I ribelli di Trieste negli anni ’70

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Margherita Reguitti

24 Luglio 2020
Reading Time: 5 minutes
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Pietro Comelli

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La storia raccontata dai volti di ragazzi e ragazze degli anni Settanta, ribelli perché giovani e per scelta. La cronaca di anni di grandi cambiamenti a Trieste e in Italia scandita dalle fotografie di manifestazioni nelle strade, cortei, occupazioni, momenti di grande partecipazione che era anche scontro duro tra posizioni ideologiche e politiche.

Anni non facili ma certo molto ricchi di cambiamenti ancora fuori dalla portata degli storici che Pietro Comelli, giornalista e scrittore, racconta nella pubblicazione Ragazzi. Immagini e storie di ribelli negli anni Settanta a Trieste, edito da Spazio Inattuale.

Già nel formato l’opera si presenta: un album fotografico, dalla grafica varia e sorprendente, perché lo scheletro portante del lavoro è costituito dalle fotografie.

Scatti per la maggior parte in bianco e nero, inediti, raccolti da Comelli in anni di ricerca assieme a documenti e testimonianze. E proprio le storie di giovani di destra e di sinistra, che frequentavano le sedi dei partiti ma anche i gruppi non ideologicamente allineati, ragazzi e ragazze che contestavano la famiglia, credevano nel confronto, approfondivano e studiavano per capire e proporre modelli diversi, sono l’alfabeto utilizzato da Comelli per decifrare una contemporaneità scomoda in una città di confine, negli anni dell’entrata in vigore del trattato di Osimo, dell’approvazione della legge 180 con la quale Franco Basaglia cambierà il volto della follia, della legalità del divorzio e dell’aborto nell’Italia cattolica. Gli anni ai quali ai 18enni viene data la possibilità di votare.

“Ho voluto mantenere il formato e il ritmo dell’album fotografico perché il progetto ha preso vita dalle fotografie”, spiega l’autore. “Non conoscevo personalmente la maggior parte dei protagonisti, li ho cercati e incontrati per chiedere loro di raccontarsi, narrazione di momenti anche duri, di scontro e conflitto ma certamente di grande partecipazione e passione etica e politica. Quasi tutti hanno accettato di buongrado dopo l’iniziale sorpresa, apprezzando che qualcuno fosse interessato a mettere nero su bianco ricordi che non erano mai usciti per essere condivisi”.

Sono dodici le storie, 9 ragazzi e 3 ragazze. Studenti per la maggior parte, ora uomini e donne che solo in due casi sono diventati politici di “professione”: Gianni Cuperlo e Roberto Menia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli anni ’70 e ’80 sono un periodo storico lontano e allo stesso tempo vicino perché i ragazzi di ieri sono gli adulti di oggi. Lontano per la rimozione o la mera citazione superficiale di semplificazioni politiche che oggi sono fuori tempo massimo per Comelli.

“Vi sono delle distanze abissali con i giovani di oggi. Allora i ragazzi nelle assemblee, nelle piazze, a casa e nelle sedi di partito erano curiosi, avevano voglia di imparare per essere pronti per la vita, la professione. Anche nelle discussioni fra coetanei era necessario essere preparati, mi ha ricordato Clara Sforzina. Oggi c’è poca capacità di analisi e i riferimenti agli anni ’70 sono improntati a semplificazioni dei due schieramenti politici di sinistra e destra. Pescare dai fatti di 50 anni fa per sovrapporli all’oggi non ha senso: tutto è cambiato, sono scomparse le ideologie e la volontà di partecipazione, e neppure i ragazzi e le ragazze sono numerosi, dopo il calo demografico”.

Partecipazione, ribellione, scontro duro, rispetto del “nemico politico” sono le parole che ricorrono nelle pagine del libro e durante le conversazioni nei quali il lavoro viene presentato. Trieste, laboratorio di sperimentazione politica dove il compromesso storico arrivò prima che a Roma, dove i ragazzi del Fronte della Gioventù avevano una loro sede e avevano idee che non collimavano con i dettami del Msi, dove all’interno del Pci di Roberto Vidali, intriso dell’ortodossia stalinista di Mosca, i giovani aderivano a gruppuscoli dissidenti.

Trieste dove a destra Flavia Lai e Laura Castellani vissero intense storie d’amore e di lotta accanto ai loro uomini. La prima al fianco di Fabio Valencic, in carcere senza processo per oltre 3 anni, e la seconda, cittadina americana figlia di esuli istriani, fidanzata di Almerigo Grilz, reporter di guerra morto in Mozambico nel  1987.

Oltre ai nomi già citatati, Comelli racconta con rispettosa e schiettezza da cronista raccoglitore di ricordi le storie di Daniele Lipera, Roberto Colapietro, Marco Valle, Giorgio Lipossi, Angelo Lippi e Fulvio Sluga.

Ribelli in una città dalle tante anime dove, con visioni diverse a destra e sinistra, si affrontavano i temi legati all’ecologia e alla tutela dell’ambiente, contro il nucleare e avverso alla realizzazione del complesso residenziale popolare “Quadrilatero di Melara”.

Trieste dove i compagni stavano a sinistra e gli amici a destra, come nel caso di Claudio Misculin di Autonomia operaia e Paolo Morelli del Msi. Dove il missino Menia si confrontava con il professore di sinistra Stelio Spadaro, storico esponente del Pci cittadino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un sogno condividevano questi ragazzi e ragazze in divisa, eschimo e Clarks a sinistra e tanker e Barrows a punta a destra: suonare, fare musica e avere una propria band.

“Per me è stato importante fare questo lavoro di ricerca e raccolta di testimonianze – conclude Pietro Comelli – perché sono storie mai raccontate, sono persone a cui nessuno ha mai chiesto di ricordare. Spero inoltre che questa modalità di narrazione possa avvicinare i giovani di oggi al passato recente”.

Sfogliare un album di reportage di fatti politici, sociali e di costume per far incontrare i ribelli di 50 anni fa e chi oggi pratica la contestazione in solitaria, davanti a uno schermo e una tastiera.

 

Pietro Comelli è nato a Trieste nel 1969, giornalista e scrittore è responsabile delle redazioni di Gorizia e Monfalcone del quotidiano Il Piccolo. Ha pubblicato assieme a Andrea Vezza “Trieste a destra. Viaggio nelle idee diventate azione lontano da Roma”, “A colpi di manifesti. Grafica e comunicazione politica negli anni Settanta” e “I mondi di Almerigo”. È autore di “˂… leggete Tolkien stolti!˃ Campo Hobbit 1977. Quando i giovani di destra fecero il ‘68”.

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