi la protagonista sarà la Befana volante. Per prenotare visite guidate e avere informazioni è disponibile il numero dell’Ufficio IAT di Moggio: 0433.51514, proloco@moggioudinese.info, www.moggioudinese.info e pagina FB Pro loco Moggese.

A proposito, voi la lettera al Babbo Natale l’avete già spedita?

Il brovedâr

Una delle tradizioni culinaria invernali di Moggio Udinese che si potrà gustare nel periodo natalizio dal 14 dicembre in poi è il brovadâr o brovedâr, presidio Slow Food dal 2020. Un piatto realizzato con un fermentato di rape dal colletto viola dell’area montana della Val d’Aupa, le cui sementi sono tramandate ormai da generazioni dalle famiglie moggesi.

«Raccogliamo le rape dopo la prima gelata della stagione, affinché il brovadâr possa essere consumato da dicembre in poi» spiega Rita Moretti, referente Slow Food e fra le  fondatrici dell’Associazione “Donne per il Brovadâr” nata nel 2011 a seguito di un progetto della Commissione Pari Opportunità del Comune.

Per ottenere il brovadâr si utilizzano le radici e foglie che vengono lavate in acqua fredda e sbollentate, lasciate a raffreddare e adagiate a strati in tini di legno, prima di essere pressate a mano. Nel recipiente che le contiene si versa acqua fredda salata fino a coprire tutto il prodotto e vi si sovrappone un peso, per far sì che le rape rimangano coperte dal liquido durante tutto il periodo di fermentazione che dura circa 60 giorni.

Rape
Le rape indispensabili per la ricetta

Procedimento per la preparazione
In una pentola aggiungere un filo d’olio extravergine d’oliva, l’aglio di Resia, il lardo e la pancetta versare il brovâdar precedentemente preparato, affinché si insaporisca con il lardo e la pancetta. lasciar cuocere per tre ore e poi lasciarlo riposare, più riposa, più è buono. Il giorno dopo riprendere la cottura per altre due ore e a parte cuocere i fagioli da aggiungere sul finale della cottura del brovâdar.

Ingredienti per 7/8 persone:

  • 800 hg di Brovâdar
  • olio extravergine d’oliva q.b.
  • 200 hg di lardo e pancetta
  • aglio di Resia q.b
  • 500 gr di fagioli di Lusevera
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