Francesco Zardini: la forza delle fragilità

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Attraverso il fumetto divulga le storie che hanno segnato le genti del territorio. Ma la sua vocazione verso il sociale gli ha consentito di proporre progettualità per i giovani contro l’abbandono scolastico, per i carcerati e per le persone con autismo

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Francesco Zardini (ph. Claudia Bouvier Calderone)

TRIESTE – Ascoltando il grande giornalista-divulgatore Piero Angela, Francesco Zardini di Trieste scopre la sua passione per la storia che, dopo la formazione accademica, trasformerà nella sua eclettica professione che spazia in campi diversi.

Dalla ricerca alla divulgazione, alla realizzazione di processi formativi che sono anche strumenti di riscatto sociale e abbattimento di barriere verso persone fragili o troppo sensibili.

Francesco, oltre al mito Piero Angela chi l’ha aiutata nella scoperta delle sue passioni?

«La famiglia è stata fondamentale: sono stati mamma e papà a comprare la prima cassetta vhs del Mondo dei dinosauri, sempre pronti a spiegarmi ciò che mi circondava, rispondendo alle mie domande».

La sua tesi magistrale sull’Irredentismo locale come si intreccia con la sua passione per il fumetto?

«Le ricerche per la tesi mi misero in contatto con fonti di prima mano: lettere, documenti e foto di persone che avevano vissuto un momento chiave della storia mondiale, a volte senza averne piena consapevolezza. Ho così messo a fuoco la mia passione di raccontare la storia e le storie badando all’umanità dei protagonisti. Lo strumento per me ideale, avendo una buona mano per il disegno, è il fumetto. Sono sempre stato un lettore “forte”, fin dall’asilo».

Quali storie prediligeva?

«Quelle che sapevano di vero, le avventure dei Paperi che andavano alla scoperta di civiltà perdute, di mondi sconosciuti. Non mi bastava che ci fosse una storia, volevo la Storia nella storia. Il fumetto è un linguaggio che arriva a “chiunque” oltre l’ambito accademico».

Quali storie ha pubblicato?

«Le prime, uscite grazie all’Accademia del Fumetto che ho frequentato, erano ambientate nelle nostre zone durante la Grande Guerra in concomitanza con il centenario del conflitto. Un lavoro che prosegue anche con la collaborazione della mia collega-coetanea Laura Bologna».

Come è passato all’attività museale e non solo?

«Grazie all’inizio del lavoro nel 2016 per la Coop La Collina, che opera in vari musei della regione. Da allora sono impegnato nella divulgazione di mostre, collezioni e siti storici, dal Magazzino delle Idee, Castello di San Giusto, Miramare, Faro della Vittoria a Trieste ai Musei di Borgo Castello a Gorizia, Casa Maccari e fortezza di Gradisca d’Isonzo».

Come imposta l’attività sempre con persone diverse?

«Cercando di fare quello che faceva Piero Angela: guidare nel tempo, facendo sì che spostarsi nel presente diventi un viaggio temporale, oltre che spaziale, cercando metafore che avvicinino la storia e l’arte al mondo quotidiano. A volte funziona, ma sto diventando vecchiotto e mi è sempre più difficile. Devo aggiornarmi!»

Quali sono i suoi impegni sul piano sociale?

«Spaziano dal fumetto e dal rap come strumenti per combattere l’abbandono scolastico nelle scuole dell’obbligo al “Palinsesto per l’inclusione”, progetto nato durante la pandemia e realizzato da La Collina e ASUGI – Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina per raggiungere da remoto  persone seguite dai servizi e non più raggiungibili fisicamente. Sconfitto il COVID il progetto si è evoluto con successo, fra le varie esperienze il percorso con un fumettista che non sapeva di esserlo. Con lui abbiamo realizzato storie d’avventura, horror e dedicate alle intelligenze artificiali. Adesso stiamo raccontando la Belgrado degli anni ’80, vista con gli occhi di chi all’epoca era un ragazzino».

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I murales realizzati nella Casa circondariale di Trieste (IRES FVG/La Collina)

Quali son le attività che segue per ASUGI?

«Sto lavorando con giovani che, con i nostri progetti, si sono scoperti illustratori, disegnatori, fumettisti, musicisti, tatuatori. Spesso mi chiedo se le “lezioni” che faccio siano più utili a me che a loro. Molte volte il mio compito è solamente quello di dirgli “vai, prova!”».

Palinsesto è anche un viaggio alla scoperta di luoghi e della loro storia?

«Vero, camminiamo in città o in luoghi poco frequentati guardando in modo diverso, ascoltando racconti e ricordi. Siamo cercatori di storie recenti, vere, vissute e scopritori di racconti narrati in modi diversi senza tradirne la veridicità. Due settimane fa, un ragazzo di origini libanesi, curioso del mondo e di ciò che lo circonda, mi ha detto: “Adesso cammino per strada e so cosa sto vedendo. Ha tutto più senso”».

Che cos’è il progetto Mus-e realizzato da La Collina con la Fondazione Pittini?

«Portiamo una volta per settimana una disciplina artistica nelle scuole elementari della regione. Insegno come raccontare storie con immagini e testo, fumetti che a volte diventano anche micro-animazioni».

Nel 2023 ha avuto inizio anche il progetto nella Casa circondariale di Trieste. In cosa consiste?

«Con un gruppo eterogeneo di ragazzi di età diverse progettiamo artisticamente e tecnicamente la pitturazione di murales sulle pareti dell’istituto. Ad esempio nell’aula di informatica, dove già campeggiavano Leonardo Da Vinci, Nikola Tesla e Stephen Hawking, abbiamo dipinto il celeberrimo ritratto di Albert Einstein che fa linguaccia».

Cosa le danno queste esperienze lavorative?

«Molto. Ho incontrato persone capaci di uno sguardo critico davvero notevole, pur senza aver mai lavorato nel campo artistico».

Lei ha portato le sue competenze anche in attività con persone autistiche.

«È stata una bella esperienza che si è concretizzata nella realizzazione di murales in strutture del Comune di Trieste. Abbiamo ripensato uno spazio pubblico, progettando la decorazione in modo da rispettare sia lo spazio fisico che le sue funzioni. Si è trattato di una palestra molto intensa per realizzare un lavoro complesso con una committenza che aveva esigenze e criticità da risolvere».

Oltre che conduttore di programmi culturali per la sede regionale Rai di Trieste lei insegna storia dell’Arte in italiano al Ginnasio Antonio Sema di Pirano. Come si trova?

«Ho proposto a studentesse e studenti di dividere le lezioni fra teoria e pratica, disegnando le opere d’arte oggetto delle lezioni, per allenare la mano e ricordare più facilmente (spero!) i punti chiave. Dicono che stia funzionando. Ho provato anche a fare alcune lezioni all’aria aperta nel centro storico, disegnando dal vivo edifici, monumenti e fregi. Da studente avrei tanto voluto farlo».

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