Elisa Cosetti: volando sull’acqua

Reading Time: 4 minutes

Nella sua Trieste osservò un’esibizione di tuffatori dall’Ursus. «Capii subito di voler intraprendere quella strada». A luglio volerà a Singapore per partecipare ai mondiali di tuffi dalle grandi altezze

Condividi

Elisa Cosetti durante una prova del circuito Red Bull (ph. Dean Treml)

TRIESTE – L’appuntamento è per il fine settimana del 25-27 luglio, quando a Singapore si disputeranno i Campionati del Mondo di tuffi dalle grandi altezze.

Elisa Cosetti, tuffatrice della Triestina Nuoto Samer&Co. Shipping, salirà sulla piattaforma a quota 20 metri per raggiungere l’Olimpo.

Nel frattempo la sua preparazione procede tra piscina e palestra, nella sua Trieste.

«In questo periodo – confida al termine di una seduta di allenamento – non abbiamo gare. Sto preparando un nuovo tuffo che potrò provare nella sua interezza a marzo, quando insieme ai compagni della Nazionale andremo in Florida per i test prima dell’inizio della stagione delle gare».

Come si prepara un nuovo tuffo senza grandi altezze a disposizione?

«In piscina non possiamo provare i tuffi completi, per mancanza di piattaforme così alte. Per questo dividiamo il tuffo in due parti: la prima è focalizzata sull’esecuzione, la seconda serve per affinare il barani (movimento che viene eseguito poco prima di entrare in acqua, per entrare di piedi). Quando poi possiamo provare dalla piattaforma di 20 metri (27 metri per i maschi) assembliamo le due esecuzioni in un unico tuffo».

Come ti sei avvicinata al mondo dei tuffi dalle grandi altezze?

«Ho iniziato a fare tuffi dall’età di 8 anni: mi è sempre piaciuto un sacco. Poi a 17 anni ero prossima a mollare. Ero arrivata a quell’età in cui o pensi di avere un futuro nello sport oppure decidi di non praticarlo ad alti livelli. In quel periodo, coincidenza del destino, Trieste ha ospitato una competizione di tuffi dalle grandi altezze dall’Ursus. Osservando l’esibizione dei tuffatori sono rimasta impressionata. E così ho deciso di provare a intraprendere questa strada. Ho subito parlato con Alessandro De Rose, che si allenava a Trieste ed è stato il primo italiano a praticare questo sport. Nel frattempo anche la federazione ha valorizzato la disciplina, attivando la Nazionale di tuffi dalle grandi altezze in cui sono stata inserita».

Hai mai avuto paura di tuffarti da quell’altezza?

«Ci sono state situazioni in cui la paura si è manifestata con la sensazione “non ho voglia di tuffarmi”. A volte mi succede ancora ma adesso ho imparato a gestire meglio le mie emozioni: individuare il problema è il primo passo per risolverlo. All’inizio in tanti mi dicevano che ero pazza. Anche i miei genitori erano dubbiosi, ma poi hanno compreso la mia passione e mi hanno sempre sostenuta».

Quali sono le differenze principati tra i tuffi tradizionali e quelli dalle grandi altezze?

«Nei tuffi tradizionali serve molta più tecnica: se parti male è complicato correggerti in corsa. Nelle grandi altezze la cosa più importante è saper controllare il tuffo per correggersi in tempo e arrivare al contatto con l’acqua in modo corretto, con i piedi, evitando di farsi male».

Il primo tuffo lo ricordi ancora?

«In Austria c’è una struttura dedicata. Dopo un anno di preparazione, imparando sia il barani sia l’importanza di guardare l’acqua per avere i riferimenti corretti, ho iniziato a cimentarmi su una piattaforma regolabile in altezza. Il primo tuffo è stato da 10 metri. A seguire abbiamo aumentato gradualmente le altezze fino ad arrivare ai fatidici 20 metri. Alla fine ero felicissima».

Dal passato al presente: ai Mondiali di Singapore quali sono le tue aspettative?

«Partecipo regolarmente anche alle gare del circuito Red Bull, che sono ugualmente di livello mondiale. In una di queste l’anno scorso ho ottenuto il terzo posto, accrescendo molto la stima in me stessa. A Singapore l’obiettivo è arrivare tra le prime cinque. In futuro mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi, anche se per ora non è sport olimpico, nonostante la federazione ci stia lavorando. Di sicuro vorrei rimanere tra le 8 atlete “permanent” del circuito Red Bull per continuare a competere con le migliori al mondo».

Sei anche iscritta all’Università. Come concili sport agonistico e studio?

«Con tanta organizzazione. Quando stilo un piano di esami mi impongo di essere ferrea nel seguire le lezioni preparatorie online. L’università per me è anche uno sfogo. Terminate le superiori mi ero presa un anno sabbatico. Mi dedicavo solo ai tuffi, ma se gli allenamenti o le gare andavano male, sembrava che tutto andasse male. Invece avere anche altri obiettivi e passioni è fondamentale per trovare un equilibrio».

Elisa Cosetti (© Giovanni Aiello)

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

«Adoro andare a camminare e stare all’aperto. Se si vuole fare qualcosa il tempo si trova, anche a costo di studiare di notte».

Qual è il tuo rapporto con Trieste?

«Per me è una città bellissima. Da piccola avevo l’idea di andare a vivere da qualche altra parte, ma sinceramente ora non credo che sarei disposta a lasciare questo luogo».

Qual è la cosa che più ti piace della città?

«È una città piccola e tranquilla, in cui incontri facilmente persone che conosci. Essere sul mare e avere le montagne vicino è poi un valore aggiunto».

Quando smetterai con l’agonismo, cosa ti piacerebbe fare?

«Mi piacerebbe allenare per trasmettere la mia esperienza ad altri. Studio interior design perché l’arredamento è una mia grande passione, come molte altre che magari in futuro mi daranno stimoli ulteriori per nuove esperienze»

Proviamo idealmente ad anticipare i tempi. Se tu già lo fossi, l’allenatrice Elisa Cosetti oggi cosa direbbe all’atleta Elisa Cosetti?

«Di credere di più in se stessa. Sono molto severa con me, mentre maggiore convinzione mi farebbe bene».

Visited 14 times, 5 visit(s) today
Condividi