Da Gorizia e Nova Gorica appello alla pace tra Israele e Palestina

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redazione

6 Novembre 2023
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Richiesti il rilascio degli ostaggi, la cessazione delle azioni di guerra su entrambi i fronti e il riconoscimento a tutti del diritto di vivere in ambo i luoghi al di là della provenienza

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GORIZIA – Da Nova Gorica e Gorizia parte un appello alla pace in Israele e Palestina: i sindaci, rispettivamente Samo Turel e Rodolfo Ziberna, hanno sottoscritto nella piazza della Transalpina un documento congiunto per chiedere il rilascio degli ostaggi, la cessazione delle azioni di guerra su entrambi i fronti e il riconoscimento a tutti del diritto di vivere in Israele e Palestina al di là della provenienza.

“Da Nova Gorica e Gorizia parte un messaggio molto forte: come su questo confine siamo riusciti a ricucire due comunità che si voltavano le spalle dopo dolore e sofferenze, ci appelliamo perché in Israele e Palestina si riesca a concretizzare il dialogo, la conoscenza e il rispetto”, ha spiegato il sindaco Ziberna, a margine della firma, che non a caso ha avuto luogo nella piazza simbolo dell’amicizia e della collaborazione tra le due città e comunità.

Un concetto ribadito dal primo cittadino di Nova Gorica, Turel: “Siamo l’esempio di come si può convivere, restando sempre consapevoli della propria storia e portando avanti progetti comuni nella pace e nella collaborazione”.

La lettera è destinata a tutti i rappresentanti di enti e istituzioni che, a vario titolo, possono contribuire ad aiutare Israele e Palestina, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, i presidenti di Camera e Senato, i vertici di Parlamento europeo, Commissione europea e Onu, il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, i presidenti nazionale e regionale dell’Anci, ambasciatori e l’Associazione nazionale Comunità Ebraiche.

 

Di seguito e in allegato il testo integrale della lettera:

Nova Gorica (Slovenia) e Gorizia (Italia), Capitale Europea della Cultura nel 2025, sono una testimonianza di come un confine diviso da tragici eventi nel ‘900 si sia trasformato da confine divisivo a confine di coesione e collaborazione.

Su questa frontiera si sono consumate politiche nazionaliste che hanno provocato dolore e sofferenze alla popolazione slovena ed a quella italiana. Ciò è stato più volte riconosciuto dai Presidenti delle rispettive Repubbliche e dai Governi nazionali. Ma il confine ha diviso, dopo il Trattato di Pace di Parigi del 1947, anche una città da sempre unica, composita, plurilingue, con le case in uno Stato e gli orti o le stalle dall’altra, sino addirittura un cimitero assegnato per metà all’Italia e l’altra metà alla Jugoslavia.

Eppure qui siamo riusciti a creare le condizioni per una nuova vita, fondata sul rispetto, sul riconoscimento delle sofferenze altrui, sulla collaborazione, sulla consapevolezza che lo dobbiamo a noi quanto alle generazioni future le quali vivono con insofferenza i confini.

Non ci permetteremmo mai di insegnare qualcosa a qualcuno perché ogni storia è diversa dall’altra, ma vorremmo a gran voce gridare a chi oggi, ma anche ieri, combatte in quelle terre che la pace è possibile! Si può e si deve raggiungere!

Essere Capitale Europea della Cultura comporta anche l’onere di rappresentare, laddove possibile, una buona pratica, un buon esempio, e da Nova Gorica e Gorizia vogliamo lanciare un appello alla responsabilità da parte di chiunque a diverso titolo sia responsabile del futuro delle prossime generazioni.

Quella terra ha diritto alla pace come ogni parte del mondo.

Ci appelliamo affinché gli ostaggi, bambini, donne, uomini, anziani, innocenti possano essere immediatamente rilasciati liberi di ritornare ai propri affetti.

Ci appelliamo affinché le azioni di guerra cessino su entrambi i fronti.

Ci appelliamo affinché finalmente possa essere riconosciuto a tutti il diritto di vivere in Israele e Palestina, al di là della loro provenienza.

Ci appelliamo affinché tutte le Nazioni e tutte le persone in grado di farlo possano aiutare Israele e la Palestina a vivere, come abbiamo vissuto sul nostro confine dopo il 1947, con due Stati, due Nazioni, due Popoli che progressivamente siano in grado di guardarsi negli occhi riconoscendo l’altrui sofferenza e crescere finalmente insieme.

 

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